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Riforma fiscale e legge sulle armi: verso un doppio “sì”

Foto votazione
La riforma sull'imposizione delle imprese dovrebbe permettere alla Svizzera di adeguarsi agli standard internazionali, ponendo fine ai regimi privilegiati accordati a società che dispongono solo di una sede fiscale o amministrativa sul territorio elvetico. Keystone

Dovrebbe superare la prova delle urne il complesso progetto approvato dal parlamento per riformare la tassazione delle imprese e assicurare il finanziamento dell’AVS. Secondo un sondaggio della SSR, il campo dei sostenitori si è ulteriormente rafforzato nelle ultime settimane, mentre si delinea tuttora un chiaro “sì” alla revisione della legge sulle armi.

A pochi giorni dalla votazione federale del 19 maggio si è nettamente allargato il distacco tra sostenitori e oppositori alla RFFA, ossia la nuova legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS). In base al secondo sondaggio della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), realizzato a fine aprile dall’istituto gfs.bern, il 59% delle persone contattate intende approvare il controverso pacchetto messo a punto l’anno scorso dal parlamento.

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Il campo del “sì” è quindi cresciuto di altri 5 punti rispetto alla prima inchiesta della SSR, condotta a fine marzo. I contrari sono scesi al 35%, contro il 37% di un mese fa, mentre solo il 6% degli interrogati non sa ancora come votare, contro il 9% nel primo sondaggio. Benché vi sia ancora un margine d’incertezza, emerge quindi un pronostico favorevole per la RFFA.

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Sostegni dagli elettori di tutti i partiti

Il progetto di riforma viene sostenuto dagli elettori delle tre principali regioni linguistiche del paese. Nella Svizzera francese il 60% delle persone intervistate intende votare a favore, contro il 58% nei Cantoni di lingua tedesca e il 55% nella Svizzera italiana.

La RFFA viene ora appoggiata da una maggioranza di elettori di tutte le maggiori formazioni politiche. Il “sì” predomina perfino tra i simpatizzanti del Partito ecologista svizzero (PES/Verdi) e dei Verdi liberali (VL), due partiti che si sono schierati contro la riforma sulla tassazione delle imprese e il finanziamento dell’AVS. Il 49% degli elettori del PES afferma di voler approvare il testo, mentre gli oppositori sono scesi al 43%. Per quanto riguarda i VL, i sostenitori raggiungono addirittura il 77%, mentre i contrari sono scesi al 20%.

Due riforme in un solo pacchetto

Il sondaggio 

Per la seconda indagine demoscopica in vista della votazione federale del 19 maggio 2019, l’istituto gfs.bern ha intervistato, tra il 23 e il 30 aprile, 5817 persone con diritto di voto, selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera. 

Il margine di errore è di ±2,7 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch. 

Con la nuova Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS, il parlamento ha tentato di legare in un solo pacchetto due riforme sottoposte separatamente al popolo nel 2017 ed entrambe bocciate. Due anni fa, il 59% dei votanti aveva respinto la Riforma III dell’imposizione delle imprese (RII III), varata per adeguare la legislazione svizzera agli standard dell’OCSE ed evitare il rischio di sanzioni internazionali. Questo progetto era stato combattuto con successo dalla sinistra, secondo la quale la RII III conteneva troppi regali fiscali per le imprese e troppe perdite finanziarie per la Confederazione e i Cantoni.

Due anni fa, il popolo aveva rifiutato anche il progetto Previdenza per la vecchiaia 2020, con la quale il governo e la maggioranza delle Camere federali intendevano proporre un’ampia riforma dei due pilastri obbligatori che sorreggono il sistema pensionistico: l’AVS, gestita dallo Stato, e la previdenza professionale, amministrata dalle casse pensioni e dalle assicurazioni private. A far naufragare questo progetto erano state le opposizioni giunte da destra e dalla sinistra più radicale.

La RFFA è il frutto di una volontà di compromesso tra i maggiori partiti di centro, centro-destra e sinistra. Nel nuovo progetto di riforma dell’imposizione delle imprese la maggioranza borghese del parlamento ha fatto alcune concessioni alla sinistra, riducendo le perdite finanziarie per le casse statali. Le due Camere hanno inoltre abbinato a questa riforma una compensazione sociale: 2 miliardi di franchi dovranno essere versati nelle casse dell’AVS. Una somma che dovrebbe corrispondere all’importo perso da Confederazione e Cantoni per offrire anche in futuro una tassazione sufficientemente attraente per le imprese e competitiva a livello internazionale.

Chiara maggioranza per la nuova legge sulle armi

Anche dal secondo sondaggio della SSR si profila un massiccio “sì” a favore della revisione della legge sulle armi, approvata l’anno scorso dal parlamento. Il testo viene sostenuto dal 65% degli intervistati, con una leggera flessione dell’1% rispetto ai dati raccolti a fine marzo. Il 34% si dice contrario (+1%), mentre solo l’1% delle persone interrogate rimane indeciso.

Con questa nuova legge, governo e parlamento intendono trasporre nel diritto svizzero una modifica della direttiva dell’UE sulle armi, che prevede in particolare un disciplinamento più severo di quelle semiautomatiche. In quanto Stato partecipante allo spazio di Schengen/Dublino anche la Svizzera è chiamata, almeno parzialmente, a riprendere nella sua legislazione varie direttive dell’UE.

Controllo delle armi automatiche

Scopo della nuova direttiva dell’UE è di ridurre i rischi che armi automatiche e semiautomatiche finiscano in mercati illegali e, quindi, nelle mani di criminali e terroristi. Per questo motivo, i membri dell’Unione hanno deciso di rendere più difficile l’acquisto di queste armi, migliorare la loro tracciabilità e rafforzare lo scambio di informazioni tra gli Stati membri in materia di sicurezza.

Secondo i sostenitori dei cambiamenti legislativi, la direttiva dell’UE rispetta le peculiarità e le tradizioni elvetiche nel tiro. I cambiamenti non toccano i fucili d’assalto dei soldati svizzeri e i tiratori privati possono continuare a praticare liberamente il loro sport e a comprare o vendere armi. Le modifiche non riguardano inoltre i cacciatori.

La revisione della legge sulle armi viene combattuta da un referendum lanciato dalla Comunità di interessi del tiro svizzero e sostenuto dall’Unione democratica di centro. Ai loro occhi le nuove disposizioni non apportano assolutamente nulla contro il terrorismo e sono solo inique e liberticide. La direttiva corrisponderebbe ad un divieto de facto del possesso di armi private, ossia una delle libertà fondamentali, che protegge i cittadini da possibili abusi da parte dello Stato o della collettività.

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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