“Tamedia faccia l’editore, no a tagli”: la Romandia scende in campo
(Keystone-ATS) Da Joël Dicker a Stephan Eicher, 170 personalità di spicco della Romandia scendono in campo contro i tagli di Tamedia: è il primo editore svizzero, deve favorire il pluralismo, affermano in una lettera aperta.
A loro avviso serve una stampa regionale degna di questo nome: come pensare di limitarsi a tradurre articoli scritti nella lontana Zurigo?
“Siamo rimasti sbalorditi, rattristati e impauriti nell’apprendere dei nuovi massicci licenziamenti nelle tipografie e nei giornali di Tamedia, che hanno colpito in modo particolare la Svizzera romanda e l’Arco Lemanico”, si legge nel documento indirizzato ai vertici di TX Group – entità quotata in borsa – e della sua controllata Tamedia, l’unità del gruppo che si occupa del giornalismo e che gestisce innumerevoli testate in tutto il paese.
“Da anni, il progressivo ridimensionamento della stampa in Svizzera romanda ha portato a un pericoloso declino dell’informazione regionale di qualità, in un momento in cui i giganti di internet e le reti sociali rendono ampiamente disponibili notizie casuali, non verificate o addirittura fuorvianti”, si lamentano gli scriventi.
L’elenco dei firmatari comprende nomi della letteratura e della musica (Dicker e Eicher, appunto), come pure esponenti del cinema (Ursula Meier), dell’intrattenimento (Yann Marguet) e dei fumetti (Zep). Non manca un gran numero di direttori di istituzioni culturali nonché festival e ci sono pure sportivi (in particolare Roman Mityukov), come pure chef di cucina (Franck Giovannini), oltre a numerosi ricercatori e professori universitari.
“L’informazione di qualità è il collante di una comunità e il cemento di una democrazia”, prosegue la lettera. “Indebolendola al punto da rendere plausibile la totale scomparsa di una testata storica e chiudendo l’ultima grande tipografia regionale state mettendo a repentaglio la Romandia come entità politica, culturale ed economica. Puntando su traduzioni in francese di articoli in lingua tedesca, come avete intenzione di fare, renderete la voce della Svizzera romanda impercettibile o, peggio ancora, falsa”.
Malgrado le assicurazioni di Tamedia i firmatari affermano di dubitare che i tagli – 25 posti a tempo pieno in meno: un’unica redazione dovrebbe produrre 24 heures, Tribune de Genève e Le Matin Dimanche – possano contribuire a migliorare la qualità del giornalismo.
“È vostra responsabilità civica, in quanto editore numero uno del paese, garantire l’essenziale pluralismo”, insistono le personalità. “Riteniamo che le nostre università, le nostre istituzioni culturali, le nostre imprese innovative, la nostra comunità agricola, i nostri artisti, i nostri sportivi e la popolazione di questo paese chiedano e meritino una stampa regionale forte, indipendente, diversificata e impegnata. Vi chiediamo quindi di annullare i licenziamenti annunciati e di impegnarvi concretamente per il mantenimento, la pluralità e lo sviluppo della stampa in Svizzera romanda”.