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La riunificazione del Giura è ormai accantonata

I filo-bernesi possono stappare la champagne dopo la netta vittoria di domenica. Keystone

Il processo di creazione di un nuovo cantone comprendente il Giura e il Giura bernese è abbandonato. I cittadini dei tre distretti francofoni del canton Berna hanno in effetti rifiutato domenica con oltre il 70% dei voti di unire i loro destini con quelli dei loro ‘fratelli’ del canton Giura, che hanno dal canto loro votato sì.

Sotto l’occhio vigile di una quindicina di osservatori della Confederazione e in un clima rilassato, i cittadini del Giura e del Giura bernese sono affluiti in massa domenica alle urne per pronunciarsi sul loro futuro istituzionale. Il tasso di partecipazione ha superato l’80% in certi comuni del Giura bernese, un risultato simile a quello registrato durante i plebisciti degli anni ’60, che avevano portato alla creazione del canton Giura, l’ultimo nato dei cantoni svizzeri.

 «Questa partecipazione formidabile è il segnale che la questione giurassiana continua a suscitare interesse. È una bella lezione di democrazia diretta», ha sottolineato Dick Marty, ex senatore e attuale presidente dell’Assemblea intergiurassiana, intervistato dalla Radiotelevisione svizzera (RTS).

Il risultato riflette quanto era già emerso dai sondaggi e le previsioni degli osservatori. Senza sorpresa, i giurassiani hanno ampiamente plebiscitato, con oltre il 75% di «sì», l’apertura di un processo che avrebbe dovuto portare alla creazione di un nuovo cantone comprendente le due regioni che vivono separate dal 1979, mentre i cittadini del Giura bernese hanno ribadito a grande maggioranza (72% di «no») la loro volontà di continuare a far parte del canton Berna. Questo «no» del Giura bernese, equivale in pratica alla fine del processo.

«Questo risultato è più netto di quello che ci si poteva attendere. Dimostra che la popolazione del Giura bernese ha un’identità propria e si sente bene nel canton Berna», indica a swissinfo.ch Virginie Heyer, sindaco del comune bernese di Perrefitte e co-presidente del comitato filo-bernese Notre Jura Bernois.

Per bocca del suo presidente Christoph Neuhaus, il governo bernese ha salutato questo risultato e ringraziato i cittadini «di aver manifestato chiaramente la loro volontà».

Altri sviluppi

Moutier vota sì

I comuni del Giura bernese che lo desiderano hanno ora la possibilità di chiedere, entro i prossimi due anni, l’organizzazione di un plebiscito per unire il loro destino con quello del Giura. La questione sarà d’attualità soprattutto a Moutier. La principale località del Giura bernese (7’600 abitanti) è infatti stata l’unica ad aver votato «sì» domenica (55%).

«Con questo voto, Moutier non è diventata giurassiana, ma non è più una città bernese», ha sottolineato il sindaco filo-giurassiano Maxime Zuber, intervistato dalla Radiotelevisione svizzera. «È la prima volta che Moutier dice ‘sì’ alla prospettiva di un cambiamento di appartenenza cantonale», ha aggiunto.

Virginie Heyer non crede però che la città si unirà al canton Giura: «Penso che il 55% di ‘sì’ non sarà sufficiente quando Moutier dovrà decidere se lasciare, da sola, il canton Berna».

Il governo giurassiano si è dal canto suo detto deluso del risultato nel Giura bernese. «Non siamo riusciti a convincere il Giura bernese. Abbiamo l’impressione che la regione si sia pronunciata sul voto finale e non sul processo in sé», ha dichiarato Elisabeth Baume-Schneider. La ministra giurassiana ha tuttavia sottolineato il fossato tra il Giura bernese e Moutier e ha indicato che «il governo s’impegna a continuare il processo» affinché la città possa in futuro aderire al canton Giura.

Violenze del passato

La campagna in vista della votazione del 24 novembre si è svolta in un clima piuttosto disteso. Le tensioni che avevano preceduto la creazione nel 1979 del Giura sono ormai un lontano ricordo. Ad eccezione di qualche manifesto provocatorio dell’Unione democratica di centro del Giura bernese, il partito che più si è impegnato in favore del mantenimento della regione nel canton Berna, e qualche atto dimostrativo dei «Béliers» (gli arieti, militanti filo-giurassiani) e dei «Sangliers» (i cinghiali, filo-bernesi), il tono dei dibattiti è rimasto cortese.

La questione giurassiana è lungi dal suscitare le stesse passioni identitarie che all’epoca dei plebisciti degli anni ’70. Il più importante conflitto politico-territoriale svizzero del Dopoguerra aveva in effetti fatto parlare di sé non solo in Svizzera, ma anche al di fuori delle frontiere nazionali. Durante gli anni ’60 e ’70, il dibattito aveva spesso lasciato il posto ad azioni choc o addirittura ad atti violenti. I separatisti avevano ad esempio appiccato il fuoco a edifici federali e fattorie, imbrattato strade e case con lo slogan «Jura libre» (Giura libero), occupato ambasciate svizzere o costruito un muro all’entrata del parlamento bernese. La Svizzera aveva avuto perfino il suo primo «rifugiato politico», accolto dalla Spagna di Franco.

Il conflitto ha fatto due vittime: un giovane separatista di 23 anni che cercava di issare una bandiera giurassiana sul tetto di un edificio era stato ucciso a colpi d’arma da fuoco il 22 giugno 1974 a Boncourt, alla vigilia del primo plebiscito. Il primo gennaio 1992, un militante giurassiano aveva perso la vita nell’esplosione di una bomba artigianale a Berna. Era stato soprattutto questo avvenimento a spingere Berna e il Giura a creare l’Assemblea intergiurassiana (AIJ), un’istituzione per tentare di riconciliare le due parti.

1815: Dopo la caduta di Napoleone, il Congresso di Vienna attribuisce il principato vescovile d Basilea al canton Berna. Vi fanno parte sette distretti: Porrentruy, Delémont, les Franches-Montagnes, Moutier, Courtelary, La Neuveville et Laufen.

Dagli anni ’50: Aspirazioni separatiste si diffondono nelle regioni giurassiane del canton Berna.

1974: La maggioranza dei giurassiani accetta in votazione la creazione del canton Giura. Solo i distretti di Delémont, Porrentruy e delle Franches-Montagnes si esprimono però in favore della separazione. I distretti del sud si oppongono.

1978: Il popolo svizzero accetta con l’ 82,3% di sì la creazione del nuovo cantone, costituito dai distretti di Delémont, Porrentruy e delle Franches-Montagnes.

1979: Il Canton Giura diventa sovrano.

1994: Dopo nuove tensioni, viene creato un organo di riconciliazione, l’Assemblea intergiurassiana, per risolvere definitivamente il conflitto.

2012: Dando seguito alle proposte dell’Assemblea intergiurassiana, i Cantoni di Berna e Giura firmano una dichiarazione d’intenti, che prevede l’organizzazione di due votazioni popolari simultanee nel canton Giura e nel Giura bernese.

24 novembre 2013: Contrariamente ai giurassiani, i cittadini del Giura bernese rifiutano di avviare un processo per riunire le due regioni in un solo cantone.

Un dialogo esemplare

Se per gli ambienti filo-bernesi la questione giurassiana era stata definitivamente regolata con il plebiscito del 1975 e la scelta dei cittadini dei distretti di Moutier, Courtelary e di La Neuveville di rimanere nel canton Berna, per gli autonomisti del Giura bernese e le autorità giurassiane, invece, questa divisione del Giura non era soddisfacente.

La creazione dell’AIJ ha permesso di riallacciare il dialogo tra i fratelli nemici bernesi e giurassiani. «Tutto il processo politico che ha condotto fino a questo voto può essere considerato già fin d’ora esemplare. Ha permesso di istaurare una cultura del dialogo, ha abituato la gente a parlarsi, ha creato un nuovo rapporto tra due fronti che sembravano inconciliabili», ha indicato a swissinfo.ch l’ex senatore Dick Marty, presidente dell’Assemblea intergiurassiana.

È su proposta di questa istituzione di riconciliazione che i cantoni di Berna e del Giura, nonché la Confederazione, hanno deciso di dare ancora una volta la parola alle popolazione delle due regioni, per chiudere una volta per tutte la questione giurassiana. Il processo è stato seguito da vicino anche all’estero: in questi ultimi mesi, sono venute in Svizzera delegazioni del Libano e di una altra decina di paesi d’Europa orientale per studiare i lavori dell’AIJ.

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