Legge energia approvata con il 68,7% dei voti
(Keystone-ATS) Le energie rinnovabili potranno come previsto essere potenziate. La relativa legge è infatti stata adottata oggi in votazione dal 68,7% dei votanti. La partecipazione è stata del 44,8%.
La Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili – questo il suo nome completo – è stata approvata in tutti cantoni. In Ticino e nei Grigioni i “sì” sono stati rispettivamente del 70,0% e del 65,2%.
Il risultato non dove sorprendere: lo spettro dei favorevoli alla riforma era ampio: quasi tutti i partiti, le associazioni economiche e le principali organizzazioni ecologiste, come il WWF e Pro Natura. E anche i sondaggi davano loro ragione. La loro soddisfazione all’annuncio dei risultati è dunque scontata. Non c’è invece stata unanimità per quel che concerne la visione futura: per la sinistra e gli ecologisti il prossimo naturale passo, oltre alla rinuncia alle energie fossili, è l’uscita dal nucleare.
Per le associazioni economiche e i partiti borghesi è l’esatto contrario: secondo Economiesuisse e Swissmem è necessaria un’apertura tecnologica che includa anche l’energia atomica. Il PLR invita gli ambientalismi ad astenersi dal presentare opposizioni contro i progetti previsti.
I contrari, come la Fondazione Weber e l’UDC che avevano sostenuto il referendum, promettono da parte loro di sorvegliare da vicino le promesse di moderazione fatte dal campo del “sì”. I democentristi mettono poi in dubbio l’efficacia della legge e ne denunciano i costi, che verranno ripercossi sulle bollette dell’elettricità. Anche per loro, la soluzione dovrebbe passare dal nucleare.
Gli obiettivi
Uno degli obiettivi della legge sottoposta oggi al voto è rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento durante la stagione invernale: entro il 2040 bisognerà aumentare la produzione di corrente da rinnovabili di almeno sei Terawattora (TWh). Di questi, almeno due TWh dovranno essere disponibili in modo affidabile (leggi: idroelettrico).
Più in generale, 35 TWh di elettricità dovranno essere prodotti nel 2035 utilizzando energie rinnovabili – l’energia idroelettrica esclusa – e 45 TWh nel 2050. Le esigenze per l’idroelettrico sono fissate a 37,9 TWh e 39,2 TWh.
Per riuscirci il Parlamento ha deciso che i grandi impianti idroelettrici, fotovoltaici, eolici e di pompaggio-turbinaggio potranno essere costruiti più facilmente. Essendo ora dichiarati di interesse nazionale, avranno, a determinate condizioni, la priorità sulla tutela della natura e del paesaggio. Se gli obiettivi non verranno raggiunti, anche gli impianti più piccoli potranno ottenere gli stessi privilegi.
Tutela della natura
Non potranno tuttavia essere realizzate nuove infrastrutture nei biotopi di importanza nazionale o nelle riserve di uccelli acquatici e migratori, ad eccezione dei nuovi margini proglaciali e delle pianure alluvionali alpine.
Come noto, sono previsti anche una quindicina di progetti di centrali idroelettriche, peraltro già definiti da una tavola rotonda. Fra di loro figura l’innalzamento della diga del Lago del Sambuco in Valmaggia con l’annesso l’ampliamento della centrale di Peccia. Durante le discussioni il Parlamento ha anche aggiunto l’impianto Chlus, in Prettigovia (GR).
Pannelli e deflussi residuali
Per quanto attiene al fotovoltaico, il Parlamento ha rinunciato all’obbligo generalizzato di installare pannelli sui tetti o le facciate. Inizialmente il Nazionale voleva un obbligo generale (ossia tutti i nuovi edifici che si prestano e quelli che subiscono ristrutturazioni importanti), ma vista l’opposizione degli Stati ha deciso di limitare tale vincolo agli immobili nuovi che hanno una superficie al suolo superiore a 300 metri quadrati.
Per quanto riguarda i deflussi minimi, le Camere hanno deciso che l’allentamento delle prescrizioni in materia di deflusso residuale per le centrali idroelettriche sarà possibile solo in caso di penuria.