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Alluvionati a un mese dalla Dana a Valencia, ‘non abbandonateci’

Keystone-SDA

Case, garage, cantine e locali rimasti inagibili, migliaia di auto e moto da rottamare, strade da ripulire, infrastrutture da ripristinare.

(Keystone-ATS) È ancora tanto il lavoro da fare per recuperare la normalità nelle zone di Valencia colpite un mese fa da una delle peggiori catastrofi naturali che si ricordino in Spagna, una Dana (sigla spagnola per Depressione isolata a livelli alti) che ha provocato almeno 230 vittime (222 nella Comunità Valenciana, 7 in Castiglia-La Mancia e una in Andalusia).

E mentre si cercano ancora quattro dispersi, uno dei timori principali per molte delle persone colpite è di finire nel dimenticatoio di autorità e opinione pubblica, sottolineano quotidiani come El País sulle loro prime pagine odierne.

“Ci sentiamo abbandonate”, hanno affermato questa settimana, in un comunicato congiunto, le sindache di Paiporta, Catarroja e Benetússer, tre delle località più devastate dall’alluvione, denunciando “inerzia” e “mancanza di coordinamento e di linee guida chiare” da parte delle autorità competenti sui lavori di ricostruzione e ricordando che i loro concittadini “devono ancora affrontare numerosi problemi”, ad esempio quelli di insalubrità per le fognature gravemente danneggiate, e “non ne possono più della situazione”.

Al centro delle critiche c’è, in particolare, il governo regionale di Valencia del popolare Carlos Mazón, già accusato di aver reagito tardivamente all’inizio dell’emergenza e poi di scarsa efficacia nel coordinamento delle fasi successive. Ma anche l’esecutivo centrale del socialista Pedro Sánchez non è stato risparmiato da contestazioni per la gestione di certi aspetti della crisi (anche se, in alcuni casi, basate su informazioni di dubbia o falsa veridicità).

In questo clima di crescente, e sempre più aspro, scontro politico, il governo Sánchez ha intanto annunciato tre pacchetti di aiuti per le popolazioni alluvionate, dal valore complessivo, secondo i calcoli del premier, di oltre 16 miliardi di euro. Sul terreno, stando ai dati di Madrid, rimangono operativi circa 8.500 militari, 9.700 agenti di polizia e diverse centinaia di mezzi d’emergenza e di ricostruzione, come droni, elicotteri, ambulanze o autopompe.

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