‘Blocchiamo tutto’, in Francia i nuovi gilet gialli

Saranno i nuovi gilet gialli? La Francia si interroga ma guarda con grande curiosità al nuovo movimento del "Bloquons tout", blocchiamo tutto.
(Keystone-ATS) È nato sui social e dilagato nella società civile, nei partiti della sinistra, e in parte del sindacato, che era stato scavalcato dall’iniziativa popolare.
Rabbia sociale, anarchismo, estrema sinistra, malcontento generalizzato, il tutto condito da un ‘antimacronismo’ ormai dilagante in Francia: questi gli elementi del nuovo movimento di protesta che si iscrive nella scia degli “indignati” di qualche anno fa, ma con una connotazione piuttosto incontrollabile, che ha finito per preoccupare le autorità francesi.
Bruno Retailleau, ministro dell’Interno, afferma di “non credere a movimenti di grande ampiezza”, pur stimando che con lo stop di treni e metropolitane, blocchi stradali, agitazioni nel settore pubblico e aerei a terra, si rischia di assistere ad “azioni spettacolari”.
I prefetti francesi sono stati messi in allerta e Retailleau li ha avvertiti di “agire con la massima fermezza. Non esiste che siti strategici o infrastrutture essenziali alla vita del paese, possano essere bloccati”.
Si teme anche la presenza dei soliti black bloc, casseur e frange violente che, prima con i gilet gialli, poi con la protesta contro le pensioni, hanno caratterizzato le manifestazioni con azioni violente. Il mito attorno al quale si è strutturato il movimento di protesta è quello dello sciopero generale, anche se l’idea di “bloccare tutto” è nata all’estrema destra.
Poi, da TikTok a Telegram, è stata assorbita dalla sinistra più radicale. Che ne ha fatto uno slogan coinvolgente soprattutto fra i giovani ma, secondo gli esperti di movimenti sociali, non ha dilagato nei numeri.
Secondo Le Monde, “la collocazione a sinistra potrebbe allontanare dal movimento alcuni gilet gialli della prima ora”. Scavalcata e sorpresa dallo spontaneismo del nuovo slogan vincente, la sinistra politica – partiti e sindacati – ha rincorso nelle ultime settimane il movimento e alcune sigle si sono mobilitate. Rinviando però ad una più tradizionale “giornata di protesta” per il 18 settembre.