Governo francese a rischio, Bayrou chiede la fiducia

"Sull'orlo del precipizio": con questo titolo Le Figaro fotografa la Francia che rischia di tornare alle urne appena un anno dopo il fallimentare scioglimento delle Camere deciso da Emmanuel Macron.
(Keystone-ATS) Il primo ministro, François Bayrou, ha consegnato ai francesi l’immagine di un Paese in pericolo, ridotto ad utilizzare le risorse non più per investire ma per pagare un debito diventato “pericolo imminente”. Ed ha annunciato che ancor prima di un dibattito sul suo discorso di politica generale – l’8 settembre davanti ad un Parlamento riunito in seduta straordinaria – chiederà un voto di fiducia.
Sempre contrari, gli oppositori de La France Insoumise, con comunisti e Verdi, avranno con loro – oltre le barricate – anche i parlamentari di estrema destra. Marine Le Pen, per la prima volta, ha “scaricato” Bayrou, che per mesi aveva contato sul suo appoggio o sulla sua astensione. Ancora una volta, a poter salvare il governo sarà il Partito socialista, che si ritrova nella scomoda posizione di ago della bilancia. Con una mobilitazione di oppositori – nata sui social – che ha dichiarato di voler bloccare il paese nella giornata del 10 settembre.
Bayrou ha voluto anticipare le ombre che si facevano sempre più concrete di una sfiducia al suo governo nel mese di settembre. Lo ha fatto “scommettendo sui francesi”, come scrive Le Figaro, ai quali si è impegnato a far comprendere i rischi che il paese corre se non adotterà il suo piano di tagli alla spesa pubblica che lo dovrebbe portar fuori in quattro anni dalle secche del sovraindebitamento.
Il voto sarà un sì o un no alla “dimensione dello sforzo” proposto ai francesi, circa 44 miliardi di euro (poco più di 41 miliardi di franchi) di riduzione del debito. Soltanto se accetteranno, si aprirà poi “la discussione” su “ognuna delle misure del piano d’emergenza”, ha detto il premier. Senza accordo all’Assembleé Nationale, Bayrou riterrà “impossibile” mettersi in azione.
Con il voto contrario convergente di estrema destra e quasi di tutta la gauche, le prospettive sono più che fosche. Il gruppo socialista “secondo ogni probabilità, voterà contro”, ha dichiarato ai microfoni di France Info il deputato Philippe Brun. Il clima generale è surriscaldato e sembra difficile che il PS ci ripensi, tanto più che sta montando la mobilitazione dei francesi per una giornata di mobilitazione generale il 10 settembre, iniziativa nata sui social e subito appoggiata da La France Insoumise, che punta allo “sciopero generale”. I sindacati sono per ora circospetti, anche se contrari alla scure di Bayrou.