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Da Ginevra, Xi Jinping annuncia l’impegno globale della Cina

Un giornalista segue il discorso di Xi Jinping su uno schermo. Nessun giornalista accreditato alle Nazioni Unite ha infatti potuto accedere alla sala delle assemblee. Keystone

Mentre Donald Trump si appresta a prendere le redini della prima potenza mondiale, il presidente cinese Xi Jinping, a capo della seconda potenza economica, ha presentato le priorità dell’impegno internazionale della Cina dalla sede delle Nazioni Unite a Ginevra. Un messaggio trasmesso sotto stretta sorveglianza.

Ginevra si è piegata al volere della Cina per accogliere Xi Jinping nel quarto e ultimo giorno della sua visita di Stato in Svizzera. Un viaggio per il quale sono state create zone riservate e liberticide tramite un imponente dispositivo militare-poliziesco terrestre e aereo.

Mentre a Berna è stato possibile organizzare una manifestazione di protesta poche ore prima del ricevimento di Xi Jinping a Palazzo federale, a Ginevra i contestatari sono stati autorizzati a riunirsi soltanto il giorno prima dell’arrivo del leader del Partito comunista cinese.

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Mercoledì, alcuni temerari hanno tentato di esporre degli striscioni sulla Place des Nations, un luogo abituato alle manifestazioni della società civile internazionale. I contestatari sono però stati fermati e allontanati dalle forze dell’ordine ginevrine.

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Dal canto suo, la maggior parte delle 1’600 persone che lavorano alla sede ginevrina delle Nazioni Unite è stata invitata a rientrare a casa a partire dal pomeriggio. Erano le condizioni volute dalla Cina per accogliere il suo presidente. «Gli Stati membri sono a casa loro all’ONU», ha rammentato davanti ai media Alessandra Vellucci, direttrice del servizio dell’informazione dell’ONU a Ginevra.

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Di fronte a un pubblico selezionato, senza giornalisti, Xi Jinping ha pronunciato un discorsoCollegamento esterno vigorosamente applaudito a ogni pausa. Il presidente della Repubblica popolare cinese si è espresso a favore di un mondo senza armi nucleari che sia in grado di contrastare il riscaldamento climatico. Ha poi rammentato il dovere di rispettare la sovranità degli Stati, piccoli o grandi che siano.

«Dobbiamo respingere il dominio di un solo o di alcuni paesi sulla scena internazionale», ha detto Xi Jinping. La concordia tra l’insieme degli Stati membri dell’ONU, ha ribadito, è necessaria per garantire uno sviluppo socioeconomico equo, secondo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile adottati dalle Nazioni Unite.

Presente al Palazzo delle Nazioni per accogliere il presidente cinese, il nuovo segretario generale dell’ONU Antonio Guterres si è felicitato per questi impegni che concernono in primo luogo le istanze delle Nazioni Unite a Ginevra. «Il fatto che la Cina assuma oggi una netta posizione in favore del multilateralismo – e in questo contesto la Cina sta sviluppando un certo numero d’iniziative concrete – è un fattore estremamente positivo. Il fatto che non siamo d’accordo su tutte le questioni non riduce l’importanza essenziale di questa posizione cinese», ha detto di fronte ai media.

Come sottolineato dal quotidiano Le TempsCollegamento esterno, «la premura di considerare Xi Jinping come il nuovo garante dell’ordine mondiale la dice lunga sullo sconcerto provocato dall’arrivo di Donald Trump alla testa degli Stati Uniti».

Considerato a Ginevra come a Davos un salvatore del sistema internazionale sviluppatosi sulle macerie della Seconda guerra mondiale, Xi Jinping ha ampiamente raggiunto i suoi obiettivi nei confronti dei suoi partner in Africa, Asia e America latina, senza dimenticare il pubblico cinese, ampiamente informato dai media ufficiali del paese.

Proteste dei difensori dei diritti umani

In un articolo di opinioneCollegamento esterno dal titolo “Tappeto rosso sangue per il presidente cinese”, la direttrice della sezione svizzera di Amnesty International, Manon Schick, s’interroga: «I diritti fondamentali dei cinesi sono dunque un dettaglio trascurabile quando s’incontra il presidente del paese più popoloso del mondo? Bisogna evitare di fare la predica alle autorità cinesi con il pretesto delle “differenze culturali” richieste dalla nostra comprensione?».

«Limitare il diritto degli svizzeri di manifestare per evitare di fare arrabbiare il presidente cinese significa trasmettere il messaggio che i diritti fondamentali sono, anche da noi, a geometria variabile. È un cattivo segno», sostiene Schick.

Il governo svizzeroCollegamento esterno ha precisato da parte sua che la questione dei diritti civili e politici sono stati evocati con l’ospite cinese. «Questo tema è affrontato, ma non comunichiamo pubblicamente i dettagli della discussione», ha affermato la presidente della Confederazione Doris Leuthard.

In un’intervista alla Televisione svizzera di lingua francese RTS, realizzata al WEF di Davos, il ministro degli affari esteri Didier Burkhalter si è ciononostante detto «dispiaciuto che i giornalisti svizzeri non abbiano potuto fare delle domande a Xi Jinping».

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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