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Bassa partecipazione e orientamento rosso-verde

I cartelloni dei candidati sono uno strumento privilegiato della campagna elettorale, ma solo in patria Keystone

Gli svizzeri all’estero hanno una maggiore propensione a votare per i socialisti o i verdi rispetto ai loro compatrioti. L’Unione democratica di centro gode invece di minori consensi. È quanto emerge da uno studio sulle elezioni parlamentari dell’ottobre 2011.

«Parto dall’ipotesi che gli svizzeri all’estero abbiano una visione un po’ più globale del loro paese, forse meno limitata rispetto ai loro compatrioti. Per questo eleggono meno facilmente dei partiti che difendono con forza dei valori svizzeri e caldeggiano l’isolazionismo», afferma Georg Lutz, responsabile degli studi elettorali Selects, realizzati dal 1995, che per la prima volta hanno analizzato anche il comportamento nelle urne degli svizzeri all’estero.

«Trovo anche interessante il fatto che l’Unione democratica di centro (UDC), malgrado la sua posizione isolazionista, riesca comunque a ottenere un buon risultato. Tra gli svizzeri all’estero resta pur sempre il secondo partito più forte», aggiunge il politologo. Tra gli espatriati, l’UDC ha infatti ottenuto il 20% dei voti, contro il 27% registrato in patria.

Il Partito socialista giunge in prima posizione, con il 24% dei suffragi (19% sul territorio nazionale). I Verdi e i Verdi liberali, che nella Confederazione assieme raggiungono il 13%, all’estero hanno invece ottenuto il 21%. «Sono partiti più favorevoli all’apertura della Svizzera e agli stranieri», osserva Lutz.

I partiti tradizionali di centro – Partito liberale radicale e Partito popolare democratico – si sono invece aggiudicati solo il 19% dei suffragi, contro il 27% in Svizzera.

Partecipazione molto bassa

Per Georg Lutz, l’interesse che gli svizzeri all’estero nutrono nei confronti della politica nazionale è piuttosto scarso: «Solo una minoranza è iscritta nei registri elettorali e tra chi lo è, solo una piccola parte vota».

In ottobre, dei circa 600’000 svizzeri all’estero con diritto di voto e di eleggibilità solo 136’000 erano iscritti nei registri elettorali. Di questi il 30% ha votato, mentre in Svizzera la proporzione è stata del 50%. Il tasso di partecipazione degli svizzeri all’estero – compreso i non iscritti – si situa chiaramente sotto il 10%.

«Penso che nei prossimi anni ci sarà un miglioramento», osserva Ariane Rustichelli, responsabile della comunicazione dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE). Una delle principali rivendicazioni dell’OSE è la rapida introduzione del voto elettronico. «La partecipazione risulterebbe più elevata e anche per le giovani generazioni sarebbe più attrattivo votare».

Procedure complicate

Un altro freno alla partecipazione è costituito dal fatto che «ogni quattro anni gli svizzeri all’estero devono rinnovare l’iscrizione nel registro elettorale. In futuro sarà sufficiente registrarsi una sola volta. Anche questo permetterà di alleggerire la procedura di voto», aggiunge Rustichelli.

Anche per Lutz il basso tasso di partecipazione si spiega in parte con la complessità delle procedure del voto per corrispondenza. «Laddove vi è la possibilità di votare elettronicamente, la partecipazione è più alta. Chi vuole votare per corrispondenza, invece, ha pochi giorni per riempire la scheda e rispedirla affinché arrivi in tempo in Svizzera. L’e-voting sarebbe la soluzione logica», sottolinea.

Informarsi online

Un altro problema rilevato nello studio, è che i partiti «hanno poche possibilità di rivolgersi direttamente agli svizzeri all’estero», poiché i registri elettorali non sono accessibili al pubblico. Per comunicare il contenuto del loro programma, i partiti dipendono così dai mass media.

«Grazie ai media online è diventato facile per gli svizzeri all’estero informarsi sul loro paese», osserva Lutz. «Tra gli iscritti nei registri elettorali, vi sono sicuramente molte persone che si interessano alla Svizzera e si formano un’opinione. Rispetto a chi vive nella Confederazione, però, vengono solo sfiorati dalla campagna e il materiale pubblicitario dei partiti non giunge fino a loro».

Nessuna chance di essere eletto

Per quanto concerne le liste elettorali di candidati espatriati, i partiti hanno avuto poco successo. Il risultato migliore è stato registrato dall’UDC con la sua lista internazionale nel canton Grigioni, dove si è comunque dovuta accontentare dell’1,3% dei voti. All’estremo opposto, nel canton San Gallo la lista del Partito popolare democratico ha registrato un misero 0,02%.

«È una grossa difficoltà», ammette Ariane Rustichelli. «Gli svizzeri all’estero che si candidano sono poco conosciuti in patria. Per questo propendiamo piuttosto per un rafforzamento della nostra organizzazione e una più stretta collaborazione con i parlamentari che difendono gli interessi degli svizzeri all’estero».

Lo studio Select, presentato lunedì 7 maggio, mostra che l’Unione democratica di centro, grazie alla sua immagine di partito nazionalista e conservatore, ha saputo costituirsi una base elettorale solida, che si mobilita facilmente.

Questo posizionamento a destra, però, gli ha fatto perdere il sostegno degli elettori di centro. La maggioranza degli interrogati ha infatti escluso la possibilità di votare un giorno per l’UDC.

Secondo il politologo dell’Università di Ginevra Pascal Sciarini, l’UDC è confrontata a un dilemma: o mantenere la barra a destra tutta, o spostarla più al centro per cercare di allargare la sua base elettorale. Questa seconda opzione rischia però di smobilitare il suo nocciolo duro.

Partito borghese democratico e Verdi liberali, che hanno occupato proprio l’area politica di centro, hanno viceversa conquistato nuovi sostenitori, strappandoli a quasi tutti gli altri partiti. In particolare gli ecoliberali hanno saputo attrarre i neo-elettori e anche gli astensionisti.

Dallo studio emerge anche che molti potenziali elettori del Partito socialista hanno invece finito per votare i candidati dei Verdi. Anche il Partito liberale-radicale ha sfruttato in modo insufficiente il suo elettorato potenziale. Verdi e Partito popolare democratico hanno dal canto loro visto la loro base erodersi.

Lo studio Select è svolto dalla Fondazione svizzera di ricerca nelle scienze sociali FORS di Losanna, in collaborazione con diverse università e la Confederazione.

Per la ricerca sono state effettuate 4’391 interviste telefoniche nelle tre settimane successive alle elezioni.

(traduzione di Daniele Mariani)

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