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Trionfo per la legge sulle epizoozie

Le campagne di vaccinazioni obbligatorie contro la malattia della lingua blu sono state all'origine del referendum contro la modifica della legge sulle epizoozie Keystone

Astensionismo ai massimi storici e chiaro avallo popolare: è il risultato del voto di domenica sulla revisione della legge per lottare contro la diffusione di malattie infettive degli animali.

Davide non ha sconfitto Golia nella votazione popolare di domenica in Svizzera. La manciata di contadini e naturopati della Svizzera centrale e orientale che aveva lanciato il referendum ed era riuscita a portare alle urne la modifica della legge sulle epizoozie (LFE) è infatti uscita perdente dallo scrutinio federale. Il risultato è stato schiacciante: il 68,3% di sì contro il 31,7% di no.

Nella maggior parte dei cantoni i voti a favore hanno superato o sfiorato il 60%. Particolarmente massiccio il sostegno alla revisione in tutta la Svizzera francese, dove sono state anche registrate le punte massime di sì: l’88,5% nel cantone di Vaud e l’86,7% in quello di Ginevra.

Soltanto due cantoni – Uri con il 57,7% di no e Appenzello Interno con il 55,4% – hanno respinto la revisione. Questa è stata accetta sul filo di lana a Svitto (50,3% di sì) e Obwaldo (50,8% di sì). Questi risultati riflettono il successo che avevano registrato i promotori del referendum in questi cantoni nella raccolta delle firme.

Tale logica non è invece rispecchiata nei risultati usciti dalle urne nei cantoni di Glarona e San Gallo. Quest’ultimo era stato il cantone dove erano state raccolte più firme in assoluto. Persino di più di Zurigo, il cui elettorato è quasi il triplo di quello sangallese. Ma domenica il 59,8% dei votanti sangallesi ha detto sì e lo stesso ha fatto il 57,1% di quelli glaronesi.

La seconda più bassa partecipazione di tutti i tempi

La riuscita del referendum aveva sorpreso tutti, poiché la modifica di legge era stata approvata dal parlamento con un solo voto contrario, e perché i promotori non avevano il sostegno di alcun partito o grande organizzazione. Il risultato della votazione di domenica era invece dato per scontato.

La revisione era infatti sostenuta dall’Unione svizzera dei contadini e da tutti i partiti rappresentati nel parlamento svizzero, ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che i referendari erano riusciti a convincere. Ma diverse sezioni cantonali del più grande partito della Svizzera avevano mantenuto l’appoggio alla modifica di legge.

Rientrava pure nelle previsioni una scarsa mobilitazione, per un voto che non è praticamente stato preceduto da alcuna campagna, soprattutto nelle regioni urbane, dove è concentrato circa il 70% della popolazione svizzera. I promotori del referendum non avevano infatti i mezzi finanziari necessari.

Con un tasso del 27,44%, la partecipazione è molto vicina al record negativo, registrato il 4 giugno 1972. Allora aveva votato il 26,7% dell’elettorato, chiamato ad esprimersi su due decreti federali, entrambi accettati con oltre l’80% di sì.

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Tra gioie e amarezze

Il forte astensionismo non ha guastato la festa al ministro dell’agricoltura Johann Schneider-Ammann, che si aspettava una scarsa mobilitazione. A suo avviso, quel che conta è “la chiarezza del risultato, segno di fiducia nelle autorità federali”. Il ministro ha d’altra parte assicurato agli oppositori alla riforma che prende sul serio le loro preoccupazioni e che anche in futuro si applicheranno le regole attuali in materia di vaccinazioni.

Ovviamente soddisfatto dall’esito dello scrutinio, il direttore dell’Unione svizzera dei contadini Jacques Bourgeois, ha commentato all’agenzia di stampa ats che “i pochi cittadini che si sono recati alle urne non si sono lasciati tentare dagli argomenti dei fautori del no”. A suo avviso, la revisione di una legge che data del lontano 1966 era necessaria, perché avere animali in buona salute è essenziale per un paese che ha una produzione animale da 5 miliardi di franchi.

Deluso dal responso delle urne, il rappresentante del comitato referendario Daniel Trappitsch ha accusato domenica le autorità federali di aver diffuso il panico e promesso che continuerà a lottare contro le vaccinazioni. “L’allarmismo ha ottenuto il suo effetto”, ha detto il naturopata sangallese all’ats. “L’Ufficio federale di veterinaria e l’Unione svizzera dei contadini hanno fatto paura alla popolazione agitando lo spettro di epidemie. Non si è tenuto conto dei fatti”, ha aggiunto.

Nuove disposizioni per prevenire nuovi pericoli

La Svizzera sostituirà dunque presto una legge ormai vecchia di quasi mezzo secolo con nuove disposizioni che mirano a prevenire efficacemente epizoozie (epidemie tra animali) e zoonosi (malattie trasmesse da animali all’uomo). A tal fine, la Confederazione assumerà la direzione della prevenzione e della lotta alle malattie infettive degli animali.

Era contro questa concentrazione di potere che si battevano i promotori del referendum, i quali reclamavano l’istituzione di un ente indipendente, sul modello della commissione paritetica creata nel cantone di Zurigo, che comprendesse anche rappresentanti della Protezione degli animali, della medicina veterinaria sia classica, sia complementare, e dei detentori di animali.

Gli oppositori vedevano nella nuova legge una cambiale in bianco nelle mani della Confederazione per decretare vaccinazioni obbligatorie degli animali e denunciavano l’assenza, nelle disposizioni, di metodi di prevenzione naturali.

Dal canto loro, i fautori della modifica giudicavano indispensabile la revisione per disporre delle basi legali che consentano di attuare una politica di prevenzione e di lotta contro le epizoozie adeguata agli accresciuti rischi di diffusione di infezioni animali e della loro trasmissione all’uomo. Pericoli derivanti dall’aumento degli scambi e dei trasporti a livello mondiale, come anche dai mutamenti climatici.

L’ombra della lingua blu

All’origine dei timori di gran parte dei promotori del referendum c’erano le loro esperienze durante la crisi della malattia della lingua blu. Tra i loro bovini e ovini si erano improvvisamente e inspiegabilmente verificati decessi, deperimenti, aborti, nascite premature e problemi vari, che a loro avviso avevano un punto di partenza in comune: le vaccinazioni contro quella malattia, imposte dall’Ufficio federale di veterinaria nel 2008 e poi ripetute nei due anni seguenti.

La causa non era però stata dimostrata scientificamente e la stragrande maggioranza dei contadini non era stata risarcita. Inoltre chi aveva rifiutato di far vaccinare i propri animali era stato perseguito e multato.

Con la modifica della Legge sulle epizoozie (LFE), la Confederazione assume la direzione della prevenzione e della lotta contro le epidemie di malattie infettive animali. Il governo federale emana prescrizioni e disciplina il finanziamento delle misure di prevenzione. Può applicare una tassa temporanea a carico dei detentori di animali, fissa la parte dei costi coperta con tale tassa e la quota coperta dai cantoni. Può gestire banche di vaccini, procurarsi vaccini contro le epizoozie e distribuirli gratuitamente o a prezzo ridotto. Può concludere trattati internazionali nel settore della salute degli animali.

Ai cantoni spettano i compiti di esecuzione, di polizia, di perseguimento e di giudizio. Se sono accertate violazioni della LFE, le autorità sporgono denuncia penale. Alcune pene sono inasprite rispetto alla LFE vigente.

Per il si schieravano il governo, il parlamento, l’Unione svizzera dei contadini, la Protezione svizzera degli animali, la Società dei veterinari svizzeri e tutti i partiti presenti alle Camere federali, ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Benché anche i loro rappresentanti in parlamento avessero approvato il testo, la maggioranza dei delegati dell’UDC a livello nazionale ha deciso un cambiamento di rotta. Tuttavia, alcune sezioni cantonali del partito hanno sostenuto la revisione.

Oltre che dall’UDC, il NO era raccomandato dall’Associazione dei piccoli e medi contadini (VKMB), dal sindacato agricolo Uniterre, dall’associazione Bio Suisse, dall’Associazione contro le fabbriche di animali (VgT), dal Partito svizzero per gli animali, da organizzazioni di adepti di medicine alternative e di persone critiche verso le vaccinazioni, in particolare “Netzwerk Impfentscheid N.I.E” (una rete che chiede studi indipendenti sulle vaccinazioni, segnatamente con procedure di controllo in doppio cieco per la valutazione degli effetti dei vaccini).

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