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Ancora morti in attesa di cibo a Gaza, l’Idf indaga

Keystone-SDA

Poco o nulla si muove a Gaza sul fronte diplomatico e nell'enclave palestinese si continua a morire. Le vittime nelle ultime 24 ore, secondo le stime delle autorità sanitarie di Hamas, sono state 72, colpite nei pressi dei centri per la consegna del cibo.

(Keystone-ATS) Benyamin Netanyahu ha respinto le accuse di spari deliberati sui civili, ma l’Idf, l’esercito israeliano, ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta.

L’episodio più cruento si sarebbe verificato in un mercato della città di Deir al-Balah, nel centro della Striscia. Un medico e testimoni oculari hanno riferito alla Bbc che almeno 18 palestinesi sono stati uccisi dopo che un attacco di droni israeliani ha preso di mira un’unità di polizia di Hamas che cercava di assumere il controllo della zona. I droni, secondo le testimonianze, hanno preso di mira degli agenti vestiti in abiti civili e con maschere, che stavano accusando i venditori di speculare sui prezzi dei beni rubati da camion umanitari.

Altre vittime, almeno dieci, sono state poi segnalate dopo l’ennesima sparatoria nei pressi di un centro di distribuzione gestito dalla Gaza Foundation, il controverso ente sostenuto da Usa e Israele e che non gode della fiducia dell’Onu. Lo stesso segretario generale, Antonio Guterres, pur senza nominare l’organizzazione, ha affermato che “la ricerca di cibo non deve mai essere una condanna a morte”.

Gli ha fatto eco Ursula von der Leyen: “La situazione umanitaria a Gaza rimane abominevole e insostenibile. Gli aiuti devono raggiungere Gaza immediatamente, senza ostacoli”, ha ha sottolineato la presidente della Commissione Ue.

Da Gerusalemme, Netanyahu ha difeso l’operato dell’esercito. Il caso stavolta è stato sollevato in Israele, in particolare da Haaretz: soldati semplici in condizione di anonimato, citati dal quotidiano, hanno denunciato che i loro comandanti avrebbero ordinato loro di aprire il fuoco sulla folla vicino ai centri di distribuzione degli aiuti per disperderla, anche quando non rappresentava una minaccia. Il primo ministro ha parlato di accuse “spregevoli”, ma lo stesso Haaretz ha dato notizia che l’Idf sta indagando sull’episodio per verificare eventuali “crimini di guerra”.

Nel frattempo la situazione giudiziaria del capo del governo resta appesa a un filo, perché un tribunale ha respinto la sua richiesta di rinviare la testimonianza nel processo per corruzione. I legali avevano motivato tale richiesta spiegando che Netanyahu avrebbe dovuto concentrarsi su “questioni di sicurezza”, dopo la fine della guerra con l’Iran. Secondo la corte distrettuale di Gerusalemme invece non ci sono “basi o giustificazioni dettagliate per l’annullamento delle udienze”.

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