Al via vertice paneuropeo in Gb, focus su Ucraina e migranti
(Keystone-ATS) Ha preso il via, con l’arrivo dei primi leader, ricevuti in una mattinata di sole dal premier britannico, Keir Starmer, il quarto vertice della Comunità Politica Europea (Cpe).
Al forum allargato paneuropeo fanno parte 47 Paesi del vecchio continente, membri dell’Ue o della Nato e non, compresa la Turchia e varie repubbliche ex sovietiche (dall’Ucraina al Caucaso) con la sola esclusione di Russia e Bielorussia.
L’appuntamento, al quale partecipa anche la presidente della Confederazione Viola Amherd, si svolge simbolicamente a Blenheim Palace, dimora storica in Oxfordshire protetta dall’Unesco, appartenuta per circa due secoli alla famiglia Churchill e nella quale nacque Winston Churchill.
Al centro di questo summit del 2024, il governo di Londra ha voluto porre la questione della sicurezza e del sostegno all’Ucraina, a cui è dedicata la plenaria di apertura, co-presieduta da Starmer e dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: sessione alla quale è atteso anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a poco più di una settimana dall’appoggio ricevuto al recente vertice Nato di Washington; e dove mancherà invece ovviamente Ursula von den Leyen, alle prese con il voto di fiducia a Bruxelles.
Seguiranno quattro tavole rotonde tematiche parallele. Una, dedicata al contrasto dell’immigrazione illegale, voluta congiuntamente da Roma e da Londra, che è presieduta da Albania e Italia, alla presenza di Starmer; un’altra incentrata sui problemi dell’energia e della connettività, copresieduta da Norvegia e Slovenia; e le ultime due dedicate al tema della “difesa della democrazia” dalla minaccia d’interferenze di vario genere, copresiedute rispettivamente da Francia (rappresentata dal presidente Emmanuel Macron) e Moldova e da Consiglio Europeo e Montenegro.
La scelta simbolica di ospitare il vertice a Blenheim Palace era stata fatta a suo tempo dal precedente governo conservatore britannico di Rishi Sunak. Ma viene sottolineata anche dal neopremier laburista, salito al potere dopo le elezioni del 4 luglio, nel segno di una piena continuità con la precedente amministrazione nella strategia del sostegno all’Ucraina e della linea dura nei confronti della Russia, sullo sfondo di un conflitto su cui Londra mira a proiettare echi quasi churchilliani.
A margine del vertice, Starmer ha ribadito l’intenzione di far leva sul consesso paneuropeo di oggi per rilanciare l’immagine di un Regno Unito che nelle sue parole vuole tornare protagonista sulla scena della cooperazione internazionale, in un contesto geopolitico descritto come di minacce crescenti. E vuole anche promuovere “un reset” delle relazioni post Brexit con l’Ue – a cominciare proprio dai temi della difesa e della sicurezza – pur senza rimettere in discussione il divorzio da Bruxelles sancito dal referendum britannico del 2016.
Quanto al dossier immigrazione, Starmer – pur avendo cestinato il piano Ruanda del predecessore Sunak – ha chiarito di voler comunque portare avanti una linea rigorosa, a partire dalla creazione di un coordinamento ad hoc delle forze di confine britanniche: alle quali, come formalizzato ieri fra le prime iniziative programmatiche governative illustrate nel King’s Speech in Parlamento, il nuovo esecutivo intende attribuire poteri anti-terrorismo per combattere i trafficanti di esseri umani.
Il premier britannico – affiancato a Blenheim Palace da alcuni ministri fra cui il titolare degli Esteri, David Lammy – ha in programma una serie di bilaterali a conclusione del summit: fra gli altri con il collega polacco Donald Tusk e con il presidente francese Emmanuel Macron (prevista una cena di lavoro). Per l’Ue al vertice della Cpe sono presenti sia il presidente del Consiglio sia l’alto rappresentante per la politica estera uscenti, Charles Michel e Josep Borrell; mentre per la Nato è annunciato il segretario generale uscente, Jens Stoltenberg.