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“La mega-UBS non è un bene per la Svizzera”, dice banchiere privato

Keystone-SDA

L'esistenza di un colosso come UBS non è un bene per la Svizzera: lo sostiene il banchiere privato ginevrino Evrard Bordier.

(Keystone-ATS) Contrariamente a quanto ritenuto da diversi esperti, egli non crede che il processo di consolidamento delle banche – erano 160 nel 2010, oggi sono circa 100 – debba necessariamente continuare.

“Molte persone del settore dicono che bisogna avere una certa dimensione per essere redditizi: io non credo che le dimensioni siano davvero importanti”, afferma il membro della direzione e associato della banca Bordier (istituto attivo dal 1844) in un’intervista pubblicata oggi dal portale Finews.ch.

Il motivo principale per cui la grandezza è considerata un prerequisito per la sopravvivenza è l’aumento dei costi dell’infrastruttura tecnologica e della conformità normativa. Pur riconoscendo che i requisiti del ramo sono aumentati, l’esperto reputa che esistano altri approcci efficienti. “La cosa più importante è avere una dimensione adatta alla propria struttura e alla propria disciplina dei costi. Oggi ci sono molti modi per controllare gli oneri, ad esempio esternalizzando alcune funzioni”.

“Si può anche fare affidamento sulla tecnologia. Dopo la pandemia abbiamo ridotto lo spazio dei nostri uffici utilizzando la tecnologia cloud. Abbiamo in programma di utilizzare funzionalità di intelligenza artificiale generativa, per aumentare l’efficienza dei dipendenti o per supportare i nostri team di investimento con analisi approfondite del portafoglio”.

Bordier – esponente della quinta generazione dei fondatori della sua banca – sottolinea inoltre come la grandezza possa portare non solo vantaggi, bensì anche svantaggi. “Molte banche private si sono trasformate in aziende potenti e le boutique come noi sono sempre meno”, argomenta. “Un grande vantaggio dell’essere piccoli è che si può offrire un servizio migliore e un’attenzione personalizzata anche ai clienti più piccoli. In cambio, questi clienti sono disposti a pagare per la consulenza, a patto che ne riconoscano il valore aggiunto”.

A proposito di Credit Suisse (CS), Bordier ritiene che il suo fallimento sia stato una perdita per la Svizzera. “Non credo che la debacle di CS abbia aiutato il paese: è davvero triste perché era un marchio rispettato che portava diversità sul mercato. Ora abbiamo una mega-istituzione e non credo che questo sia positivo per la concorrenza o per la piazza finanziaria elvetica”, conclude l’esperto facendo riferimento a UBS.

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