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Alberghi: estate positiva, ma inverno è una sfida, aumentano prezzi

Keystone-SDA

Il settore alberghiero svizzero chiude la stagione estiva 2025 con un bilancio positivo, ma deve affrontare l'inverno tra forti disparità regionali, cercando di trasferire sui clienti i costi in continua crescita.

(Keystone-ATS) È quanto emerge dall’ultima indagine sulla situazione nel ramo condotta dall’associazione di categoria HotellerieSuisse tra i suoi associati.

I dati sulla stagione appena conclusa dipingono un quadro incoraggiante: l’86% degli albergatori si dichiara soddisfatto (il 35% molto, il 51% piuttosto). Oltre la metà delle aziende (57%) ha visto un aumento del fatturato rispetto all’estate 2024.

Questo ottimismo è però temperato da due fattori critici. Innanzitutto il 54% delle strutture ha registrato un aumento dei costi, un problema particolarmente sentito nella regione alpina (61%). In secondo luogo, le zone rurali mostrano segni di difficoltà: quasi un hotel su quattro (23%) ha chiuso l’estate con un fatturato in calo, una percentuale tre volte superiore a quella della zona alpina.

Le previsioni per la stagione invernale 2025/26 evidenziano un paese diviso. Sulle Alpi si è ottimisti: il 40% degli albergatori prevede un’ulteriore progressione del giro d’affari e solo il 7% teme un calo. Nelle zone rurali la situazione si ribalta, il 39% scommette su una contrazione dei ricavi. Le città appaio stabili: gli alberghi urbani mostrano un quadro equilibrato, con la maggioranza (54%) che prevede fatturati invariati.

Per far fronte all’aumento dei costi molte strutture hanno già deciso di rivedere le tariffe. A livello nazionale, il 34% degli alberghi ha aumentato i prezzi per la prossima stagione invernale. Il fenomeno è particolarmente marcato in montagna, dove oltre la metà (53%) degli operatori ha applicato rincari.

I motivi principali di questi aumenti sono diretta conseguenza del contesto economico: l’incremento dei costi del personale e degli acquisti. A questi si aggiungono una maggiore disponibilità a pagare da parte della clientela e l’adozione di nuove politiche dei prezzi. Solo una minoranza delle aziende (10%) ha invece optato per riduzioni, principalmente a causa di una domanda più debole.

Oltre alla pressione sui costi, la carenza di personale qualificato si conferma la sfida più grande per il settore, superando per preoccupazione anche l’instabilità geopolitica internazionale e l’inflazione. Questo problema si ripercuote anche sulla formazione: molte aziende, soprattutto quelle più piccole o stagionali, non assumono apprendisti a causa delle esigue risorse di personale, un problema che limita ulteriormente il bacino di futuri lavoratori qualificati.

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