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Piazza Fontana, la madre di tutte le stragi italiane

Il 12 dicembre 1969, una bomba scoppia all'interno della Banca nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano: 14 le vittime immediate (più altre tre nei giorni successivi), 88 i feriti. Il nuovo libro del giornalista Gianni Barbacetto, frutto di una ricerca durata decenni, getta nuova luce su questo e altri eventi italiani tra i più oscuri. Intervista.

Nella storia italiana è la “madre di tutte le stragi”, il prologo di una stagione di violenti attentati che insanguinerà l’Italia negli anni successivi. Ma per Gianni Barbacetto rappresenta anche il primo atto di una strategia eversiva molto più ampia e ispirata a un sistematico disegno criminale. 

Quell’ordigno segna infatti l’inizio di una “guerra non ortodossa”: da una parte, un esercito pronto a tutto, ma occulto, senza divise e senza bandiere (la ‘Gladio’, la Loggia P2 di Licio Gelli) che riteneva di combattere contro l’allora Partito Comunista; dall’altra, cittadini inermi con l’unica colpa di trovarsi al momento sbagliato nel luogo sbagliato: una banca (quella di Piazza Fontana a Milano), dei treni (furono otto gli attentati solo nel 1969), una piazza (quella della Loggia a Brescia), una stazione (quella di Bologna). 

Dopo gli anni dell’orrore e dell’indignazione, e il fallimento quasi completo della via giudiziaria, quelle stragi sono state ridotte a occasione per meste cerimonie di commemorazione.

Il nuovo libro di Gianni Barbacetto (Piazza Fontana, edito da Garzanti) è frutto di una ricerca durata decenni; intervista i magistrati che hanno indagato sull’eversione, getta nuova luce su eventi italiani tra i più oscuri, li collega tra loro e sottolinea come le vicende siano ormai chiare, le responsabilità accertate, il disegno e le connessioni svelati. 

E ribadisce che raccontare resta un dovere.

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