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Al Kunsthaus di Zurigo una retrospettiva di Marina Abramović

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Il nome Marina Abramović evoca ricordi di lunghe e spettacolari performance. Il Kunsthaus di Zurigo presenta la prima grande retrospettiva dell’artista serba in Svizzera. Aspettarsi una classica mostra sarebbe alquanto riduttivo.

“Marina Abramović. Retrospettiva” è un'”esperienza che fa appello a tutti i sensi”. I visitatori sono invitati a “interagire e partecipare direttamente”, scrive il Kunsthaus di Zurigo.

Sarà il caso per l’opera “Decompression Chamber” che Abramović ha concepito per l’istituzione zurighese. L’artista vuole incoraggiare il pubblico a fermarsi per un momento, a decomprimere. I visitatori sono invitati a rilassarsi e a percepire sé stessi e il mondo in modo nuovo.

Questo approccio artistico simboleggia anche un cambiamento che la stessa Abramović ha subito nel corso della sua carriera. Nelle sue prime performance, a volte estreme e molto lunghe, esplorava i propri limiti fisici e invitava il pubblico a condividere queste esperienze con lei. Nelle opere più recenti, la sua attenzione si è spostata verso una trasformazione mentale, scrive il Kunsthaus. L’artista è più interessata alla guarigione, a nuove esperienze di sé o alla “trasformazione mentale”.

Artista come oggetto

Nella retrospettiva verranno mostrate opere che coprono l’intero periodo creativo della Abramović, ovvero 55 anni. Video, fotografie, sculture, disegni e soprattutto alcune delle sue iconiche performance.

Tra i suoi primi lavori si annovera, ad esempio, la serie di performance “Rhythm”. In “Rhythm 0” a Napoli nel 1974, ha disposto su un tavolo 72 oggetti, da una rosa a una pistola carica, che i visitatori potevano usare su di lei. Abramović rimase completamente passiva per sei ore, dichiarandosi un oggetto. L’artista voleva scoprire fino a che punto si sarebbe spinta la persona che aveva di fronte.

L’artista, nata a Belgrado nel 1946, ha trasmesso un messaggio politico impressionante nel 1997. Nel pieno della guerra nei Balcani, ha presentato una montagna di ossa di bestiame insanguinate, che ha cercato di pulire.

Nel 1977 a Bologna, Abramović e il suo compagno Ulay (1943-2020) stavano uno di fronte all’altro all’ingresso della Galleria Comunale d’Arte Moderna, entrambi nudi, con solo uno stretto passaggio tra loro. I visitatori dovevano infilarsi tra i due. L’artista ha inteso la loro azione come una metafora del fatto che loro, in quanto artisti, sono le pietre angolari del museo; i visitatori che attraversano questa “porta” entrano in un nuovo mondo, quello dell’arte. Questa performance era intitolata “Imponderabilia”.

Performance dal vivo

“Imponderabilia” è una delle tante performance che verranno riproposte dal vivo. Abramović non si esibirà, le performance verranno eseguite da artisti locali, sia all’interno della mostra stessa che in vari luoghi della città di Zurigo. Il Marina Abramović Institute (MAI), da lei fondato, accompagna il processo di casting. L’idea è quella di trasmettere le sue conoscenze a una nuova generazione.

Per creare questa retrospettiva il Kunsthaus ha lavorato ha stretto contatto con l’artista, che sarà presente all’apertura della mostra domani. L’esposizione è stata organizzata anche in collaborazione con la Royal Academy of Arts di Londra, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Bank Austria Kunstforum di Vienna. L’esposizione sarà visibile fino al 16 febbraio 2025, sarà accompagnata da un ampio programma quadro.

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