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Sondaggio: passaporto più facile, Riforma III ancora incerta

Secondo uno studio, quasi 25’000 giovani potrebbero presentare una domanda di naturalizzazione facilitata nel caso di un’accettazione della riforma il 12 febbraio. Keystone

La naturalizzazione agevolata degli stranieri della terza generazione viene sostenuta dai due terzi degli svizzeri: è quanto risulta dal secondo sondaggio della SRG SSR per le votazioni del 12 febbraio. Chiaro margine di consensi anche per il nuovo Fondo per le strade nazionali, mentre la Riforma III dell’imposizione delle imprese rimane in bilico. 

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Il margine di consensi a favore della naturalizzazione agevolata si è ridotto di 8 punti rispetto al primo sondaggio realizzato a fine dicembre dall’istituto gfs.bern, ma rimane tuttora alquanto massiccio. Secondo i nuovi dati, raccolti tra il 18 e il 25 gennaio, il 66% delle persone interrogate intende approvare i cambiamenti costituzionali che consentirebbero ai giovani stranieri della terza generazione di naturalizzarsi mediante una procedura agevolata. Il 31% è invece contrario e il 3% si dichiara ancora indeciso. 

“Rispetto al primo sondaggio si denota che gli oppositori hanno guadagnato un po’ di terreno nei confronti dei sostenitori. Ciò è inabituale per una proposta presentata dal governo, ma sussiste una solida maggioranza”, rileva Martina Mousson, politologa dell’istituto gfs.bern.

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Il progetto mira a ridurre gli ostacoli e i tempi per la naturalizzazione dei giovani della terza generazione, che attualmente devono sottoporsi alla stessa procedura dei loro genitori o dei loro nonni, a meno che non siano sposati con un cittadino o una cittadina svizzera. Potranno però beneficiarne solo coloro che sono nati sul territorio elvetico, hanno meno di 25 anni, detengono un permesso di domicilio C e hanno frequentato almeno 5 anni di scuola dell’obbligo nella Confederazione. 

La naturalizzazione agevolata è sostenuta dal governo e da quasi tutti i partiti, per i quali gli stranieri della terza generazione sono ben integrati in Svizzera, mentre non hanno quasi più legami con il loro paese di origine. Le modifiche di legge sono invece combattute dall’Unione democratica di centro (destra conservatrice), che accusa gli altri partiti di voler “svendere” la nazionalità svizzera. 

Aumentano i contrari alla Riforma III 

Situazione di quasi parità per quanto concerne invece la Riforma III dell’imposizione delle imprese. I sostenitori di questa complessa normativa sono diminuiti del 5%, scendendo a quota 45%. Nel contempo si è invece rafforzato il campo del no: il 44 % degli intervistati intende bocciare il progetto di riforma fiscale, il che corrisponde ad un aumento di ben il 9% rispetto al primo sondaggio. Decisivo per l’esito di questo oggetto sarà quindi il posizionamento nei prossimi giorni degli indecisi, il cui numero rimane piuttosto alto, a quota 11%.

“La campagna delle ultime settimane ha mobilitato soprattutto gli elettori della sinistra, ma anche coloro che hanno una posizione critica nei confronti del governo. Il dibattito si concentra infatti sulla questione di sapere se le promesse del governo sull’impatto della riforma sono degne di fiducia”, osserva Claude Longchamp, responsabile dell’istituto gfs.bern.

Con la Riforma III dell’imposizione dell’imprese, il Consiglio federale intende adeguare la Svizzera ai nuovi standard internazionali, che esigono un’armonizzazione parziale delle legislazioni tributarie e la soppressione delle pratiche fiscali considerate “dannose”. Saranno quindi soppressi i regimi speciali concessi dai Cantoni a holding, società miste e società di domicilio, che, secondo l’UE e l’OCSE, distorcono la concorrenza fiscale.   

Agli occhi della sinistra, la maggioranza borghese del parlamento ha però approfittato di questa riforma per concedere troppi regali fiscali alle grandi aziende e ai loro azionisti. Le misure previste faranno perdere 3 miliardi di franchi all’anno di introiti fiscali alla Confederazione, ai Cantoni e ai Comuni, che andranno a carico degli altri contribuenti e in particolare della classe media. Per i partiti di centro e di destra, la riforma permetterà invece alla Svizzera di rimanere competitiva a livello fiscale, di attirare nuove aziende dall’estero e di accrescere quindi anche il gettito fiscale. 

Fondo stradale in viaggio verso la meta

Si delinea infine un probabile sì alla proposta di creare un nuovo Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA), che dovrebbe garantire un più solido finanziamento dei costi per l’uso e la manutenzione dell’infrastruttura stradale. Il 62% dei partecipanti al sondaggio si è espresso a favore del fondo (+2%), contro un 28% (-4%) di contrari e un 10% di indecisi (-3%). 

Per il governo e la maggioranza del parlamento, il FOSTRA rappresenta lo strumento adatto per risolvere i problemi di capacità delle strade nazionali, eliminare gli ingorghi nei centri nevralgici e realizzare diversi progetti di circonvallazione. Secondo gli oppositori, quasi solo del Partito ecologista svizzero (PES), il fondo non risolverà invece i problemi di traffico, che si concentrano soprattutto negli agglomerati. In questi centri urbani occorrerebbe piuttosto investire in tram, bus e in piste per biciclette e pedoni.

Il sondaggio

Per la seconda indagine demoscopica in vista della votazione federale del 12 febbraio 2017, l’istituto gfs.bern ha intervistato 1’423 persone con diritto di voto selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra il 18 e il 25 gennaio scorsi.

Il margine di errore è di ±2,7 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch.

Gli svizzeri residenti all’estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.


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