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La storia di Margherita, tra bombe e misteri della Prima Repubblica

La scultura in ricordo della strage di Pizzolungo (Trapani), ordinata dai vertici di Cosa Nostra per uccidere il giudice Carlo Palermo, in cui morirono una donna e i suoi due figli. RSI-SWI

La vicenda personale di Margherita Asta è legata a un pezzo di storia recente italiana, in cui si sono intrecciati attentati mafiosi, politica e strategia della tensione.


Sono trascorsi 35 anni dall’esplosione dell’autobomba che avrebbe dovuto uccidere il giudice Carlo PalermoCollegamento esterno a Pizzolungo (Trapani). È il 2 aprile 1985 quando un killer di Cosa nostra aziona l’ordigno con un telecomando.

Nella deflagrazione vengono dilaniati Barbara RizzoCollegamento esterno, 30 anni, e i due figli gemelli di 6 anni, Salvatore e Giuseppe Asta. Sono la mamma e i fratelli di Margherita AstaCollegamento esterno, oggi attivista antimafia e volontaria dell’Associazione LiberaCollegamento esterno. Quella mattina, a differenza del solito, Margherita non si trova a bordo dell’auto di famiglia, che fa da scudo alla Fiat 132 blindata del magistrato, che viene ferito ma si salva insieme agli agenti della scorta.

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Ancora oggi si scava per scoprire tutta la verità su quel giorno. Si sta, infatti, celebrando il quarto processo sulla vicenda. Quella di Pizzolungo è una strage Collegamento esternopoco raccontata, eppure fondamentale per capire di più sulla storia recente italiana. L’esplosivo usato è in parte lo stesso di altre stragi, come quella in cui resta ucciso il giudice Borsellino o quella del treno rapido 904 del Natale 1984.

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