A Gaza “anello di fuoco”, almeno 71 vittime dall’alba

Gaza City è ormai costantemente sotto un "anello di fuoco": i media palestinesi descrivono così l'avanzata dell'esercito (IDF) nella città principale della Striscia, accompagnata da "pesanti bombardamenti", mentre il bilancio delle vittime continua a crescere.
(Keystone-ATS) L’obiettivo dichiarato di Israele è azzerare quello che resta di Hamas e riportare a casa gli ostaggi, ma la fazione islamica nonostante l’assedio prova a contrattaccare con le armi della guerra psicologica. Così ha diffuso un’immagine propagandistica dei restanti 48 rapiti nelle sue mani, tutti ribattezzati con lo stesso nome di un militare israeliano disperso da quasi 40 anni.
L’anello di fuoco, secondo i resoconti dal terreno, è arrivato a cingere diversi quartieri della città dove l’IDF ritiene che Hamas mantenga la leadership, le restanti milizie e gli ostaggi. Sono stati almeno 56 i morti a Gaza City segnalati dall’alba di sabato, 71 in totale nella Striscia, secondo al-Jazeera.
All’ospedale al-Shifa, il più grande della Striscia e uno dei pochi ancora operativi nei territori, il direttore Mohammed Abu Salmiya era in servizio al pronto soccorso quando ha visto arrivare i corpi di suo fratello e della cognata.
Secondo i dati raccolti dall’organizzazione indipendente Acled, specializzata nel monitoraggio della violenza, circa 15 palestinesi su 16 uccisi dall’esercito israeliano dall’inizio della sua nuova offensiva a marzo erano civili.
Gaza City nel frattempo è svuotata per metà dei residenti, ma nonostante gli appelli ad andarsene molte famiglie si rifiutano o non possono partire. Il viaggio è costoso (c’è chi specula sulla disperazione) per alcuni, mentre altri non sanno dove andare. Tra l’altro l’Egitto non è intenzionato ad accogliere un esodo di palestinesi, infatti ha raddoppiato la presenza di militari al confine.
Nel frattempo le condizioni di chi resta restano catastrofiche, non solo per colpa delle bombe: l’UNICEF ha denunciato che uomini armati hanno rubato alimenti terapeutici per bambini in quattro camion fuori dal suo compound. Per Israele è colpa di Hamas.
Proprio Hamas ha diffuso un’immagine dei 48 ostaggi, una ventina dei quali ancora vivi, indicandoli tutti con il nome di “Ron Arad”, un navigatore dell’Aeronautica militare dichiarato disperso dal 1988. Le famiglie hanno espresso il timore che i loro cari condividano la sorte di Arad senza un accordo per il loro rilascio.
Anche il presidente americano Donald Trump apparentemente ha condiviso questa preoccupazione, anche se ha tenuto a non mostrarsi troppo contrariato dalla linea della forza adottata dal premier israeliano Benyamin Netanyahu.
Gli ostaggi “potrebbero essere a maggior rischio” ma “potrebbero anche essere liberati per questo motivo. In guerra accadono molte cose strane. Si verificano molti risultati che non avresti mai pensato potessero verificarsi”, ha detto Trump parlando con i giornalisti. Aggiungendo: i rapiti “giovani non muoiono, possono sopportare molto”.