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Il popolo argoviese tenderà la mano alla Quinta Svizzera?

Gruppo di uomini attorno a un tavolo.
Se dalle urne argoviesi il 25 novembre prossimo uscirà un sì, gli svizzeri residenti all'estero iscritti nel catalogo elettorale del cantone, per la prima volta nell'ottobre 2019 potranno partecipare alle elezioni del Consiglio degli Stati. Keystone

Un progresso nei diritti politici degli svizzeri all'estero si profila domenica prossima nel cantone di Argovia. L'elettorato deve decidere se estendere ai connazionali all'estero il diritto di voto e di eleggibilità per il Consiglio degli Stati.

Le probabilità di un verdetto popolare positivo sono elevate. La proposta governativa di modificare la costituzione cantonale in tal senso è infatti stata chiaramente avallata dal parlamento argoviese – con 78 voti contro 41 – ed è sostenuta da quasi tutti i partiti. Solo due – l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e l’Unione democratica federale (UDF, piccola formazione di destra che si ispira alla Bibbia) – si oppongono.

Recepite le rivendicazioni dell’OSE

È in seguito a una lettera inviata dall’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno) nel febbraio 2017 ai presidenti dei governi dei 14 cantoni che ancora non consentono ai loro espatriati di partecipare all’elezione del Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni) che l’esecutivo argoviese ha esaminato il problema. Ha quindi deciso di recepire le rivendicazioni dell’OSE, giudicando “sensata” questa estensione del diritto di elezione e di eleggibilità, si precisa nell’opuscolo ufficialeCollegamento esterno delle spiegazioni sulle votazioni argoviesi del 25 novembre.

Secondo il governo cantonale, non c’è alcun motivo per cui gli svizzeri all’estero, che hanno il diritto di elezione e di eleggibilità per il Consiglio nazionale (Camera del popolo), non possano partecipare all’elezione dell’altra Camera del parlamento federaleCollegamento esterno, per la quale peraltro si vota lo stesso giorno. Oltre tutto, molte decisioni del parlamento federale, dunque anche del Consiglio degli Stati, toccano direttamente pure gli svizzeri all’estero, ha convenuto l’esecutivo argoviese. Motivazioni sposate anche dalla stragrande maggioranza del parlamento cantonale.

“È rallegrante che abbiano ascoltato i nostri argomenti e che li abbiano esposti pubblicamente. È un bel riconoscimento”, commenta la direttrice dell’OSE Ariane Rustichelli, La decisione delle autorità argoviesi “è incoraggiante, soprattutto in un periodo in cui si levano voci ostili”, osserva la direttrice dell’OSE, alludendo all’idea avanzata da taluni di limitare il diritto di voto degli svizzeri all’estero.

Nel segno del compromesso

Se, come sembrerebbe far presagire l’ampio sostegno dei partiti politici, i votanti argoviesi domenica accorderanno ai loro compatrioti residenti all’estero il diritto di partecipare alle elezioni del Consiglio degli Stati, la loro decisione consoliderebbe una nuova tendenza, che tuttavia si rifà a una caratteristica tradizionale della politica svizzera: la soluzione di compromesso.

In passato, dieci cantoni – primo fra tutti il Ticino nel lontano 1893, secondo il Giura sin dalla sua nascita nel 1979 – avevano accordato agli svizzeri all’estero tutti i diritti di voto.

Zurigo, nel 2005, ha imboccato una nuova via, seguita poi da Basilea Città e ora, se domenica dalle urne uscisse il sì, da Argovia: gli svizzeri all’estero ottengono il diritto di voto unicamente per il Consiglio degli Stati, oltre a quello per il Consiglio nazionale, mentre restano esclusi dalle elezioni degli altri organi cantonali e dalle votazioni cantonali, così come da quelle comunali. Per le questioni prettamente cantonali e comunali, prevale l’opinione secondo cui i connazionali residenti all’estero non hanno le conoscenze sufficienti per poter decidere con cognizione di causa e non sono direttamente interessati.

Nessuna discriminazione giuridica, una questione politica

Le ragioni che hanno portato Zurigo, Basilea Città e le autorità cantonali argoviesi a decidere di accordare il diritto di voto agli svizzeri all’estero per il Consiglio degli Stati fanno sorgere un interrogativo: il federalismo è sufficiente per continuare a consentire a 13 cantoni di trattare diversamente gli svizzeri all’estero oppure è una discriminazione cui la Confederazione deve porre rimedio?

Esperto di diritto e scienze politiche, Corsin BisazCollegamento esterno non ha dubbi: “La questione è di ordine politico”; dal profilo giuridico, questa diversità di trattamento “non costituisce una discriminazione”. La Costituzione federaleCollegamento esterno è chiara: la procedura d’elezione del Consiglio degli Stati è di competenza dei singoli Cantoni, mentre quella del Consiglio nazionale compete alla Confederazione.

“Il fatto che oggigiorno l’elezione dei parlamentari di tutte e due le Camere avvenga allo stesso momento – ad eccezione di Appenzello Interno, il cui rappresentante al Consiglio degli Stati è eletto dalla Landsgemeinde in aprile – è una questione puramente organizzativa, non è un obbligo prescritto”, sottolinea Corsin Bisaz. Il collaboratore scientifico del Centro per la democrazia di Aarau (ZDACollegamento esterno) e docente all’Università a distanza SvizzeraCollegamento esterno osserva che quella riguardante gli svizzeri all’estero non è l’unica differenza, ce sono molte altre.

Solo per citare alcuni esempi: i consiglieri agli Stati dei cantoni di Neuchâtel e del Giura sono eletti con il sistema proporzionale, mentre gli altri sono eletti con il maggioritario; Glarona è l’unico cantone in cui l’età minima dei votanti è di 16 anni, contro i 18 anni in tutti gli altri; alcuni cantoni consentono elezioni tacite sin dal primo turno, altri solo al secondo e altri ancora non le permettono mai.

Anche le regole elettorali cantonali non sono comunque immutabili. Gli svizzeri all’estero lo hanno potuto constatare. Se le loro attese domenica in Argovia saranno soddisfatte, saranno a metà strada del cambiamento. Il numero di cantoni che accordano tali diritti ai loro espatriati salirebbe infatti a 13, ossia la metà dei 26 che compongono la Confederazione.

Altri sviluppi

Venti contrari sull’e-voting

Argovia ha già dimostrato di essere sensibile alle necessità del proprio elettorato all’estero con la sua adesione alle prove di voto elettronico. È dal 2010 che il cantone offre la possibilità di votare online agli svizzeri all’estero iscritti nel suo catalogo elettorale. Un’offerta che aveva dovuto temporaneamente sospendere, in seguito alla revoca dell’autorizzazione, da parte del governo svizzero, nell’agosto 2015, al sistema del consorzio “Vote électronique”, al quale faceva capo insieme ad altri otto cantoni.

Argovia ha poi ripreso le prove nel settembre 2017, avvalendosi di un altro sistema: quello sviluppato dal cantone di Ginevra. Quest’ultimo ha recentemente suscitato polemiche, dopo che degli hacker hanno dimostrato di poter facilmente reindirizzare potenziali votanti su una pagina web appositamente preparata. Le sezioni giovanili di tutti i partiti del cantone di Argovia promuovono ora una petizione onlineCollegamento esterno che esorta “il governo a rinunciare all’estensione del voto elettronico per le prossime votazioni fino a quando la salvaguardia della segretezza del voto e la sicurezza contro le manipolazioni non siano inequivocabilmente garantite”.

All’ultima votazione federale del 23 settembre scorso, ha partecipato il 23,58% dei 9’720 svizzeri all’estero iscritti nel catalogo elettorale del cantone di Argovia. Il 63,18% di costoro ha votato online.


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