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L’aiuto per i più bisognosi all’esame delle urne bernesi

Gli ambienti di sinistra nel canton Berna si oppongono ai tagli generalizzati negli aiuti sociali. © Keystone / Thomas Delley

Devono essere riviste al ribasso o al contrario al rialzo le prestazioni dell'aiuto sociale, ossia dell'ultima rete di protezione della sicurezza sociale svizzera? Per la prima volta, il popolo avrà voce in capitolo su questo tema politicamente molto delicato. Il voto del 19 maggio nel cantone di Berna è un test per il resto della Svizzera.

Casi di abuso e di frode ampiamente mediatizzati, aumento del numero di beneficiari in alcune città del Paese, livello di prestazioni considerato troppo elevato per alcune fasce della popolazione: l’assistenza sociale è da diversi anni al centro di accesi dibattiti in Svizzera.

Finora le discussioni politiche erano generalmente rimaste limitate all’interno dei parlamenti dei 26 cantoni svizzeri, che hanno la competenza di legiferare in questo campo.

Assistenza sociale in Svizzera

  • L’assistenza sociale deve consentire alle persone bisognose di condurre una vita dignitosa e autonoma e promuovere la loro integrazione sociale. 
  • Per poter beneficiare dell’assistenza sociale, si devono aver esaurite tutte le risorse: reddito, patrimonio, prestazioni assicurative e diritti a contributi di mantenimento.
  • Nella maggior parte dei cantoni, l’aiuto sociale ricevuto deve essere rimborsato quando la situazione economica dei beneficiari migliora. 
  • I costi dell’assistenza sociale sono generalmente assunti dal cantone e dai comuni di residenza.
  • Negli ultimi dieci anni il tasso di assistenza sociale in Svizzera è rimasto relativamente stabile. Nel 2017 ammontava al 3,3% della popolazione. 

Tra meno di due settimane, i cittadini del cantone di Berna saranno i primi in Svizzera a pronunciarsi su uno degli elementi più delicati dell’assistenza sociale: l’importo del cosiddetto forfait globale destinato a coprire il fabbisogno di mantenimento dei beneficiari.

Due progetti sono in concorrenza tra loro alle urne: la maggioranza politica di destra del secondo cantone più popoloso della Svizzera sostiene una revisione della legge sull’assistenza sociale, che prevede una riduzione dell’8% di questo importo forfettario rispetto alle raccomandazioni della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSASCollegamento esterno).

Per i giovani adulti fino a 25 anni e i richiedenti asilo ammessi provvisoriamente, il taglio potrebbe arrivare fino al 15%. Per quanto riguarda le persone che si ritiene non facciano abbastanza sforzi per trovare un lavoro o migliorare le conoscenze linguistiche, il forfait di mantenimento potrebbe essere abbassato del 30%.

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Conflitto tra sinistra e destra

Sostenuta dal capo del dicastero bernese della sanità pubblica e della socialità, Alain SchneggCollegamento esterno, dell’Unione democratica del centro (UDC/destra conservatrice), la proposta è stata avallata l’anno scorso dal parlamento cantonale. “Non è normale che una persona con un salario basso si ritrovi alla fine del mese con meno soldi rispetto a un beneficiario dell’assistenza sociale. Con questa riforma, vogliamo rendere il lavoro più attrattivo e favorire l’integrazione professionale delle persone che ricevono l’aiuto sociale”, argomenta Pierre Alain Schnegg.

La misura consentirebbe di risparmiare tra gli 8 e i 19 milioni di franchi all’anno, una parte dei quali sarebbe ridistribuita a progetti di integrazione professionale.

“Non è attaccando i più deboli che si risolverà il problema dei bassi salari in Svizzera”.
Maurane Riesen, deputata socialista bernese

Gli ambienti di sinistraCollegamento esterno hanno reagito con il lancio di un “progetto popolare”, una sorta di referendum. Munito di oltre 16’000 firme, il testo reclama il versamento di contributi di aiuto sociale secondo gli standard COSAS. Più generoso della legge in vigore, il progetto popolare prevede inoltre che i disoccupati di età superiore ai 55 anni che giungono al termine del loro diritto alle indennità ricevano prestazioni complementari, sul modello delle rendite delle assicurazioni vecchiaia e superstiti (AVS) e invalidità (AI), invece dell’assistenza sociale.

“Non è attaccando i più deboli che si risolverà il problema dei bassi salari in Svizzera, denuncia Maurane RiesenCollegamento esterno, deputata socialista al parlamento bernese. Oggi si parla solo di abusi e di truffatori per mascherare una triste realtà, ossia che le disuguaglianze sociali nel nostro paese continuano ad allargarsi”.

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In gioco la solidarietà intercantonale

Il capo del dicastero della sanità pubblica e della socialità del cantone di Berna, Pierre Alain Schnegg, difende fermamente il progetto di riduzione generalizzata dell’aiuto sociale. Keystone / Lukas Lehmann

Al di là del classico confronto tra sinistra e destra, nel quale si oppongono solidarietà e responsabilità individuale, nelle urne bernesi il 19 maggio si combatte una battaglia ancora più importante: il futuro delle politiche di armonizzazione nel campo dell’aiuto sociale in Svizzera.

Dagli anni ’60, la Conferenza delle istituzioni per l’assistenza ai poveri, nel frattempo divenuta COSAS, ha il compito di elaborare delle norme per la concezione e il calcolo dell’assistenza sociale, rivolte sia alle autorità cantonali e comunali sia alle organizzazioni private.

L’obiettivo è in particolare quello di evitare disparità eccessive e un “turismo sociale” che andrebbe a scapito dei comuni e dei cantoni più generosi. Tuttavia, attaccando frontalmente queste norme, che effettivamente non sono vincolanti, le autorità bernesi stanno ora infrangendo un tabù. “Interventi parlamentari che mirano a ridurre i forfait di mantenimento, secondo il modello bernese, sono già stati inoltrati in diversi cantoni”, deplora Corinne Hutmacher-Perret, responsabile degli studi alla COSAS.

Ripercussioni sulla salute mentale

Secondo la COSAS, oggi non c’è alcun motivo di mettere in discussione l’importo del forfait accordato ai beneficiari dell’assistenza sociale. Questo tanto più che negli ultimi anni sono già stati effettuati adeguamenti al ribasso per i giovani adulti e le famiglie numerose.

“Adattattiamo semplicemente le norme COSAS alla realtà del nostro cantone. È l’essenza stessa del federalismo svizzero”.
Pierre Alain Schnegg, ministro UDC bernese

Vari studi dimostrano peraltro che tale riduzione non fa aumentare il livello di integrazione dei beneficiari dell’assistenza sociale nel mercato del lavoro. Al contrario. “L’aumento della pressione economica si ripercuote spesso sulla salute psichica delle persone, spingendole ancora di più nella precarietà. D’altra parte, non bisogna dimenticare che un terzo dei beneficiari dell’assistenza sociale sono bambini e adolescenti”, sottolinea Corinne Hutmacher-Perret.

Di fronte a norme che sono frutto di un consenso raggiunto dopo molti anni di discussioni tra tutti gli attori interessati, il cantone di Berna non mostra forse un egoismo fuori luogo? “Altri cantoni si sono già presi delle libertà con questi standard COSAS senza suscitare emozioni, replica Pierre Alain Schnegg. Del resto, la spesa media di un’economia domestica bernese è inferiore dell’8% rispetto alla media svizzera. Quindi adattattiamo semplicemente queste norme alla realtà del nostro cantone. È l’essenza stessa del federalismo svizzero”.

Come viene calcolato il forfait globale?

Oltre a coprire i costi dell’alloggio e dell’assicurazione malattie di base, l’assistenza sociale versa un importo forfettario per il fabbisogno di mantenimento, che deve permettere di coprire il minimo (vitto, vestiario, trasporti, pulizia e cura dell’alloggio, ecc.)

Il calcolo si basa sul livello di consumo del 10% delle economie domestiche più povere stabilito dall’Ufficio federale di statistica. Attualmente questi costi di mantenimento ammontano a 986 franchi per una persona che vive da sola e 2110 franchi per una famiglia di quattro persone. Secondo uno studio pubblicato all’inizio dell’anno dalla COSASCollegamento esterno, questo importo forfettario basta appena a coprire il minimo vitale.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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