La televisione svizzera per l’Italia
La nuova immigrazione italiana in Svizzera

“La Svizzera mi ha regalato il tempo di esprimere il mio talento”

Artista e graphic designer, Stefania Pinsone sta tentando, con successo, di far riconoscere il proprio lavoro nel mercato globale dell'arte. Incontriamola nella prima di una serie di interviste che ci faranno conoscere alcuni dei volti della nuova immigrazione italiana in Svizzera.

Roma, Londra, Seon. No, il piccolo comune del cantone Argovia non stona accanto alle due capitali.  Perlomeno se l’argomento di discussione è il lavoro di Stefania Pinsone. È proprio a Seon che la incontriamo, nella galleria d’arte R4L che quest’inverno ha organizzato una mostra sulle sue opere, vicino a dove l’artista attualmente risiede con il marito.  

In questa serie di ritratti conosceremo delle persone che negli ultimi anni per necessità, interesse, (o anche per puro caso) dall’Italia sono immigrate in Svizzera. 

Si tratta di una diaspora molto diversa da quella arrivata nella Confederazione negli anni ’60 e ’70. Allora l’immigrazione italiana era formata soprattutto da persone con un basso livello di formazione che lavoravano in fabbriche, cantieri e ristoranti. Oggi, molti di coloro che varcano il confine per stabilirsi nella Confederazione hanno già un diploma in tasca e non sono pochi coloro che emigrano per motivi di studio.

Sono la nuova immigrazione italiana, quella di cui molto si parla per il modo in cui sono spesso definite tante delle persone che ne fanno parte: “cervelli in fuga”. Se è vero per alcuni, altri non si riconoscono affatto in questa definizione. Ogni storia, insomma, è unica.

Roma è dove è cresciuta e ha studiato, ma è anche il luogo dal quale ha sentito il bisogno di partire per poter continuare a fare ciò che sentiva di dover realizzare in quanto artista.

A Londra, infine, la sua arte ha cominciato a essere notata ad alti livelli. Un suo quadro, lo scorso anno, ha vinto una competizione internazionale svoltasi nella capitale britannica e presieduta dal professore emerito della Royal College of Art Dan Fern. Un riconoscimento che per “effetto domino”, ci spiega, le sta aprendo altre porte nella cosmopoli.

La regola dei due anni

Sopravvivere esclusivamente tramite il lavoro di artista non è facile, ma nella regione di Basilea la sua attività di graphic designer (che svolge soprattutto per piccole aziende di chimica e farmaceutica) le permette di avere delle entrate e le lascia abbastanza tempo per potersi dedicare alla sua altra professione. A Roma “sarebbe stato impensabile”.

Ciò non vuol dire che farsi una nuova vita al di là del confine sia stato facile. “Per gli italiani, che tendono ad essere anarchici, può essere fastidioso e pesante doversi adattare alle molte regole svizzere, che sono però ciò che permette il vivere civile”, dice.

Secondo Stefania Pinsone il tempo che il Paese concede per integrarsi è limitato. “Se non riesci ad adattarti, generalmente te ne vai nei primi due o tre anni, ed è un mutuo accordo, la Svizzera te lo fa capire”.

Stefania Pinsone ci è riuscita. Ma dopo dieci anni nella Svizzera tedesca, l’opinione che si è fatta del Paese è netta: “La Svizzera è un paese molto patriottico e nazionalista”, dice, “tende a omogeneizzare le spinte esterne, anche quelle portate dall’immigrazione e dagli ‘expat’, e questo è una grossa difficoltà per un artista, il cui scopo è distinguersi ed essere diverso”.

Anche se la Svizzera resta il suo “atelier”, il luogo che Stefania Pinsone dunque ha scelto come vetrina è Londra, cosmopoli del mercato dell’arte internazionale.

Un luogo che obbliga a uscire dalla logica di essere italiana o svizzera e nel quale per potersi imporre bisogna essere, come Stefania Pinsone, una “cittadina del mondo”.

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