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Australiani primi compratori al mondo di abiti, arriva una tassa

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Gli australiani sono i più grandi compratori di abiti al mondo, con 56 capi l’anno, avanti agli Usa con 53. Terzo il Regno Unito con 33 e quindi la Cina con 30.

Lo indica una ricerca dell’Australia Institute, che mostra anche un entusiasmo per i vestiti a buon mercato (e di breve durata), con un valore medio pari a 8 franchi, a fronte dell’equivalente di 24 franchi nel Regno Unito. Dati che gli autori della ricerca indicano come segnale della necessità di un’azione drastica per frenare gli scarti tessili che finiscono in discarica o nell’ambiente, e per migliorare la circolarità.

Ogni anno gli australiani si disfano di oltre 300’000 tonnellate di vestiario, di cui la maggior parte finisce in discarica o esportata per trattamento o riciclaggio. Benché la consapevolezza dell’impatto sull’ambiente sia più alta che mai, il volume di tessili mandati in discarica aumenta gradualmente, mentre la promozione di quelli riciclati rimane stagnante a circa il 5%. Tra le misure raccomandate dal rapporto, guidato dalla responsabile del programma ‘Economia circolare e scarti’ dell’Australia Institute Nina Gbor, una tariffa su ogni produttore di vestiario per finanziare un sistema sostenibile di riciclaggio di tessili, una tassa sui capi di fast fashion e un bando alla loro pubblicità.

Il governo è pronto a regolamentare direttamente il settore, ha indicato di recente la ministra dell’ambiente Tanya Plibersek, se i grandi marchi di moda non sottoscriveranno allo schema di autoregolamentazione, detto Seamless Scheme (Schema senza soluzione di continuità), guidato dall’Australian Fashion Council, che impone un tributo su ogni articolo venduto. I relativi fondi sono destinati a finanziare progetti dedicati alla sostenibilità e al riciclaggio degli abiti, oltre a educazione e ricerca.

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