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Whatsapp va bandito dalla scuola svizzera, dice presidente docenti

Whatsapp va bandito dalle scuole svizzere, nel rapporto fra insegnanti e allievi: ne è convinto Beat Zemp, presidente centrale di Docenti svizzeri (DCH). Immagine d'archivio. KEYSTONE/EPA/HAYOUNG JEON sda-ats

(Keystone-ATS) Whatsapp va bandito dalle scuole svizzere, nel rapporto fra insegnanti e allievi: ne è convinto Beat Zemp, presidente centrale di Docenti svizzeri (DCH), la federazione nazionale degli insegnanti.

“Lo dico chiaramente: Whatsapp è completamente inadatto per la comunicazione tra insegnanti e studenti”, afferma Zemp in un’intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger. “Lo ha già stabilito tre anni fa la stessa DCH in linee guide elaborate insieme alle analoghe associazioni di Germania e Austria.”

Zemp ricorda che Whatsapp e Facebook sono servizi aperti a tutti e che i dati degli utenti non sono sicuri. “In nessun modo gli allievi delle scuole devono essere messi sotto pressione affinché usino questi servizi”. Il problema è noto da tempo e dal 2015 esistono appunto anche le raccomandazioni: secondo Zemp ci si deve aspettare che un docente si occupi del tema e agisca di conseguenza.

Le alternative? Sono la comunicazione attraverso E-mail, oppure il servizio di messaggistica svizzero Threema, che mette in primo piano la sicurezza degli utenti. No per contro all’idea avanzata ieri sulla SonntagsZeitung da un preside argoviese, che propone di chiedere ai genitori degli allievi il consenso a utilizzare Whatsapp.

I riflettori sono in questo periodo puntati su Whatsapp perché, come noto, il servizio di messaggeria di Facebook per adeguarsi a una nuova normativa Ue – obiettivo: tutelare la sicurezza e la privacy dei giovanissimi – ha portato da 13 a 16 anni (anche in Svizzera) l’età minima per accedere al servizio. Fra l’altro questo ha fatto emergere l’esistenza già in precedenza di un’età minima di 13 anni che in molte classi elvetiche non veniva rispettata.

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