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“Ha vinto l’Italia”. E Salvini abbraccia la fidanzata

Keystone-SDA

Quando i giudici entrano in aula Matteo Salvini cerca la fidanzata Francesca Verdini, quattro banchi dietro di lui. Gli sguardi si incrociano, un lieve sorriso.

(Keystone-ATS) “Assolto perché il fatto non sussiste”, dice il presidente della corte Roberto Murgia. Salvini si volta, cerca la fidanzata. Lei è in lacrime, si fa spazio tra la folla e lo raggiunge: e i due si lasciano andare in un lungo abbraccio.

“Sono felice – dice il vicepremier scaricando la tensione accumulata – dopo tre anni ha vinto il buonsenso, ha vinto la Lega, ha vinto l’Italia. Difendere la Patria non è un reato. È un giorno meraviglioso”. Annuisce il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, che è in aula dalla mattina: “È un grande giorno per l’Italia”. L’avvocato Giulia Bongiorno esulta, è commossa. Parte un applauso in sala.

È così venuta a cadere l’accusa secondo cui il vicepremier e ministro dei Trasporti, ad agosto del 2019, quando ricopriva la carica di ministro dell’Interno, avrebbe impedito illegittimamente all’equipaggio dell’imbarcazione dell’Ong catalana Open Arms di far sbarcare a Lampedusa 147 migranti soccorsi in mare.

Finisce così una giornata lunghissima per il leader della Lega, cominciata alle 9 con il suo arrivo al bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Senza pensarci un attimo Salvini affronta subito la folla di cronisti e telecamere. “Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse, ho contrastato l’immigrazione di massa” scandisce.

All’interno del bunker ci sono già i pubblici ministeri dell’accusa, il fondatore della Open Arms Oscar Camps e gli avvocati delle parti civili. Non c’è un solo posto libero, anche la saletta riservata al pubblico è full. “Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio Paese – ripete Salvini -. Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Entro in aula orgoglioso del mio lavoro”.

Seduti tra il pubblico oltre a Valditara c’è il vice segretario della Lega Claudio Durigon e il sottosegretario Alessandro Morelli. Rimarranno con lui l’intera giornata. Salvini è seduto nel primo banco con a fianco il suo avvocato Giulia Bongiorno; davanti, alla sua sinistra, ci sono i giudici della corte.

Inizia l’attesa, spariscono i sorrisi, sale la tensione. Francesca Verdini è sempre accanto a lui, si allontana solo quando sta per entrare la Corte. Poi la lettura del verdetto e l’assoluzione. “Vado avanti ancora più determinato di prima, questa sentenza non assolve solo Salvini ma l’idea che ci sono delle regole e dei controlli”, dice attorniato dalle telecamere, con quella stessa sicurezza con cui aveva affrontato i giornalisti dieci ore prima.

Poi parte all’attacco: di Oscar Camps, il capo di Open Arms, che “pensava di usare i migranti per fare politica” e invece “ha perso e torna in Spagna con le mani in saccoccia”. E dell’opposizione: “mi spiace per i milioni di euro che il processo intentato da Pd e Cinquestelle è costato agli italiani, sono curioso di sapere cosa diranno”.

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