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La nuova immigrazione italiana in Svizzera

“Per fare archeologia in Calabria, ho dovuto trasferirmi a Basilea”

Domenico Brunacci si occupa di archeologia. Originario della Puglia, attualmente è studente di master e aiuto assistente presso l'Università di Basilea, città in cui si è trasferito per poter lavorare in uno scavo in Calabria che gli sta molto a cuore. Conosciamolo in questa intervista, la seconda di una serie dedicata ai volti della nuova immigrazione italiana in Svizzera. 

“È un’attività manuale e mentale allo stesso tempo. E il fatto di cercare qualcosa e non sapere cosa troverai, mi ha sempre dato uno stimolo a fare le cose”. È con queste parole che Domenico Brunacci ci racconta della sua passione: l’archeologia, che è anche il suo ambito di lavoro e di studi.

In questa serie di ritratti conosceremo delle persone che negli ultimi anni per necessità, interesse, (o anche per puro caso) dall’Italia sono immigrate in Svizzera. 

Si tratta di una diaspora molto diversa da quella arrivata nella Confederazione negli anni ’60 e ’70. Allora l’immigrazione italiana era formata soprattutto da persone con un basso livello di formazione che lavoravano in fabbriche, cantieri e ristoranti. Oggi, molti di coloro che varcano il confine per stabilirsi nella Confederazione hanno già un diploma in tasca e non sono pochi coloro che emigrano per motivi di studio.

Sono la nuova immigrazione italiana, quella di cui molto si parla per il modo in cui sono spesso definite tante delle persone che ne fanno parte: “cervelli in fuga”. Se è vero per alcuni, altri non si riconoscono affatto in questa definizione. Ogni storia, insomma, è unica.

Questa sua capacità di trovare motivazione ed energia nella scoperta dell’ignoto gli è sicuramente stata utile anche quando, per studiare, ha deciso di trasferirsi a Basilea dalla Puglia, dove è nato e cresciuto. 

Non sono molti gli studenti stranieri che in Svizzera decidono di seguire un curriculum umanistico, ci spiega quando lo incontriamo presso l’Università della città elvetica. Chi viene a studiare nella Confederazione sceglie generalmente facoltà scientifiche. Archeologicamente parlando, inoltre, il territorio svizzero ha sicuramente meno da offrire rispetto all’Italia. 
Tuttavia, Domenico Brunacci ha scelto Basilea per un motivo ben preciso: poter lavorare su un sito archeologico in Calabria che gli sta molto a cuore: quello di Francavilla Marittima. 

Fin da bambino veniva in vacanza in queste zone, di dove è originario il padre. Quest’ultimo gli raccontava di antiche città del territorio, della loro storia, delle loro leggende e miti. I suoi conseguenti studi in archeologia all’Università di Bari hanno ancora rafforzato questo legame.

“Come scalare una montagna”

L’unico modo per lavorare a Francavilla Marittima era entrare a far parte di uno dei progetti delle università straniere che detengono i diritti di scavo: Copenaghen, Groninga e, appunto, Basilea, che lavora nella necropoli, il contesto che più interessava a Domenico Brunacci.

La sua richiesta di poter collaborare al progetto era stata inizialmente rifiutata poiché non era uno studente iscritto a Basilea, ma quando per caso un posto si è liberato, la facoltà l’ha ricontattato e nel 2016 ha iniziato a lavorare allo scavo come studente esterno. Una volta ottenuta la laurea, è diventato un membro della facoltà di Basilea a tutti gli effetti e, oltre agli studi di master, da settembre ha anche un lavoro come aiuto assistente, sempre nell’ambito del progetto di Francavilla.

Ma essere catapultati dalla Puglia a Basilea non è stato facile. Il costo della vita (inizialmente per mantenersi ha anche lavorato come traslocatore), la vita sociale diversa e soprattutto la lingua tedesca sono state ardue sfide.

Ci spiega che per lui l’Università in Svizzera è come una montagna da scalare. Prima bisogna imparare la tecnica poi ci si avvia verso la cima. “C’è chi mi ha dato dell’irresponsabile per aver fatto questa scelta”, dice. “Ma ai miei amici ‘di giù’ racconto sempre come qui una persona competente, in gamba, di qualsiasi nazionalità, può farcela. Ti danno degli aiuti, e studiando bene meriti il tuo posto e vai avanti. In altri luoghi avere il diritto allo studio è difficile. Una situazione che in Svizzera è superata da tanti anni”. 
 

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