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La bicicletta in pista per la Costituzione svizzera

un operaio sta dipingendo su una corsia stradale il pittogramma simbolo delle ciclopiste.
La bicicletta è una componente importante della mobilità lenta, sulla quale la Svizzera punta nei prossimi anni. Governo e parlamento ritengono che ancorando nella Costituzione la possibilità per la Confederazione di promuovere e coordinare i provvedimenti per le vie ciclabili, si darebbe un impulso fondamentale al loro sviluppo. La parola finale spetterà al popolo. Keystone

Promuovere la mobilità ciclistica in Svizzera, creando infrastrutture adeguate: è l’obiettivo dell’iscrizione delle vie ciclabili nella Costituzione elvetica, sottoposta al voto popolare il 23 settembre. Un passo necessario secondo il governo e il parlamento. L’Unione democratica di centro reputa invece l’emendamento superfluo e illusorio.

La proposta di estendere alle piste ciclabili l’articolo costituzionale sui sentieri e i percorsi pedonaliCollegamento esterno riscuoterà il medesimo successo alle urne che ottenneCollegamento esterno quasi quarant’anni fa questo stesso articolo? Per la risposta si dovrà aspettare il risultato della votazione federale.

Una certezza però c’è già: le premesse sono analoghe a quelle di allora. Anche adesso tutto è cominciato con un’iniziativa popolare, poi ritirata in favore di un controprogetto diretto, sul quale è converso un vasto sostegno in parlamento.

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Il potere del popolo passa dai pedali

Questo contenuto è stato pubblicato al Spetterà probabilmente al popolo decidere il futuro della bicicletta in Svizzera. A inizio marzo, i promotori dell’iniziativa “per la bici”Collegamento esterno hanno infatti consegnato alla Cancelleria federale le 100mila firme necessarie. Attualmente non esistono dati esaustivi sulla rete di piste ciclabili in Svizzera, fatta eccezione per i percorsi promossi a livello turisticoCollegamento esterno. Ciò malgrado,…

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Nobile obiettivo

Oggi con l’iniziativa “Per la promozione delle vie ciclabili e dei sentieri e percorsi pedonali (Iniziativa per la biciCollegamento esterno)”, come allora con l’iniziativa “Per l’incremento di sentieri e viottoliCollegamento esterno“, il governo e le Camere federali hanno ritenuto giustificato il fine, ma non i mezzi previsti per perseguirlo.

“Nessuno in seno alla commissione ha messo in causa la necessità di sviluppare la mobilità lentaCollegamento esterno, in particolare l’uso della bicicletta, e dunque di prendere misure per favorirla”, ha precisato al Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni) il relatore della commissione preparatoria Raphaël Comte.

Il senatore liberale radicale neocastellano ha ricordato che già nei dibattimenti parlamentari sul controprogetto all’iniziativa “Per l’incremento di sentieri e viottoli”, nel 1977, il Consiglio nazionale (Camera del popolo) aveva giudicato coerente introdurre anche le vie ciclabili nel nuovo articolo costituzionale. All’epoca però la Camera dei Cantoni aveva rifiutato.

La bicicletta era così rimasta esclusa dalla Costituzione federale. Una lacuna oggi considerata inammissibile e da colmare rapidamente, non solo dai promotori dell’iniziativa “Per la bici”, ma anche dal governo e dal parlamento svizzeri.

L’esecutivo federale e numerosi parlamentari hanno citato molteplici benefici che porterebbe un consistente incremento dell’uso di questo mezzo di locomozione negli spostamenti quotidiani e nel tempo libero. I vantaggi principali sarebbero il decongestionamento del traffico motorizzato privato e la diminuzione dell’affollamento dei mezzi pubblici di trasporto, con conseguenti riduzione dei consumi energetici, delle emissioni inquinanti e dei rumori. Non da ultimo, dato che andando in bicicletta si fa movimento fisico, si contribuirebbe anche alla promozione della salute.

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Valorizzare il potenziale con infrastrutture sicure

Questo mezzo è molto diffuso tra tutta la popolazione. Secondo le stime, in Svizzera sono in circolazione quasi 4 milioni di biciclette e le vendite negli ultimi anni sono rimaste a livelli elevati. Nel 2017 ne sono state vendute circa 330mila, il 4,2% in più dell’anno precedente. Quasi 90mila erano e-bike, la categoria che è in continua espansione e che, con un’impennata del 16,3% ha segnato un nuovo record. Circa due terzi dei nuclei familiari hanno almeno una bici, elettriche comprese.

Ma il potenziale di utilizzazione negli spostamenti quotidiani è lungi dall’essere sfruttato. Si calcola che quasi l’80% dei tragitti in autobus e tram e il 50% di quelli in auto non superano i cinque chilometri, vale a dire una distanza che potrebbe tranquillamente essere percorsa in bicicletta.

Per incentivarne l’uso è indispensabile creare vie ciclabili sicure e di qualità, vale a dire separate dal traffico motorizzato, come pure dai marciapiedi e altre vie pedonali. Una necessità urgente non solo in prospettiva dell’ulteriore forte crescita del traffico attesa nei prossimi anni, ma anche alla luce dell’evoluzione del numero di ciclisti vittime di incidenti in Svizzera, hanno riconosciuto il governo e la stragrande maggioranza dei parlamentari.

Infatti, “la mobilità ciclistica è l’unico ambito nel quale, dal 2000, il numero di persone ferite o morte in un incidente è aumentato”, ha rilevato la ministra dei trasporti Doris Leuthard, lanciando la campagna per il voto popolare. Un aumento su cui ha inciso l’espansione della bici elettrica.

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Evoluzione indicizzata delle vittime (morti e feriti) di incidenti stradali in Svizzera dal 2000 al 2017 swissinfo.ch

La Confederazione non “deve”, “può”

Con la modifica costituzionale sottoposta al voto popolare il 23 settembre, la Confederazione sarebbe incaricata di emanare principi anche sulle vie ciclabili, così come fa per i sentieri e i percorsi pedonali. Nel controprogetto, il governo ha infatti ripreso questa rivendicazione dell’iniziativa popolare. Ha invece ritenuto eccessiva la richiesta dell’iniziativa di attribuire alla Confederazione il compito tassativo di promuovere e coordinare i provvedimenti dei Cantoni e di terzi per la realizzazione di reti di sentieri, percorsi pedonali e vie ciclabili sicure e attrattive e per informare su di esse, “nel rispetto delle competenze dei Cantoni”.

In nome del federalismo e del rispetto dell’autonomia cantonale, l’esecutivo elvetico ha preferito mantenere la forma potestativa – ossia, la Confederazione “può promuovere e coordinare” – dell’articolo vigente. Rispetto a quest’ultimo, però, la possibilità della Confederazione di sostenere e coordinare sarebbe estesa anche a provvedimenti di terzi – si pensa in particolare alle organizzazioni attive in questi campi – e all’informazione su queste reti viarie, come chiedeva l’iniziativa.

Un inutile compito supplementare, secondo l’UDC

Con questa soluzione di compromesso, il controprogetto ha brillantemente superato l’esame parlamentare: l’hanno approvato tutti i partiti, ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC). I rappresentanti di quest’ultima si sono opposti, giudicando che la modifica è inutile e che interferisce nella divisione delle competenze tra Confederazione, Cantoni e Comuni.

“Qui interferiamo nella sovranità dei Cantoni e dei Comuni e qui interveniamo in qualcosa che già funziona”, ha detto Thomas Hurter a nome del Gruppo UDC, sottolineando che cantoni e comuni sanno esattamente dove devono intervenire. “La Confederazione non può assolutamente assumere ancora altri compiti che non rientrano affatto nella sua sfera di competenza”, ha rincarato il suo collega di partito Erich Hess.

Secondo i democentristi, d’altra parte, è utopico pensare che creando una rete capillare di ciclopiste si aumenterebbe notevolmente l’uso regolare della bicicletta. Le condizioni meteorologiche spesso avverse – troppo freddo o troppo caldo, pioggia, neve, vento – giocano contro, ha osservato Thomas Hurter. Inoltre, i tragitti della vita quotidiana che si prestano ad essere percorsi facilmente in bici sono quelli pianeggianti, vale a dire nelle città: e lì non ci sono grandi possibilità di estensioni, ha aggiunto.

La decisione finale spetterà all’elettorato, che sarà chiamato ad esprimersi unicamente sul controprogetto. Il compromesso formulato dal governo, infatti, oltre alla stragrande dei parlamentari, ha soddisfatto anche i promotori dell’iniziativa, che l’hanno quindi ritarata, al fine di dare un sostegno compatto al testo sottoposto al voto. Per essere adottato, esso dovrà ottenere la doppia maggioranza di sì: dei votanti e dei cantoni.

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