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Sondaggio: si consolida il fronte del “no” a No Billag

È ulteriormente cresciuto nelle ultime settimane il numero degli oppositori all’iniziativa che vuole abolire il canone radiotelevisivo. Secondo l’ultimo sondaggio della SSR, quasi i due terzi dei votanti vogliono respingere questa proposta. Sorprendente balzo dei sostegni, invece, nella Svizzera italiana. 

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Appare sempre più probabile una bocciatura dell’iniziativa popolare “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)”, che esige un finanziamento su basi puramente commerciali di tutte le emittenti radiotelevisive in Svizzera. In base al secondo sondaggio della SSR, realizzato tra il 7 e il 14 febbraio dall’istituto gfs.bern, il 65% delle persone interrogate rifiuta la proposta lanciata da giovani membri dell’Unione democratica di centro (UDC) e del Partito liberale radicale (PLR).   

Il fronte del “no” ha quindi guadagnato altri 5 punti percentuali, a scapito di quello dei sostenitori, che scende al 33%. Secondo gli autori dell’inchiesta, questi dati non vanno intesi come un pronostico, ma solo come un indicatore delle intenzioni di voto a metà febbraio. Va però notato che soltanto il 2% degli intervistati non sa ancora come votare il prossimo 4 marzo e che, tra i sostenitori e gli oppositori, ben il 78% afferma di essere già sicuro della propria scelta.

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Differenze regionali 

Il rafforzamento del campo degli oppositori è legato allo spostamento delle intenzioni di voto nella Svizzera tedesca: in questa regione i contrari sono saliti al 66%, con una progressione di 9 punti percentuali. I sostenitori sono calati al 33%, mentre solo l’1% delle persone contattate si dichiara ancora indeciso.

Più stabile la situazione nella Svizzera francese, che registrava finora l’opposizione più massiccia all’iniziativa No Billag, con un 67% di contrari. Il loro numero si è leggermente ridotto di 3 punti percentuali, una proporzione equivalente a quella guadagnata dai sostenitori, che salgono al 31%. Il 5% degli intervistati rimane indeciso. 

Sorprendono, invece, i dati raccolti nella Svizzera italiana, dalla quale emergono gli sbalzi più grandi rispetto al primo sondaggio. La quota degli oppositori è scesa dal 65% al 48%, mentre il campo del “sì” ha compiuto un grande salto in avanti, passando dal 25% al 48%. Situazione quindi di parità a pochi giorni dal voto, con soltanto un 4% di indecisi. A detta dei politologi dell’istituto gfs.bern, nella Svizzera italiana si delineerebbe un voto di protesta, influenzato dalla campagna della Lega dei ticinesi e dell’Unione democratica di centro. 

Questi dati sorprendono ancora di più, tenendo conto del fatto che la regione di lingua italiana beneficia maggiormente della chiave di ripartizione del canone all’interno della SSR: solo il 4% dei proventi viene raccolto nella Svizzera italiana, che riceve però il 22% del totale. 

No da tutte le generazioni 

Rispetto al primo sondaggio si sono nettamente livellate le differenze emerse tra le varie generazioni. L’iniziativa viene ormai respinta da tutte le classi di età e perfino dai più giovani: dal 62% delle persone tra 18 e 39 anni, dal 66% di coloro che situano tra 40 e 64 anni, e dal 67% dei più anziani, a partire da 65 anni.

Il sondaggio

Per la seconda indagine demoscopica in vista della votazione federale del 4 marzo 2018, l’istituto gfs.bern ha intervistato 1400 persone con diritto di voto, selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra il 7 e il 14 febbraio.

Il margine di errore è di ±2,7 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch. 

Gli svizzeri residenti all’estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.

Anche da questo sondaggio risulta che le posizioni espresse dai partiti su No Billag sono sostenute dalla maggioranza dei loro elettori. L’iniziativa viene infatti approvata soltanto da coloro che si riconoscono nell’Unione democratica di centro (UDC), con un 59% di consensi contro il 51% al primo sondaggio SSR. 

Il testo viene invece bocciato dagli elettori degli altri principali schieramenti politici: l’86% del Partito socialista (PS), 85% del Partito ecologista svizzero (PES), 77% del Partito popolare democratico (PPD), 72% del Partito liberale radicale (PLR). 

Coesione e pluralità delle opinioni 

I proventi del canone sono attualmente destinati alle emittenti radiotelevisive che adempiono il mandato costituzionale di servizio pubblico, ossia la SSR e 34 stazioni private (13 televisioni regionali e 21 radio locali). In base al mandato, queste emittenti devono, tra l’altro, fornire informazioni che presentano gli avvenimenti in modo corretto, riflettere la pluralità delle opinioni e contribuire allo sviluppo culturale della popolazione. 

Secondo i promotori dell’iniziativa, il settore radiotelevisivo dovrebbe essere lasciato in futuro alle forze del mercato e gli utenti dovrebbero pagare soltanto per i programmi che consumano effettivamente, invece di dover versare un contributo fisso. 

Per il governo e il parlamento, il canone è indispensabile per fornire su tutto il territorio un’offerta radiotelevisiva di qualità, che rispecchi la pluralità delle opinioni e contribuisca alla coesione di un Paese suddiviso in quattro regioni linguistiche e culturali. 

Sì al Nuovo ordinamento finanziario 

Appare già scontata l’approvazione del Nuovo ordinamento finanziario (NOF 2021), che autorizzerebbe la Confederazione a prelevare per altri 15 anni l’Imposta federale diretta (IFD) e l’Imposta sul valore aggiunto (IVA). Si tratta delle due principali risorse finanziarie che alimentano le casse statali: nel 2016, l’IFD e l’IVA hanno assicurato un gettito fiscale di circa 43,5 miliardi di franchi, pari a quasi il 65% delle entrate totali. 

Secondo il sondaggio, il 74% degli intervistati intende votare a favore del NOF 2021, ossia il 5% in più rispetto al primo sondaggio. Il regime finanziario viene tuttora respinto soltanto 16% delle persone interrogate, mentre il numero degli indecisi è sceso al 10%. 

Da notare che il NOF 2012 aveva ottenuto in parlamento il sostegno di tutti i partiti e non sembrava quindi dover suscitare opposizioni in vista del voto. A metà gennaio, si è però costituito un piccolo comitato contrario, capeggiato dall’up!schweiz (partito indipendente Svizzera), una formazione di giovani libertari, al quale hanno aderito anche alcuni membri dell’UDC, del Partito liberale radicale (PLR, destra), dei Giovani PLR e del Partito Pirata. Il comitato, che denuncia l’IFD e l’IVA quali imposte dannose, vuole stimolare un dibattito pubblico sulla crescita costante del carico fiscale. 

In realtà, il NOF 2021 non comporta alcun cambiamento delle due imposte: né aumenti, né diminuzioni. Non si vota sulle aliquote dell’IFD e dell’IVA, bensì sul principio – ancorato nella Costituzione – che la Confederazione possa riscuoterle, ma a tempo determinato: fino al 2035. Questo principio è ampiamente assodato. È ormai iscritto da quasi 60 anni nella Costituzione federale e, a scadenze regolari, popolo e cantoni hanno sempre avallato il suo rinnovo.

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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