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Adozioni internazionali non vanno vietate

Keystone-SDA

Le adozioni internazionali devono continuare ad essere possibili. Lo ha stabilito la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale (CAG-N) per 19 voti a 6, contraria all'idea del Consiglio federale che vorrebbe invece porre un termine a questa pratica.

(Keystone-ATS) Il 29 gennaio scorso, l’esecutivo ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DPGP) di elaborare un progetto preliminare di legge volto a sancire il divieto di adozione all’estero. Una decisione, quest’ultima, che ha suscitato molte resistenze, specie da parte di associazioni attive in quest’ambito, come anche da parte di genitori adottivi.

La CAG-N ha quindi deciso di inoltrare una mozione con cui chiede al governo di rivedere la propria decisione, presentando invece una modifica del quadro giuridico per estendere i meccanismi di controllo e ridurre così il rischio di abusi, spiega una nota odierna dei servizi parlamentari.

Secondo la commissione, un divieto tout court stigmatizzerebbe le persone adottate e le loro famiglie, motivo per cui il Parlamento dovrebbe dare un segnale chiaro in proposito già oggi. La CAG-N crede tuttavia che, nell’interesse superiore del fanciullo, le norme vigenti debbano essere rafforzate.

Nel gennaio scorso, il responsabile del DFGP, Beat Jans, aveva giustificato questo giro di vite col fatto che nessun diritto in materia di adozioni internazionali, neppure il più severo, può escludere il rischio di abusi. In passato, aveva fatto notare, si erano verificate numerose irregolarità, soprattutto nel periodo tra il 1970 e il 1999.

Un gruppo di esperti, incaricato dal DFGP di analizzare il problema e proporre soluzioni, aveva sostenuto che una profonda revisione legislativa rappresenterebbe un impegno notevole, non proporzionale al numero di richieste di adozioni internazionali, che è nettamente in calo negli ultimi anni (circa 30 l’anno oggi, mentre in passato ammontavano a diverse centinaia). Inoltre, nemmeno una radicale e profonda revisione legislativa sarebbe in grado di garantire una legalità assoluta.

Gli esperti erano quindi giunti alla conclusione che la rinuncia definitiva fosse l’alternativa più efficace. Oltre a facilitare il controllo della legalità, essa tutelerebbe nel migliore dei modi i bambini.

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