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La “sovranità alimentare” non sarà iscritta nella Costituzione federale

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L'iniziativa "Per la sovranità alimentare", intendeva promuovere un'agricoltura locale, diversificata e sostenibile dal profilo sociale e ambientale. Keystone/Ennio Leanza


Oltre il 68% dei votanti ha bocciato l’iniziativa del sindacato Uniterre, che chiedeva di garantire una migliore protezione del settore agricolo svizzero di fronte alle pressioni per un’apertura dei mercati internazionali e di orientare la politica agricola verso una produzione sostenibile dal profilo ecologico e sociale. 

Lanciata da un’alleanza di sinistra – guidata dal sindacato dei contadini romando Uniterre – l’iniziativa “Per la sovranità alimentare. L’agricoltura riguarda noi tutti” proponeva un programma in dieci punti per mettere in atto un’agricoltura locale diversificata e sostenibile, capace di offrire lavoro e buone condizioni salariali. I suoi promotori pensavano in particolare di poter offrire delle soluzioni per far fronte al crescente calo del numero di aziende agricole in Svizzera, alla pressione della concorrenza internazionale sui contadini e alle ripercussioni negative su uomo e ambiente di una produzione agricola intensiva.

Argomenti che avevano inizialmente convinto una grande fetta della popolazione: nel primo sondaggio della SSR, realizzato a inizio agosto dall’istituto gfs.bern, oltre i tre quarti delle persone interrogate si erano espresse a favore dell’iniziativa. Nelle ultime settimane si sono però nettamente imposti gli argomenti del campo contrario, in cui figuravano anche il governo, la maggior parte dei partiti e delle organizzazioni economiche. 

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Ai loro occhi, l’iniziativa avrebbe fatto aumentare sensibilmente i costi delle derrate alimentari e avrebbe creato conflitti con i partner commerciali della Svizzera. Il testo faceva inoltre temere una maggiore intrusione dello Stato nel settore agricolo, tramite l’applicazione di ulteriori standard ecologici e sociali per la produzione di derrate alimentari. Va inoltre notato che il popolo svizzero ha appena approvato il principio di una politica agricola sostenibile, accettando nel 2017 l’articolo costituzionale sulla sicurezza alimentare. 

Dallo scrutinio di questa domenica emerge una chiara spaccatura tra la Svizzera francese e le altre regioni del paese. L’iniziativa ha infatti ottenuto una maggioranza di preferenze a Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Giura, mentre è stata  respinta da tutti gli altri Cantoni. Ciò che non sorprende eccessivamente, dato che il testo era stato depositato e promosso dal sindacato Uniterre, molto radicato nei Cantoni francofoni.

Commenti della stampa

Tages-Anzeiger 

L’iniziativa “Per la sovranità alimentare” voleva guidare l’agricoltura secondo i principi di un’economia pianificata, ad esempio aumentando il numero di persone che lavorano nel settore agricolo. Il testo, che conteneva ricette obsolete, è stato giustamente respinto in modo massiccio. 

Neue Zürcher Zeitung 

Anche i promotori dell’iniziativa ‘Per la sovranità alimentare’ hanno giocato male le loro carte. A differenza dei Verdi, il sindacato degli agricoltori Uniterre non ha però mai cercato di celare il pericolo di conflitti commerciali. Un rischio che il popolo elvetico ha preferito non correre. Malgrado la doppia bocciatura, il risultato odierno non modifica lo scetticismo crescente della popolazione nei confronti di un’agricoltura che produce in maniera così intensiva, che rovina il suolo e che priva insetti e uccelli del loro ecosistema.

Watson.ch 

Nella popolazione svizzera si osserva un chiaro disagio nei confronti della politica agricola. Questo non è tuttavia abbastanza marcato da incidere sul portafogli. Il timore di un aumento dei prezzi ha verosimilmente avuto un ruolo. La Svizzera francese è però un’eccezione: lì le preoccupazioni dei contadini suscitano parecchia simpatia.

Campagna allarmistica

La campagna dei contrari è stata “allarmistica” e ha spaventato i cittadini, ha dichiarato Mathias Stalder, segretario di Uniterre. Il coordinatore dell’iniziativa si è detto “ovviamente non soddisfatto” del risultato scaturito dalle urne, anche perché, prima di sgonfiarsi in modo inesorabile, inizialmente il sostegno al testo era piuttosto consistente. 

Ci siamo dovuti confrontare con un mucchio di bugie orchestrate a colpi di milioni”, ha denunciato Pierre-André Tombez, il presidente dell’alleanza in favore dell’iniziativa. A suo avviso, il testo promosso da Uniterre arriva cinque anni troppo presto. “I politici, soprattutto quelli del PLR, dovranno ricordarsi” delle idee del sindacato agricolo in futuro, quando ci si troverà in uno stato di “crisi avanzata”, ha ammonito. 

Da parte sua, Economiesuisse, ostile a entrambi i testi, ha sostenuto che il doppio no è una vittoria per i consumatori. La duplice bocciatura è un rifiuto all’isolamento e a una politica dirigista. Secondo la federazione delle imprese elvetiche, ad uscirne rafforzati da questo scrutinio sono l’industria agroalimentare, il commercio al dettaglio e l’agricoltura svizzera. 

Mutamento radicale 

L’iniziativa mirava ad un cambiamento radicale della politica agricola, attribuendo allo Stato un ruolo più attivo nella regolamentazione del mercato agricolo e dei prezzi. Tra l’altro, la Confederazione avrebbe dovuto adottate misure per promuovere prezzi equi e rafforzare gli scambi diretti tra agricoltori e consumatori. 

Obbiettivo dell’iniziativa era inoltre di favorire l’aumento della popolazione attiva in agricoltura e la sopravvivenza delle piccole aziende. Il testo postulava l’armonizzazione delle condizioni salariali dei lavoratori agricoli a livello federale. Sarebbero stati vietati i prodotti stranieri che non avrebbero soddisfano gli standard sociali e ambientali svizzeri. Gli altri sarebbero stati soggetti a dazi doganali. 

La proposta del sindacato Uniterre contemplava infine anche il divieto di un uso agricolo di organismi geneticamente modificati, compresi gli organismi modificati con nuove tecnologie, quali la ricombinazione non naturale del genoma. In Svizzera gli OGM possono essere utilizzati solo a scopo di ricerca: il loro impiego in agricoltura è soggetto fin dal 2005 a una moratoria, prorogata per ben tre volte dal parlamento e valida fino alla fine del 2021. 

Minaccia per la competitività e l’innovazione 

Il governo aveva invitato gli elettori a respingere l’iniziativa, ritenendo che avrebbe messo a repentaglio i progressi ottenuti con la politica agricola degli ultimi 25 anni. Secondo il Consiglio federale, la proposta di Uniterre avrebbe danneggiato la competitività e lo spirito di innovazione della filiera agroalimentare elvetica, limitando tra l’altro il margine di manovra della Svizzera nell’ambito della politica estera. 

Sempre a detta del governo, l’obiettivo di promuovere una agricoltura contadina variata e sostenibile è già garantito dalla Costituzione federale, in particolare dall’articolo 104a sulla sicurezza alimentare, approvato dai votanti nel settembre 2017. La Confederazione dispone anche di strumenti per proteggere le terre coltive e i prezzi agricoli e per promuovere la trasformazione, lo stoccaggio e la commercializzazione di prodotti agricoli a livello locale. Le sovvenzioni alle esportazioni saranno abolite in ogni caso entro il 2020 in virtù degli accordi presi in seno all’ Organizzazione mondiale per il commercio (OMC). 

D’altro canto, per il Consiglio federale, l’iniziativa rappresentava una svolta pericolosa rispetto alla politica di apertura del mercato agricolo perseguita dalla Confederazione. Un accresciuto intervento dello Stato sulle strutture e sul mercato si sarebbe tradotto in un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e quindi in una perdita di competitività del settore agricolo svizzero. Anche i settori del turismo e della ristorazione ne avrebbero subito le conseguenze. 

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