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Attivo da trent’anni a livello internazionale

Nelle scuole del villaggio per bambini si impara a scrivere, leggere e far di conto Konderdorf Pestalozzi

La Fondazione Villaggio Pestalozzi non gestisce soltanto il paese per bambini a Trogen, nel canton Appenzello Esterno. Da trent’anni è anche impegnata nello sviluppo e nella cooperazione in altre parti del mondo. Prossimamente festeggerà questo importante anniversario.

Il villaggio per bambini Pestalozzi di Trogen è conosciuto in Svizzera per essere stato dal 1946 la dimora per i bambini provenienti dagli Stati coinvolti nella Seconda guerra mondiale (vedi dettagli a fianco). Oggi, le case ospitano bambini e giovani con un background migratorio, figli di rifugiati o emigranti che hanno trovato asilo in Svizzera. Meno noto è invece l’impegno della fondazione in progetti di sviluppo all’estero.

Nel 1982, la fondazione ha deciso di riorientare il suo contributo a favore dei bambini meno fortunati. Già negli anni Settanta, i responsabili si sono accorti che i bambini di Stati del Sud, accolti nel villaggio in Svizzera, raramente ritornavano nella loro patria. Dopo aver trascorso l’infanzia a Trogen si sentivano stranieri nel paese d’origine e a casa in quello d’adozione.

All’inizio degli anni Ottanta, dopo un lungo periodo di siccità in Africa orientale, la fondazione ha deciso di sostenere sul posto i bambini e di non sradicarli dalla loro terra. Ben presto questa strategia di aiuto allo sviluppo è stata estesa anche ad altri paesi.

Sostenere coinvolgendo

La fondazione è presente, per esempio, in Etiopia, uno dei dodici paesi in quattro continenti dove continua a sostenere organizzazioni partner. Sta invece rivalutando il suo impegno in Eritrea, dove vige una politica molto restrittiva nei confronti delle organizzazioni non governative.

Grazie al fatto che la fondazione è attiva in tre Stati confinanti con l’Eritrea, le esperienze acquisite negli scorsi anni non andranno perdute. «Teniamo d’occhio altri progetti in Etiopia e Tanzania», spiega Carmen Meyer, responsabile di progetto per l’Africa orientale, che sottolinea come la collaborazione con le comunità locali, la condivisione e la partecipazione siano fondamentali per il buon funzionamento delle scuole. «Il sapere tramandato da generazioni è integrato nella pianificazione didattica e i piani di studio rispettano le esigenze locali», illustra Meyer.

Nessuna struttura parallela

«Nello stesso tempo collaboriamo con gli uffici statali», evidenzia Beatrice Schulter, responsabile dei programmi internazionali. «Non è nostra intenzione creare una struttura parallela al sistema scolastico dei vari paesi. Ci impegniamo piuttosto nello sviluppo di nuove forme d’insegnamento che potrebbero servire come modello alle autorità scolastiche».

La messa al bando della violenza dalle scuole, la sensibilizzazione dei docenti sui diritti dei bambini e sulla loro identità culturale, così come l’adeguamento dei piani di studio e dei materiali didattici hanno un ruolo centrale nei programmi della fondazione.

Molti Stati hanno capito finalmente che l’educazione delle giovani generazioni è un investimento per il futuro, ricorda ancora Schulter. Inoltre, la fondazione si impegna affinché il numero di bambini scolarizzati cresca e raggiunga la percentuale indicata negli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Infine, per dare la possibilità di frequentare una formazione a bambini e ragazzi che vivono in regioni discoste, l’organizzazione non governativa di Trogen sta finanziando la costruzione di scuole di campagna in Myanmar, Laos, Thailandia e Honduras.

Integrazione di bambini Rom

La fondazione è ancora attiva anche in Europa. Il crollo delle strutture statali esistenti, i conflitti etnici e le crisi economiche rendono difficile la scolarizzazione di molti bambini nell’Europa dell’Est. «I bambini Rom – per esempio – sono molto spesso esclusi da una formazione scolastica. Sosteniamo perciò delle organizzazioni partner presenti in Macedonia, Moldavia e Serbia affinché favoriscano l’integrazione dei bambini Rom e ci sia una sensibilizzazione di insegnanti e autorità nei loro confronti», spiega Schulter.

L’interesse della fondazione non è focalizzato unicamente su questi bambini. «In Moldavia promuoviamo l’inserimento dei bambini disabili nelle scuole pubbliche, grazie anche alle esperienze acquisite in Romania, Stato dal quale ci siamo ritirati dopo la sua adesione all’Unione Europea», ricorda la responsabile dei programmi internazionali.

Infatti, la Fondazione Villaggio Pestalozzi non vuole realizzare progetti propri, ma collaborare con organizzazioni partner del posto. «Sosteniamo un’iniziativa per un massimo di dieci anni, poi quest’ultima dovrebbe essere in grado di continuare in maniera autonoma e professionale. Se il nostro contributo diventa superfluo, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo », concude Schulter.

Affinché anche le ragazze possano seguire una formazione, è necessario ridurre il tragitto casa-scuola e realizzare strutture igienico-sanitarie separate. Le bambine sono contattate da consulenti e associazioni scolastiche. Sono tematizzate la discriminazione e la violenza sui bambini. Le discussioni proseguono poi su forum riservati ai giovani.

Tutti gli Stati in cui è attiva la fondazione hanno ratificato la convenzione dell’ONU sui diritti del fanciullo. Rifacendosi a questo documento, la fondazione può far pressione sui paesi affinché garantiscano una formazione scolastica anche alle ragazze, alle minoranze e ai disabili.

Nei 12 paesi in cui è impegnata la Fondazione Villaggio Pestalozzi, l’accesso alla scuola non è garantito e se ci sono delle scuole, queste si trovano spesso in uno stato precario.

Mancano – per esempio – le più elementari strutture igienico-sanitarie, il materiale scolastico, gli insegnanti o un approccio educativo adeguato all’età degli scolari. Per questo motivo la fondazione forma sul posto docenti locali preparandoli ad insegnare anche in condizioni difficili, per esempio in classi molto numerose. La fondazione intende dare così la possibilità ai bambini di avere una buona istruzione, basata sui diritti dei fanciulli e sulla convivenza pacifica.

L’Associazione Villaggio Pestalozzi per bambini nasce nel 1945.

Nel 1946, dopo la posa della prima pietra nel comune di Trogen, nel canton Appenzello Esterno, sono accolti i primi bambini provenienti dai paesi colpiti dalla guerra.

Nel 1950, l’associazione diventa fondazione.

Dal 1960, agli ospiti europei del

Villaggio Pestalozzi si aggiunsero bambini dal Tibet, poi da Corea, Tunisia, Etiopia, Vietnam, Cambogia e Libano e, dal 1983, orfani svizzeri. La durata del soggiorno varia da poche settimane (soggiorni di formazione o di riposo) a diversi anni.

Dal 1982 la fondazione è attiva anche nei paesi del Sud del mondo.

(Fonte: Dizionario storico della Svizzera)

(Traduzione dal tedesco: Luca Beti)

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