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Viaggio nell’assistenza sanitaria a domicilio

L'infermiere Johannes Decker prepara i medicinali per una paziente swissinfo.ch

Spitex è la più importante associazione di assistenza medica a domicilio; una sorta di ospedale a casa propria. Viaggio a Berna, nella quotidianità di un servizio che non è solo medicina.

Oltre ai servizi di base, da inizio anno la capitale offre anche un servizio di assistenza ai malati di cancro.

«Sono trent’anni che faccio questo lavoro – afferma Johannes Decker – conosco tutti nel quartiere e a volte più che infermiere mi sento operatore sociale». Decker è uno dei 320 impiegati di Spitex della città di Berna. L’organizzazione sanitaria è una sorta di ospedale a domicilio: gli impiegati prestano le loro cure a casa di quelli che ufficialmente si chiamano «clienti», non pazienti.

Nelle borse che il personale si porta in spalla c’è tutto quello che serve: medicinali, garze, attrezzi per la fisioterapia e per misurare la pressione. «L’ottanta per cento delle persone che seguo hanno più di ottant’anni – spiega Johannes Decker – grazie a Spitex evitano la lunga degenza, rimanendo a casa fra le cose care».

Con gesti collaudati sale nell’appartamento di una signora anziana: prepara le medicine prescritte in un dosatore, dedica 20 minuti alla rieducazione di una mano, misura la pressione. «Ma beve abbastanza? Guardi che con questo caldo bisogna fare attenzione, almeno la sera passa un po’ di tempo in terrazzo? È così bello adesso». Piccole attenzioni che scandiscono la giornata dell’anziana signora: «Non mi lamento, sono tutti bravi».

Ma una giornata è lunga e le persone da assistere sono molte. Dopo un’ora esatta l’infermiere lascia l’appartamento. L’anziana signora saluta con la mano: «Alla prossima».

Le malattie difficili

Da inizio anno Spitex Berna offre anche un servizio oncologico. Susanne Endress è una delle tre infermiere specializzate che si occupano dei malati di cancro: «Attualmente noi tre seguiamo circa venti pazienti a domicilio. Il resto del tempo si lavora all’Ospedale universitario; è importante per mantenere il contatto con gli sviluppi delle terapie contro il cancro».

«Spesso è difficile lavorare in questo campo, la morte è in qualche modo onnipresente. Le persone che tornano a casa sono reduci da dure terapie, la famiglia tutta deve essere coinvolta, altrimenti è meglio rimanere all’ospedale».

Quando la diagnosi è inclemente essere a casa è spesso meglio. Lo conferma la moglie di un paziente: «Qui siamo entrambi a casa. Non riuscivo più a stare delle ore seduta su una sedia vicino al letto dell’ospedale. Il personale Spitex mi aiuta e ho imparato a fare le infusioni e mi arrangio, almeno posso aiutarlo».

Susanne Endress e le sue colleghe controllano i valori del sangue, somministrano medicinali, anche la chemioterapia si può ormai fare a domicilio, spesso però si tratta di medicina palliativa.

Due volte al giorno si fa visita ai pazienti. Nell’appartamento al margine del centro storico, Susanne è ormai di casa. La signora l’accoglie con piacere, racconta della notte, dell’appetito del marito gravemente malato. Ha annotato tutto quello che vuole dire; è importante. C’è una complicità positiva.

Il lavoro è duro, anche a livello umano: «Non c’è una vera formazione per accompagnare la famiglia e i pazienti, ma all’ospedale abbiamo regolarmente degli incontri di supervisione, parliamo dei nostri casi e ci aiutano ad elaborare le emozioni».

Precisione cronometrata

Il lavoro a domicilio richiede una coordinazione precisa. «Il nostro personale ha spesso i minuti contati, ogni prestazione data è controfirmata dai medici curanti e da lì non si scappa», ricorda la responsabile organizzativa per il centro di Berna, Monika Egli. Anche nell’aiuto a domicilio ci vuole efficienza e il tempo per i pazienti è limitato.

«Comincio prima delle sette – afferma l’assistente a domicilio Margrit Gfeller che si occupa della quotidianità di persone anziane – aiuto i miei clienti ad alzarsi, a lavarsi, faccio le medicazioni necessarie, controllo che prendano le medicine e sbrigo le faccende di casa. È un tran tran che si ripete, ma che mi permette comunque di parlare, di conoscere le piccole cose della vita. Ognuno preferisce stare a casa, anche se non è più autosufficiente».

Prima di lasciare l’appartamento, la collaboratrice Spitex passa sopra una lista di codici a barra con un lettore digitale. Ogni singolo codice registra una prestazione data: «Quello che non registriamo non esiste, sono le assicurazioni a esigere una precisione, ma c’è anche spazio per l’umanità».

swissinfo, Daniele Papacella, Berna

Il servizio Spitex è presente in tutta la Svizzera. L’organizzazione, nata dalla fusione di diverse istituzioni locali nel 1995, dispone di una rete di 700 centri che si occupano dell’assistenza medica a domicilio.

Spitex offre tre tipi di servizio: l’aiuto a domicilio, le cure di base e una serie di servizi sanitari specializzati. L’assistenza a domicilio viene svolta senza scopo di lucro ed è coperta dall’assicurazione malattia obbligatoria.

Nell’offerta della città di Berna, come in altre città elvetiche, esiste anche il servizio oncologico che da alcuni anni permette ai malati di cancro di approfittare di servizi altamente specializzati a casa. Dopo una fase sperimentale durata tre anni, da inizio anno le terapie sono entrate definitivamente nell’offerta dello Spitex.

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