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Votato il raddoppio del Gottardo ma la storia non finisce qui

L'interno della galleria del San Gottardo Keyston

Vincoli costituzionali e ambientali, opinione pubblica divisa e il previsto lancio del referendum si frappongono alla costruzione della seconda galleria autostradale nel cuore delle Alpi

Con il voto del Consiglio nazionale di mercoledì il parlamento svizzero ha dato il via libera al raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo, nodo nevralgico nel sistema dei trasporti alpini tra nord e sud Europa che connette la Lombardia alla Valle del Reno. Ma la realizzazione del secondo tubo di 16,9 chilometri sotto le Alpi, qualora supererà lo scoglio del referendum che sarà lanciato nelle prossime settimane da partiti di sinistra e ambientalisti, non comporterà alcun potenziamento della capacità di traffico veicolare.

Chiusura dell’attuale galleria per quasi tre anni

La vicenda, su cui si è innestato un acceso dibattito pluridecennale nella Confederazione, è infatti particolarmente complessa e presenta molteplici risvolti. Di certo c’è che entro il 2025 il traforo a due corsie, inaugurato nel 1980, dovrà essere chiuso per circa 900 giorni per consentire i primi rilevanti interventi di risanamento. Nel frattempo, a pochi chilometri di distanza, sarà aperta la galleria ferroviaria di pianura lunga 57 chilometri ma, almeno sul piano delle comunicazioni stradali, il Ticino resterà comunque isolato per quasi 3 anni (soprattutto d’inverno) dal resto del paese. Un’evenienza che le autorità federali, come testimonia la stessa presa di posizione delle due Camere, intendono scongiurare.

D’altro canto il popolo svizzero 20 anni fa si era chiaramente espresso, in votazione popolare, in favore del trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia e un preciso articolo costituzionale (art 84 comma 3) – conseguenza diretta di quella consultazione – vieta l’aumento della “capacità delle strade di transito nella regione alpina”. Indirizzo confermato nella successiva votazione popolare del febbraio 2004 sul controprogetto all’Iniziativa Avanti che proponeva, tra le altre cose, il raddoppio del Gottardo. Inoltre c’è il tragico precedente del 24 ottobre 2001 quando 11 persone morirono nell’incendio seguito allo scontro frontale tra due camion. Da quella data sono stati introdotte restrizioni per motivi di sicurezza alla circolazione dei Tir nella galleria (divieto di incrocio e sistema di dosaggio).

Le due alternative a confronto

La soluzione di compromessa proposta dal governo federale consiste quindi nella realizzazione di un secondo tubo, nel quale sarà convogliato tutto il traffico bidirezionale (come avviene oggi) durante i lavori di ristrutturazione, in seguito però le due gallerie saranno messe in funzione unidirezionalmente a una sola corsia, rispettando così i dettami costituzionali. Costo dell’operazione 2,8 milioni di franchi ma l’alternativa non sarebbe molto più conveniente dal profilo economico. Per le eventuali quattro stazioni di trasbordo di camion e auto su ferrovia, previste a Biasca, Airolo, Rynächt e Göschenen, l’investimento non sarebbe inferiore a 1,8 milioni. Senza contare il carico ambientale per la costruzione e l’esercizio di questi terminal che si estenderanno complessivamente per 135’000 m2 nella zona alpina e che dovranno poi essere smantellati. E in ogni caso il problema del risanamento sarà solo rimandato poiché, con l’usura dell’infrastruttura, si riproporrà inevitabilmente in un secondo tempo.

Sull’altro fronte si teme invece che una volta costruita la seconda galleria nei periodi di emergenza (traffico estivo e pasquale) si sarà tentati di aprire le quattro corsie. Ma su tutte queste questioni, conformemente a tutti gli snodi che hanno cadenzato la storia elvetica, sarà chiamato a pronunciarsi di nuovo il popolo. (red)

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