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“L’intelligenza artificiale? È certamente una bolla, ma positiva”

Keystone-SDA

L'intelligenza artificiale (IA) è certamente una bolla, ma è una bolla positiva.

(Keystone-ATS) Lo dice Didier Sornette, professore emerito del Politecnico federale di Zurigo (ETH) e specialista nella previsione di eventi estremi in sistemi complessi, in particolare nel settore dei mercati finanziari.

“Una bolla si forma quando il prezzo di un prodotto o di un’azienda aumenta in modo anomalo rispetto al suo valore reale”, spiega il 68enne in un’intervista pubblicata oggi dalla SonntagsZeitung. “La difficoltà sta nel fatto che non è possibile conoscere in anticipo il valore reale”.

“Il miglior esempio è la bolla dotcom, quando intorno agli anni 2000 sono stati investiti ingenti capitali nelle aziende Internet. Alcuni dei migliori analisti di Wall Street avevano affermato, fino a poco prima del crollo, che il quadruplicarsi dei prezzi in due anni fosse giustificato”.

Non tutte le situazioni sono comparabili, ma bisogna stare attenti. “Sapete qual è secondo me la frase più pericolosa nel mondo della finanza? L’enunciato ‘questa volta è tutto diverso’. Ci sono sempre persone intelligenti che riescono a giustificare anche l’aumento più estremo dei corsi. Da decenni cerco di convincere la gente che questo è un atteggiamento miope e che si potrebbe fare di meglio”.

“Al momento esistono sicuramente delle bolle speculative, ad esempio in relazione all’oro e all’argento”, sostiene il ricercatore francese. “I prezzi sono aumentati in modo esponenziale. Ciò è dovuto principalmente alla debolezza del dollaro. Comprensibilmente, le persone non hanno più fiducia in questa valuta e investono il proprio denaro in metalli preziosi. Ciò porta al fenomeno, senza precedenti, di un aumento simultaneo dei prezzi dell’oro e dei corsi azionari”.

“L’intelligenza artificiale è sicuramente una bolla”, prosegue l’esperto. “Però, come nel caso delle dotcom, la considero una bolla positiva”, aggiunge. “Le bolle positive portano a forti investimenti nelle infrastrutture. È stato il caso, ad esempio, della bolla ferroviaria in Inghilterra intorno al 1840 o in quella appunto di internet. All’epoca, gli investitori costruirono troppe linee ferroviarie o cavi in fibra ottica. Ciò portò a fallimenti e disoccupazione. A medio termine, però, questi investimenti hanno permesso l’ascesa dell’industria e del web. L’umanità ha bisogno di bolle positive per osare e progredire”.

Ci sono però anche differenze fra l’IA e le dotcom. “Purtroppo sì. All’inizio del millennio erano stati investiti soprattutto capitali propri. Quando la bolla è scoppiata, questi sono andati persi, ma non è seguita alcuna crisi finanziaria. Gli attuali investimenti in data center e chip sono invece finanziati sempre più dal debito”. Se le aziende di IA falliscono, trascinano con sé quindi anche coloro che hanno prestato loro denaro. “Ormai sono migliaia le imprese che fanno parte di questo ecosistema e persino il finanziamento di alcuni stati dipende dal loro successo”.

Il terremoto non è comunque per domani. “Non si intravede ancora alcun crollo, nemmeno per l’oro. Probabilmente sarà quindi possibile cavalcare queste bolle ancora per un po’, questa follia continuerà”. Inoltre non ogni bolla finisce con un tracollo. “È anche possibile che le autorità modifichino le regole del gioco per evitare un crash. È stato il caso, ad esempio, quando durante la crisi dell’euro Mario Draghi, allora presidente della Banca centrale europea, ha dichiarato che l’istituto avrebbe fatto tutto il necessario per salvare l’euro. Da allora il sistema non è più stato lo stesso. E questo è qualcosa che vediamo sempre più spesso”.

“Le banche centrali hanno iniziato a manipolare e modificare costantemente il mercato”, osserva l’accademico. “Negli ultimi 15 anni non si è quindi mai verificato un crollo dei corsi superiore al 25% circa. Anche dopo lo scoppio della pandemia di Covid, il mercato si è immediatamente ripreso. Le banche centrali non consentono un calo superiore al 20%”.

“Naturalmente, le autorità non salvano ogni singola azienda: ma non si è verificato un crollo generale e prolungato”, insiste lo studioso. “I corsi di borsa sono diventati semplicemente troppo importanti. In teoria dovrebbero fornire informazioni sullo stato dell’economia reale e sul suo sviluppo futuro. Ma invece di servire l’economia, il mondo finanziario è diventato il suo sovrano. È lui a decidere come si svilupperà l’economia, a quali condizioni le aziende potranno prendere in prestito denaro e investire”.

“Purtroppo ciò porta a un forte aumento della disuguaglianza a livello mondiale”, argomenta Sornette. “Se non si verifica alcun crash ciò significa che i corsi delle azioni continueranno a salire. I ricchi possono permettersi di investire e diventeranno così sempre più benestanti. La maggior parte della popolazione, invece non ha i soldi per farlo e diventerà sempre più povera in termini relativi”.

Quali opzioni rimangono quindi – chiedono i giornalisti della testata zurighese – alle persone comuni, ai piccoli investitori in Svizzera? “Dovrebbero investire il più possibile in modo diversificato, ad esempio in ETF, punto. Non dovrebbero credere a nulla di ciò che raccomandano loro le banche, i consulenti o i giornalisti”. Un nuovo studio ha concluso che circa il 90% dei piccoli investitori attivi perde denaro. “Cercano di battere il mercato attraverso una selezione mirata di investimenti. Sono le pecore con cui gli investitori professionisti guadagnano i loro soldi”.

Cinque anni fa però – osservano i cronisti – sarebbe stato utile investire in Nvidia, oro o bitcoin. “Col senno di poi è facile dirlo”, replica l’intervistato. “Si legge sempre e solo di quelli che all’epoca hanno avuto fortuna. Di tutte le migliaia di persone che hanno perso i loro soldi, invece, non si sente quasi mai parlare”.

Per quanto tempo potrà funzionare tutto quanto? “Questa è la grande domanda. A mio avviso, il prossimo crollo non sarà di natura economica, ma sociale. Le persone tenderanno sempre più verso gli estremismi politici, come stiamo vedendo ora negli Stati Uniti. Potrebbero persino scoppiare rivoluzioni o guerre civili”, conclude Sornette.

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