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Decisione Corte suprema rilancia speranze di risarcimenti

La giustizia argoviese dovrà riesaminare la domanda di risarcimento per danni morali di due figlie di una vittima dell'amianto, che aveva respinto adducendo la prescrizione. In seguito a una decisione della Corte europea dei diritti umani, il Tribunale federale (Corte suprema svizzera) ha accolto il loro ricorso.

La sentenza dei giudici di Losanna interviene dopo che la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2014 ha condannato la Svizzera a causa della prescrizione imposta nelle vicende legate all’amianto. Ora la nuova decisione del Tribunale federale riaccende le speranze delle vittime dell’amianto e dei loro familiari di ottenere degli indennizzi.

Il padre delle due richiedenti è morto nel 2005 per un cancro della pleura. La malattia potrebbe essere stata la conseguenza di una esposizione all’amianto, avvenuta anni fa sul posto di lavoro, presumibilmente durante un apprendistato effettuato nel 1962 presso una fabbrica della Oerlikon.

Prima del decesso, l’uomo aveva fatto causa alla ditta per ottenere 213’000 franchi. Il Tribunale del lavoro nel 2009 aveva però respinto la richiesta a causa della prescrizione, decisione poi confermata da Tribunale cantonale e Tribunale federale.

La Corte europea ha invece accettato la richiesta delle figlie, basandosi sul diritto ad un processo equo. I giudici di Strasburgo hanno in particolare constatato che la legge svizzera prevede una prescrizione di dieci anni per le malattie legate al lavoro, quando nel caso dell’amianto possono trascorrere decine di anni prima dell’insorgere della malattia.

In seguito a questa decisione, le due richiedenti hanno inviato una domanda di revisione del processo al TF, che l’ha accolta, annullando la propria precedente sentenza.

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