‘L’arc de Trump’, la nuova opera faraonica di Donald

Ufficialmente si chiamerà "Independence Arch" ma è già stato ribattezzato in chiave francese "Arc de Trump" perché si ispira all'Arc de Triomphe di Parigi, commissionato da Napoleone per onorare le vittorie dell'esercito francese.
(Keystone-ATS) È l’ultimo progetto faraonico del presidente americano, che vuole lasciare una traccia anche nell’architettura della capitale. Raggiungendo così il “Pantheon dei dittatori”, titola irriverente il britannico Daily Beast. O accumulando un altro “momento Luigi XIV”, come ha ironizzato il New York Times, che ha accostato il tycoon al monarca francese e ai fasti della reggia di Versailles.
Trump aveva già esibito un plastico nello Studio Ovale ma mercoledì sera ha mostrato tre modelli dell’arco durante la cena in onore di oltre trenta Ceo di Corporate America: tutti donatori della nuova sala da ballo da 250 milioni di dollari che Trump vuole costruire alla Casa Bianca per ospitare le feste con i grandi della terra, come fa a Mar-a-Lago.
The Donald ha passato in rassegna tre rendering, “small, medium and large”, e ovviamente ha detto di preferire quello più grande, con in cima una statua della Libertà dorata. Il presidente vuole che dia il benvenuto ai visitatori che, attraversando il Memorial Bridge sul Potomac, arriveranno dal cimitero nazionale di Arlington nella capitale per i 250 anni dell’indipendenza americana, nel 2026.
Il tycoon non ha fornito dettagli su tempi e costi, ha detto solo che sarà “completamente finanziata” da donatori privati e forse con fondi residui di quelli raccolti per la ballroom. Nei giorni scorsi aveva postato su Truth un’illustrazione del progetto ideato dall’architetto Nicolas Leo Charbonneau dello studio Harrison Design: “L’America ha bisogno di un arco di trionfo!”, aveva scritto su X Charbonneau.
L’arco di trionfo non è l’unico progetto della “grandeur” di Trump, che starebbe preparando altri modelli e diorami per dare un nuovo stile alla capitale e alla Casa Bianca, dove ha già ristrutturato varie aree del complesso, tra cui il Giardino delle Rose, la Palm Room, il Colonnato e anche lo Studio Ovale, con uno stile che molti critici hanno ribattezzato “inferno rococò dorato”. In agosto, inoltre, ha firmato un ordine esecutivo che impone a tutti gli edifici federali di “adottare l’architettura classica”.
Durante la cena il tycoon ha promesso una sala da ballo da 9.000 metri quadri e mille posti, con finestre antiproiettile e un “arredamento squisito”. A pagarla sono i ceo di grandi aziende tech, cripto, energetiche e della difesa, tra cui Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft, Comcast, HP, Lockheed Martin, Blackstone, Palantir Technologies, Tether.
C’erano anche ricchi sostenitori di Trump, come Harold Hamm, miliardario del settore petrolifero e del gas, Tyler e Cameron Winklevoss, che gestiscono la piattaforma di scambio di criptovalute Gemini. Molti sono in affari col governo federale e questo ha risollevato il problema dei potenziali conflitti di interesse.
“Ogni azienda invitata alla cena sa che, se non partecipa o non dona, rischia di finire in disgrazia presso l’amministrazione Trump,” ha osservato Claire Finkelstein, professoressa di diritto all’Università della Pennsylvania e direttrice del Center for Ethics and the Rule of Law. Non tutte le società, tuttavia, hanno accettato di partecipare: un lobbista di Washington ha detto che uno dei suoi clienti ha rifiutato l’invito perché desidera che i propri soldi finanzino le campagne repubblicane, “non la costruzione di Versailles”.