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Votazione federale 27.9.2020: congedo di paternità di due settimane

Anche i padri avranno diritto a un congedo alla nascita dei figli

un homme avec son bébé
Catherine Delahaye / Photononstop

Il popolo svizzero ha dato via libera all’introduzione di un congedo per la paternità. Sarà così colmata una vistosa lacuna nel sistema sociale: la Svizzera era il solo paese in Europa che non accordava per legge questo diritto ai padri. 

Quindici anni dopo l’adozione di un congedo di maternità, anche i padri che esercitano un’attività lucrativa potranno beneficiare di un diritto analogo alla nascita di un figlio o di una figlia, seppure di durata più breve.

Il congedo di paternità, di due settimane, sarà pagato attraverso le indennità per perdita di guadagno (IPG), come già il caso per il congedo di maternità, che ha una durata minima legale di 14 settimane. Le IPG sono finanziate attraverso i prelievi salariali, pagati metà ciascuno dal datore di lavoro e dal dipendente. Un neo-padre riceverebbe l’80% del suo reddito medio per 14 giorni, ma al massimo 196 franchi per giorno.

Oltre il 60% degli elettori e una chiara maggioranza di Cantoni hanno approvato questa nuova prestazione sociale. La proposta è stata respinta da 9 Cantoni della Svizzera centro-orientale di lingua tedesca, tradizionalmente  più conservatori.

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In futuro i padri potranno quindi prendere un congedo di due settimane, entro sei mesi dal giorno della nascita dei figli. Attualmente vengono generalmente concessi dai datori di lavoro solo uno o due giorni di libero, quindi non più di quanto accordato in caso di trasloco.

La Svizzera è il solo paese europeo a non disporre ancora di un congedo per i padri garantito per legge. Fino al 2005 era anche l’unico paese a non avere neppure un congedo di maternità. Tale diritto era stato ancorato nella Costituzione federale già nel 1945, ma decine di tentativi di creare una nuova assicurazione si erano regolarmente arenati in parlamento o erano stati respinti in votazione popolare.

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“Eccellente notizia”

Il risultato di questa votazione rappresenta “un’eccellente notizia” e dimostra che la nascita dii un figlio “concerne anche gli uomini”, ha dichiarato il consigliere nazionale socialista Mathias Reynard, che si è battuto in Parlamento e durante la campagna per il “sì” alle urne. A suo avviso, si tratta di un primo passo verso una vera politica famigliare.

“Così colmiamo un po’ il ritardo a livello europeo, ma siamo ancora lontani dalla media dell’OCSE”, ha aggiunto Reynard, secondo il quale l’obbiettivo a medio termine deve essere ora l’introduzione di un vero congedo parentale in Svizzera, sull’esempio di quanto già fatto in diversi paesi europei.

Il direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) Hans-Ulrich Bigler ha invece deplorato l’esito di questo scrutinio, affermando che peserà sulle giovani generazioni. “Sono preoccupato per il finanziamento di tutti questi regimi di assicurazioni sociali”, ha detto il rappresentante delle piccole e medie imprese.

Forti resistenze

Come per il congedo di maternità, anche l’introduzione di un congedo di paternità è stata ostacolata da forti resistenze da parte dei partiti di destra e degli ambienti economici. L’impulso per il cambiamento di rotta è venuto da un’iniziativa popolare lanciata nel 2016 da sindacati, partiti di sinistra e diverse associazioni attive nei settori dell’uguaglianza, della famiglia e della gioventù.

L’iniziativa, intitolata “Per un congedo di paternità ragionevole – a favore di tutta la famiglia”, prevedeva l’istituzione del diritto a un congedo di paternità remunerato di almeno quattro settimane, da prendere al più tardi entro 12 mesi dalla nascita di ogni figlio. Questa proposta non ha ottenuto il sostegno della maggioranza del parlamento, che ha però deciso di elaborare un controprogetto, nonostante il parere contrario del governo.

Il controprogetto del parlamento non va oltre un congedo di due settimane, ma si è rivelato comunque sufficiente per spingere i promotori dell’iniziativa a ritirare il loro testo. La soluzione adottata dalle Camere federali avrebbe infatti permesso di istituire il congedo per legge, quindi più rapidamente e senza dover ricorrere necessariamente ad una votazione federale, come nel caso invece di ogni iniziativa popolare.  

Costi troppo alti

La normativa approvata dal parlamento ha però spinto gli oppositori al principio del congedo di paternità ad impugnare il referendum, sperando in una bocciatura da parte del popolo. Il comitato referendario – formato principalmente da imprenditori, membri dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), nonché di alcuni liberali radicali (PLR, destra liberale) – è riuscito a raccogliere le 50’000 firme necessarie per imporre un verdetto alle urne.

I promotori del referendum hanno denunciato principalmente i costi generati dal congedo paternità. Respingevano un aumento dei prelievi sui salari e ritenevano che le piccole e medie aziende avrebbero sofferto particolarmente di questo nuovo obbligo.

Il comitato criticava inoltre l’introduzione di un’assicurazione sociale supplementare, dal momento che il finanziamento di altre istituzioni, come l’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS) non è garantito a lungo termine. Sosteneva inoltre che “madri e padri devono decidere in merito alle proprie responsabilità e in base ai loro bisogni come far custodire i propri figli”.

Vantaggi anche per le imprese

Per il comitato di sostegno al congedo paternità, si tratta invece di un passo importante per colmare una lacuna nel sistema sociale svizzero e concretizzare una politica moderna della famiglia, come pure per favorire una maggiore uguaglianza tra uomini e donne, con una migliore distribuzione del lavoro retribuito e non retribuito.

Anche le piccole e medie imprese potranno approfittarne, in quanto i costi saranno ripartiti tra tutte le aziende, indipendentemente dalle loro dimensioni, e tutti i dipendenti. Inoltre, il comitato ritiene che il congedo di paternità andrà a beneficio dell’economia svizzera, attirando personale altamente qualificato e facilitando il ritorno delle donne sul mercato del lavoro.

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