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Stress test globale per la libertà di espressione

SWI swissinfo.ch dà spazio alle "Voci di libertà dal mondo"

© Ed Kashi / Vii

La libertà d'espressione è un diritto umano, ma è lungi dall'essere scontata. Molte persone nel mondo continuano a battersi per essa, giorno dopo giorno. Su SWI swissinfo.ch, alcune di loro parlano delle proprie idee.

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 marzo 2023

Manami, Dimitri, Jessica, Ellie e Marie sono imprenditori, giornalisti, politici eletti o semplicemente cittadini attivi provenienti da varie parti del mondo. Si esprimono su questioni pubbliche grandi e piccole, controverse oppure no. Ciò che li unisce è l'impegno per esprimersi liberamente e, soprattutto, essere ascoltati.

Nell'epoca della digitalizzazione e dei media sociali globali, la libertà d'espressione deve essere difesa ogni giorno. È questo che fanno le voci che abbiamo sentito nella nostra serie di brevi video "Voci di libertà dal mondo". In condizioni e luoghi molto diversi, nei contesti più disparati, queste persone si battono per la libertà d'espressione.

Contenuto esterno

Il nostro viaggio inizia nella piccola isola giapponese di Ishigaki, quasi 2'000 chilometri a sud di Tokyo. È qui che vive la 28enne Manami Mihara.

Da Ishigaki viaggiamo attorno al globo per raggiungere i Caraibi e Cuba, dove incontriamo la giornalista web Jessica Dominguez Delgado.

Da Cuba avremmo voluto raggiungere la capitale russa Mosca. Ma abbiamo incontrato l'ex caporedattore di un importante canale d'informazione in un luogo totalmente diverso.

Andiamo ora in Irlanda, dove conosceremo Ellie Kisyombe che è riuscita a far sentire la propria voce come una delle prime richiedenti l'asilo a candidarsi per una carica pubblica. 

Ci spostiamo adesso in Brasile, per discutere con Gregorio Duvivier, popolare umorista di Rio de Janeiro che si dice "privilegiato" rispetto a molti suoi colleghi.

Torniamo ora in Svizzera, ma per parlare dello Yemen con il giornalista Nabil Alosaidi secondo il quale la libertà di espressione nel suo Paese natale fa ormai parte del passato.

Partiamo nuovamente verso l'Asia e più precisamente verso la Thailandia, dove a Bangkok incontriamo Pravit Rojanaphruk, uno dei giornalisti più rinomati del sud-est asiatico. Il suo nome figura sulla lista nera dal governo solo per aver osato scrivere e parlare delle sfide di una monarchia dominata dai militari.

Conosciamo ora un'altra coraggiosa "Voce della libertà": Marie Maurisse pubblica la rivista online Gotham City nella città svizzera di Losanna. Insieme al suo team, tratta i crimini economici ed è confrontata quotidianamente con i limiti della libertà di stampa.

Dalla Svizzera, ci dirigiamo ora in Ucraina, dove il giornalista Dylan Carter del Kyiv Post, uno dei più vecchi e affermati giornali in lingua inglese dell'Europa orientale, ci racconta il conflitto che infuria attorno alla libertà di espressione nel suo Paese e di come lui e i suoi colleghi e le sue colleghe siano stati licenziati per via del loro giornalismo critico e professionale. 

Andiamo ora in Lettonia, dove la giornalista russo-ucraina Galina Timchenko vive e lavora da anni. Lì ha creato una piattaforma multimediale online che continua a scrivere ciò che i media russi non possono più pubblicare a causa della censura.

Il Messico è una democrazia emergente, ma anche uno dei Paesi più pericolosi al mondo per giornalisti e giornaliste. Joel Vera ci parla della sua esperienza.

In Italia oltre 20 giornalisti e giornaliste vivono sotto scorta. È il caso di Federica Angeli che andiamo a incontrare a Roma. 

In Venezuela, le voci indipendenti vengono perseguitate e cacciate dal regime di Nicolás Maduro. Il giornalista Carlos Omobono ci racconta come continua la sua lotta per la libertà di espressione dall'Italia: 

Giornalisti e giornaliste cinesi continuano a occuparsi di argomenti considerati tabù dalla leadership di Pechino. Molti dei contributi di Wang Zhi'an hanno contribuito a stabilire la verità nello Stato a partito unico.

Da diversi anni, il clima sociopolitico in Turchia sta diventando sempre più repressivo. Il giornalista Can Dündar ha dovuto lasciare il Paese per questo motivo. Dalla Germania, si impegna per il futuro democratico della sua patria.

Continuate a seguirci e leggete anche i nostri articoli sugli sviluppi della libertà di espressione in altri Paesi come, India, ma anche Ungheria e Polonia, nazioni che hanno preso una svolta verso l'autoritarismo negli ultimi anni. Questo è, in primo luogo, una cattiva notizia per la libertà d'espressione. In questi Paesi, ma anche in molti altri, cittadini e cittadine impegnati e attivi non subiscono solo restrizioni, ma anche persecuzioni e, come a Hong Kong, sono messi in prigione.

Leggete altri aspetti sul tema della libertà d'espressione nel nostro focus:

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Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

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