Al via i negoziati in Egitto. Trump, ‘agire in fretta’

Il primo contatto per discutere del piano di pace Trump è iniziato a Sharm el-Sheikh. I colloqui indiretti tra Israele e Hamas sono gestiti dai mediatori egiziani e qatarini. Molto poche le informazioni che trapelano, a conferma della delicatezza del momento.
(Keystone-ATS) Quel che è certo è che il presidente Usa vuole che si faccia in fretta, senza perdere altro tempo prezioso. Mentre a Gaza piovono ancora bombe, l’Idf spiega di aver colpito diverse cellule di terroristi pronte ad attaccare le truppe.
Il premier Benjamin Netanyahu ha inviato un team di medio livello, composto dal vicedirettore del Mossad, il vice dello Shin Bet, il coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch, il generale Nitzan Alon, il consigliere molto vicino al primo ministro Ophir Falk, il capo del Cogat (l’autorità dei Territori) Rassan Alian e diversi ufficiali dell’Idf.
Per la parte di Hamas non è chiaro se il capo negoziatore Khalil al-Hayya, che lunedì mattina era al Cairo, abbia già raggiunto la località turistica egiziana dove si tiene l’incontro. Dal tavolo mancano i big del negoziato: l’inviato speciale Usa Steve Witkoff, il consigliere e genero di Trump Jared Kushner dovrebbero raggiungere Sharm nei prossimi giorni. Così come Ron Dermer, che guida la squadra israeliana e il capo del Mossad David Barnea. I quattro, secondo indiscrezioni, si metteranno in viaggio dopo i primi giorni di colloqui, quando le ‘questioni tecniche’ saranno state superate.
Il capo dell’intelligence egiziana supervisionerà i colloqui e un incontro per finalizzare l’accordo dovrebbe tenersi entro la fine di questa settimana. Un funzionario di Hamas che ha parlato con Al Araby Al Jadeed ha affermato che l’organizzazione ha detto ai mediatori di essere disposta a prendere le distanze dal gruppo di Gaza. Ma su questa circostanza cruciale non c’è alcuna conferma. Un funzionario statunitense ha dichiarato a Sky news Arabia che la priorità è il rilascio degli ostaggi: “Ci sono molti dettagli su cui bisogna lavorare, ma la priorità è la liberazione dei rapiti, perché questo darebbe un impulso per proseguire con gli altri punti del piano”.
Oggi i quotidiani arabi hanno scritto che Hamas, durante i colloqui in Egitto, chiederà in particolare il rilascio di sette detenuti anziani, i cosiddetti ‘big seven’: Marwan Barghouti (5 ergastoli e 40 anni), Ahmed Saadat (48 ergastoli) , Hassan Salameh Abdullah (35 ergastoli), Ibrahim Hamed (54 ergastoli), Abdullah Barghouti (67 ergastoli e 5200 anni), Abbas al-Sayed (35 ergastoli e centinaia di anni aggiunti), Nayef Barghouti (il detenuto palestinese con la pena più lunga al mondo: dopo aver passato 44 anni in prigione, è stato rilasciato nel 2011 e nuovamente arrestato nel 2014).
Sulla questione, Netanyahu ha informato il ministro di ultradestra Itamar Ben Gvir che “i simboli del terrore, guidati da Marwan Barghouti, non saranno inclusi in nessuna fase dell’accordo”. Stesso discorso per i miliziani delle forze d’élite Nukhba di Hamas arrestati dopo aver preso parte ai massacri del 7 ottobre 2023. Israele prevede di presentare una lista di 250 ergastolani che è disposto a rilasciare, sui 280 attualmente detenuti. Secondo il piano di Trump, Israele dovrebbe rilasciare anche 1700 detenuti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre.
Israele sta mantenendo segreti i dettagli dei negoziati, come si vede anche dall’assenza di dichiarazioni. Per Hamas invece hanno parlato in forma anonima diversi rappresentanti: quel che emerge è che, come nei precedenti round di negoziati, esigerà garanzie per il cessate il fuoco, richiederà modifiche sul ritiro dell’Idf e solo successivamente si parlerà di disarmo ed esilio. Washington e Gerusalemme, ha riferito la tv Kan, stanno mostrando grande ottimismo e sperano di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi già domenica.