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“Trattata come una bambola di pezza”

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) “Francamente, queste sono scene di orrore per me: mi trattavano come una bambola di pezza”.

Lo ha detto Gisele P. , la donna francese per anni drogata dal marito che la faceva poi violentare da sconosciuti, deponendo per la prima volta nel processo ad Avignone iniziato lunedì scorso. Una testimonianza di 90 minuti in cui la donna racconta l’orrore di quei video mostrategli dalla polizia che le hanno svelato la “barbarie” a cui per anni è stata sottoposta.

Parlando di fronte a cinque giudici ha spiegato che aveva trovato il coraggio di guardare il filmato solo a maggio. E ha raccontato dei suoi misteriosi problemi di salute di cui non capiva la causa. Per anni, ha detto, aveva avuto strani vuoti di memoria e altri problemi di salute e pensava che potesse avere l’Alzheimer. “Parlo per ogni donna che è stata drogata senza saperlo: sto riprendendo il controllo della mia vita per denunciare i rischi della sottomissione chimica”. E ha insistito affinché il processo si svolga pubblicamente per mettere in guardia tutte le donne.

“Il mio mondo è crollato, per me tutto è crollato”: calma e determinata, dinanzi al marito e agli altri 50 uomini accusati di averla stuprata per dieci anni, Gisèle P. ha raccontato oggi per la prima volta ai giudici riuniti al tribunale di Avignone, di quel giorno dell’autunno 2020, quando scoprì l’orrore di cui era stata vittima.

Per dieci anni, la donna è stata drogata dal marito, cercando poi sconosciuti che la violentassero, senza contropartita. Il processo è in programma fino al 20 dicembre. Dall’inchiesta è emerso che anche il marito partecipava alle violenze e le filmava.

Dopo la testimonianza la sua famiglia ha fatto sapere tramite il loro avvocato che si poteva pubblicare anche il cognome della 71enne.

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