“La gente deve imparare che non esiste solo Google”
(Keystone-ATS) Non esiste solo Google, la gente deve impararlo, anche perché l’azienda americana manipola l’opinione pubblica.
Lo afferma Andreas Wiebe, direttore del motore di ricerca svizzero Swisscows, dopo la sentenza che negli Stati Uniti ha stabilito come Google abbia agito illegalmente per mantenere un monopolio nel settore.
In un’intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger (TA) l’imprenditore si dice soddisfatto del verdetto emesso negli Usa. “Sono molto contento perché dà anche a noi piccole aziende l’opportunità di diventare visibili”, argomenta il 50enne. “Ora le cose si stanno finalmente muovendo nella direzione della parità”.
Rompere il monopolio di Google sarà però difficile. “Google non è più solo un motore di ricerca, ora guadagna con la consulenza. Le aziende e i governi possono presentarsi da Google e chiedere: vogliamo posizionare questo argomento: quanto costa?”
“Un paio d’anni or sono ho tenuto una presentazione al Bundestag tedesco sulla minaccia alla democrazia rappresentata da Google, Facebook e simili, alla presenza di parlamentari di 17 paesi”, racconta l’esperto. “Il rappresentante di una nazione orientale dell’Eurozona ha raccontato di come l’opposizione nel suo paese stesse diventando sempre più forte. Google ha messo fine ai disordini impedendo la visualizzazione nel motore di ricerca di informazioni critiche nei confronti del regime: la gente non riusciva più a reperire le informazioni ed è tornata la pace. Ecco come Google ha manipolato l’opinione pubblica”.
“Il motore di ricerca è in definitiva solo uno strumento”, sostiene l’esperto. “Google ha migliaia di aziende, siano esse negozi online, società di marketing o di pubblicità, che utilizza come canali per distribuire o fermare le informazioni e quindi influenzare le persone. Per questo capisco bene che un tribunale statunitense sia giunto alla conclusione che si tratti di un monopolio non autorizzato. Ognuno di noi usa iOS o Android e Google è ovunque”.
Dopo che DuckDuckGo è caduto in disgrazia qualche anno fa il motore elvetico Swisscows ha visto presentarsi molti utenti americani. “All’epoca fu reso pubblico che DuckDuckGo monitorava i suoi utenti: Ci fu un’enorme bufera su Twitter a riguardo. E la gente non era su DuckDuckGo perché era un motore particolarmente buono: era lì perché voleva uno strumento che mantenesse i loro dati al sicuro e non li monitorasse. Quando si è saputo che DuckDuckGo faceva le stesse cose di Google la delusione è stata enorme. Finché qualcuno non ha detto di utilizzare il motore di ricerca dalla Svizzera, dove i dati sono al sicuro: a quel punto molti americani si sono rivolti a noi e lo fanno ancora oggi”.
Secondo Wiebe la sentenza americana porterà nuovi utenti a Swisscows. “Ne sono convinto. Si spargerà la voce che non siamo obbligati ad avere buone cifre per i nostri azionisti: non siamo quotati in borsa. Quindi ho la libertà di creare un motore di ricerca che non controlla nessuno e non offre pornografia o violenza. I grandi operatori, tra cui DuckDuckGo, sono tutti guidati dai loro azionisti o dalle borse: devono fornire risultati. Così capita che improvvisamente si abbandonino le proprie convinzioni”.
Anche gli internauti devono comunque fare la loro parte. “In definitiva, si tratta di comunicare con le persone. La gente deve imparare che non esiste solo Google, ma anche un’alternativa”, osserva il padre di tre figli. “È un processo lungo”.
Ma la sentenza – chiedono i giornalisti del quotidiano zurighese – non arriva comunque troppo tardi, considerando che l’intelligenza artificiale (IA) come ChatGPT potrebbe comunque rendere superflui i motori di ricerca tradizionali? “No, questa è una visione completamente sbagliata”, risponde l’intervistato. “L’IA è come l’intelligenza di noi umani: ogni volta che pensiamo a qualcosa, cerchiamo nella nostra mente gli argomenti giusti. Questo processo di ricerca si basa sempre sulle informazioni esistenti che abbiamo accumulato. Le interfacce dei motori di ricerca possono trasformarsi, ma l’aspetto della ricerca non cambierà mai. ChatGPT non sostituirà Google”, conclude lo specialista.