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L’iniziativa “Moneta intera” arranca

banonote svizzere da 10, 20 e 50 franchi.
I due quesiti sottoposti a votazione popolare in Svizzera il 10 giugno 2018 mettono in ballo montagne di soldi. Non sembrano però mobilitare l'elettorato elvetico. Dal primo sondaggio emerge una bassa partecipazione. Keystone

È zoppicante l’avvio di campagna dell’iniziativa "Moneta intera" per il voto del 10 giugno. La proposta di riformare radicalmente il sistema monetario svizzero per ridare stabilità alla piazza bancaria elvetica, al momento si scontra con una maggioranza di opposizioni, secondo il 1° sondaggio SSR/gfs.bern. Per la Legge federale sui giochi in denaro, invece, i consensi prevalgono sui dissensi.

L’iniziativa “Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)” non sembra in grado di convincere l’elettorato svizzero. Nel sondaggio condotto dall’istituto di ricerca gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), a circa un mese e mezzo dalla votazione popolare, gli oppositori risultano in vantaggio di 14 punti percentuali sui fautori. Solo il 35% del campione rappresentativo intervistato intende mettere un sì nell’urna il 10 giugno, contro il 49% di no. Il rimanente 16% non sa invece ancora come voterà.


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Impresa quasi impossibile

La partita in teoria non è ancora decisa, poiché il grado di formazione delle opinioni dell’elettorato è ancora piuttosto basso e la proporzione di coloro che sono già assolutamente certi di come voteranno il 10 giugno è soltanto del 53%. In altri termini, c’è ancora un margine del 47% di incertezza che teoricamente potrebbe ancora ribaltare la maggioranza.

In pratica, tuttavia, appare quasi impossibile che i sostenitori dell’iniziativa riescano a recuperare lo svantaggio. Solitamente, infatti, man mano che si avvicina la scadenza del voto i consensi per le iniziative popolari calano e le opposizioni crescono.

Promossa da un gruppo di economisti, specialisti di finanza e imprenditori e combattuta da tutti i partiti politici, l’iniziativa che chiede che soltanto la Banca nazionale possa emettere sia soldi contanti, sia moneta scritturale per ora non fa breccia tra l’elettorato di nessuna formazione politica. Non la spunta nemmeno tra i senza partito e neppure tra coloro che dicono di non avere fiducia nel governo.

A livello di regioni linguistiche del paese il rifiuto prevale nella Svizzera tedesca, con il 33% di sì contro il 54% di no e il 13% che non sa ancora come voterà. Nella Svizzera latina, invece, l’iniziativa suscita più simpatie che opposizioni: raccoglie il 42% di sì contro il 27% di no (non sa ancora: 31%) nella Svizzera francese e il 45% di sì contro il 36% di no (non sa ancora: 19%) nella Svizzera italiana.

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Dado non ancora tratto per la legge sui giochi d’azzardo

Più aperta si profila invece la partita per l’altro quesito sottoposto all’esame delle urne svizzere il 10 giugno: la nuova Legge federale sui giochi in denaro (LGDCollegamento esterno). Varata dal parlamento e combattuta con un referendum sostenuto da quasi tutte le sezioni giovanili dei partiti rappresentati nelle Camere federali, la nuova normativa nel primo sondaggio SSR/gfs.bern è approvata dal 52% degli intervistati e bocciata dal 39%, mentre il 9% non sa ancora come voterà.

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Ma pur godendo attualmente della maggioranza assoluta e di un confortevole vantaggio di 13 punti percentuali, i fautori della LGD non possono ancora cantare vittoria. Secondo i ricercatori del gfs.bern, i promotori del referendum dispongono di un certo margine per invertire la tendenza. Tutto si giocherà nella campagna in vista del voto.

Benché in vantaggio in tutte le regioni linguistiche del paese, i consensi per la LGD sono nettamente inferiori nella Svizzera tedesca – con il 49% – rispetto alla Svizzera francese (63%) e italiana (62%). Nella Svizzera tedesca regna più scetticismo nei confronti della nuova normativa che consentirebbe ai casinò elvetici di proporre anche online i loro giochi, previa autorizzazione, e bloccherebbe invece l’accesso a tutte le offerte di giochi d’azzardo sul Web prive della concessione della Confederazione.

La controversia sull’oscuramento dei siti Web di giochi in denaro senza concessione è meno sentita nella Svizzera latina. I ricercatori del gfs.bern osservano comunque che da solo l’argomento della “censura di Internet” non basterebbe agli oppositori per imporsi. Puntando anche su altre critiche potrebbero però ancora riuscirci. Soprattutto con il loro argomento secondo cui la LGD sarebbe una norma protezionista che preserverebbe gli interessi dei casinò svizzeri. Quest’ultimo argomento farebbe leva soprattutto sulle cerchie liberali.

Dal sondaggio è pure emerso un potenziale di protesta tra i senza partito e coloro che non hanno fiducia nel governo. Senza sorprese, c’è poi maggiore ostilità tra i giovani, ossia quella fascia di età dell’elettorato da cui è partito il referendum.

In ogni caso, pur non essendo impossibile, la sfida sarà molto ardua per gli oppositori. Benché i partiti politici rappresentati nel parlamento federale siano divisi sulla LGD, i sostenitori hanno altri assi nella manica: Cantoni, associazioni ed enti sportivi, culturali e sociali – che beneficiano dei profitti di giochi di soldi e lotterie – stanno facendo campagna per il sì il 10 giugno.

Una certezza traspare già sin d’ora: nonostante le enormi somme in gioco, i due oggetti in votazione non mobilitano. Se lo scrutinio avesse avuto luogo al momento del sondaggio, la partecipazione si sarebbe aggirata sul 38%. A meno di clamorose sorprese, il 10 giugno l’afflusso alle urne non sarà molto superiore a questo tasso.

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Il sondaggio

Per la prima indagine demoscopica in vista della votazione federale del 10 giugno 2018, l’istituto gfs.bern ha intervistato 1201 persone con diritto di voto, selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra il 16 e il 27 aprile.

Il margine di errore è di ±2,9 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch. 

Gli svizzeri residenti all’estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.

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