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“Riforma complessa, difficile orientarsi e c’è estremo nervosismo”

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) Non solo è estremamente complessa, non solo è difficile immaginare che cosa ne venga in tasca a livello personale, non solo è arduo capire se le donne ci guadagnano o ci perdono.

Di fronte alla riforma del secondo pilastro in votazione il 22 settembre è uno sforzo titanico pure orientarsi, perché mancano i tradizionali punti di appoggio, in un clima peraltro surriscaldato e di grande concitazione. È l’opinione di Cloé Jans, politologa assai nota nella Svizzera tedesca.

“C’è un nervosismo estremo”, afferma la direttrice delle attività operative dell’istituto demoscopico Gfs.bern in un’intervista pubblicata dal Beobachter nel numero da oggi in edicola. “Una sorta di atmosfera da endgame, per usare un paragone cinematografico. Il nervosismo che si respira da mesi è sproporzionato rispetto a ciò che è effettivamente in gioco con questa riforma”.

“È come una guerra per procura che in realtà riguarda qualcosa di completamente diverso. Una questione fondamentale viene combattuta sulla base di aspetti tecnici. Nessuno vuole davvero difendere la riforma: il problema è che il parlamento non è riuscito ad affossarla prima delle elezioni, perché aveva promesso di mettere le donne in una posizione migliore nel secondo pilastro dopo aver aumentato la loro età pensionabile”.

Ma con la normativa proposta – chiede la giornalista del bimensile – le donne vincono o perdono? “Non lo so, non lo so davvero”, risponde la 38enne. “La legge è incredibilmente complicata: ogni volta che mi sembra di averla capita, salta fuori qualcosa di nuovo”.

L’Unione sindacale svizzera (USS) sostiene che la riforma è negativa per le donne, Alliance F – federazione delle associazioni femminili – invece la sostiene. “I sindacati non hanno in mente solo le donne, per loro il tasso di conversione è il fattore chiave e si battono affinché non venga abbassato. Alliance F, invece, si concentra maggiormente sui miglioramenti della deduzione di coordinamento e su come questa vada a vantaggio delle donne”.

“Ma il voto va ben oltre queste questioni tecniche”, sostiene la professionista con laurea conseguita all’università di Zurigo. “Si tratta di stabilire chi ha attualmente il potere nelle questioni di politica sociale ed economica. Chi avrà successo alle urne potrà affermare che il popolo è dalla sua parte e potrà quindi salire sul ring con un vento in poppa durante i dibattiti futuri”.

“I rappresentanti borghesi hanno grossolanamente sottovalutato l’iniziativa per una tredicesima AVS e ora si rendono conto che la prossima mossa potrebbe essere complicata”, argomenta l’esperta. “Ecco perché sono nervosi. Al momento, il costo della vita è un problema enorme per la popolazione, con i premi della cassa malati e gli affitti. Cosa posso permettermi? Insieme alla migrazione, questo aspetto ha caratterizzato le elezioni e continua a essere un tema fondamentale. Ecco perché la posta in gioco per la sinistra e i sindacati è molto alta”.

“Questa normativa è così complessa che è estremamente difficile avere una visione d’insieme, anche ricorrendo a esempi, in particolare per chi non è un esperto”, prosegue Jans. “E ho la sensazione che questa volta nessuno sia davvero in grado di prevedere quali saranno gli effetti. La disfatta dei calcoli errati dell’AVS dimostra quanto sia difficile avanzare stime accurate o previsioni. In questo contesto, è facile esagerare o accusare gli altri di mentire. Ognuno può rigirare la faccenda per adattarla alla propria narrazione. E l’elettorato si trova così alla mercé di queste interpretazioni”.

“Sappiamo che più una proposta è complessa, più il votante si affida a scorciatoie nel processo decisionale: abbiamo bisogno di cosiddette raccomandazioni, ad esempio da parte di partiti o organizzazioni di cui ci fidiamo”, spiega la politologa. “In realtà sarebbe importante per l’orientamento dei cittadini che i diversi schieramenti siano coerenti tra loro e di solito lo sono: ma al momento – e questo è insolito – non è affatto così. Oltre al comitato per il sì, che è guidato dal centro-destra, improvvisamente c’è anche un’alleanza economica che è contraria, mentre il PS, i Verdi e Alliance F non dicono la stessa cosa, il che è irritante per molti a sinistra”.

“Se si è sopraffatti e non ci sono raccomandazioni chiare si tende a privilegiare lo status quo, almeno così è stato in passato”, argomenta la specialista. “Di norma la raccomandazione di voto del Consiglio federale ha un peso notevole, ma l’errore di calcolo dell’AVS non ha certo contribuito ad aumentare la fiducia”.

Il 22 settembre uscirà quindi un no dalle urne? “Non facciamo previsioni. Ma data la sua complessità, sarà sicuramente difficile portare al traguardo la riforma. Il vento contrario soffia da tutte le parti. Anche le donne restano un’incognita”, sottolinea Jans. “Resta da vedere se loro beneficeranno di questa proposta e in che misura la campagna di votazione le mobiliterà”.

Ma se la normativa è troppo complicata, il parlamento non ha fatto bene il suo lavoro? “Non voglio dare un giudizio su questo”, replica l’intervistata. “Ma il sistema della democrazia diretta ha certamente raggiunto i suoi limiti in questo caso. Un progetto di legge così complicato è una grande sfida per molte persone alle urne. Ad essere sincera, non so come orientarmi e come formulare un’opinione definitiva”.

“La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha persino affermato che i cittadini dovrebbero semplicemente chiamare la propria cassa pensione e chiedere cosa significhino i cambiamenti per loro. Ma questo si discosta dal modo in cui gli svizzeri normalmente formano le loro opinioni. Ovvero non necessariamente in relazione a loro stessi, ma con uno sguardo alla società nel suo complesso”.

Quindi si dovrebbe votare in modo più egoistico? “Sì, è quello che viene proposto in questo caso. Dopo la vittoria del sì alla 13esima rendita AVS, invece, è stato fortemente criticato il fatto che i votanti non si siano minimamente preoccupati di questioni di valori, ma abbiano votato solo in modo egoistico. E ora è stata messa a punto una riforma legislativa che non può più essere decisa a livello di valori: questo è un problema”, conclude Jans.

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