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L’accordo quadro con l’Ue raccoglie i favori dei liberali

Il gruppo parlamentare del PLR (partito liberale radicale) approva l'accordo quadro istituzionale negoziato con l'UE. Si tratta di un "sì della ragione" per poter continuare sulla via bilaterale, affermano i vertici per partito.

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Il gruppo PLR alle Camere federali ha tenuto a Engelberg un seminario di due giorni sull’accordo quadro. Presente anche uno dei due membri liberali-radicali del Consiglio federale, il responsabile degli affari esteri Ignazio Cassis. L’altro, la ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, ha dovuto alzare bandiera bianca per malattia.

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Le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea sono particolarmente strette e poggiano su una rete di circa 20 accordi bilaterali principali e oltre 100 altri accordi. Negli ultimi anni la Svizzera e l’UE hanno negoziato un accordo sulle questioni istituzionali volto a garantire un’applicazione più efficace e uniforme degli accordi (esistenti e futuri) che regolano l’accesso al mercato. 

Dopo un’intensa discussione, il gruppo parlamentare si è pronunciato “chiaramente” a favore dell’accordo quadro, ha affermato il capogruppo Beat Walti alla stampa. Il PLR non avanza inoltre alcuna richiesta di rinegoziazione.

Non avrebbe senso dato che l’Unione europea respinge tale eventualità, precisa Walti. Su alcuni punti, tuttavia, vi è la necessita di avere delle precisazioni, in particolare per quel che concerne la direttiva UE sulla cittadinanza, la tutela dei salari e la clausola ghigliottina.

I Verdi chiedono alcune concessioni

L’accordo quadro istituzionale va rinegoziato, in particolare per quel che concerne la protezione dei salari. Lo afferma il gruppo parlamentare dei Verdi.

“L’attacco contro le misure di accompagnamento minaccia il sistema di partenariato sociale e la protezione dei salari in Svizzera”, afferma la consigliera nazionale Sibel Arslan citata. Insomma, per gli ecologisti così com’è l’accordo quadro rimette in discussione il principio “stesso lavoro – stesso salario”.

I Verdi si dicono convinti che sia possibile rinegoziare l’intesa: la Svizzera potrebbe fare delle concessioni in vista di una armonizzazione fiscale e un rafforzamento dell’assistenza amministrativa. Per la presidente del partito Regula Rytz, “è necessario garantire salari decenti e combattere le nicchie fiscali in Svizzera e in seno all’Ue”.

Più in generale, i Verdi ritengono l’accordo quadro essenziale per collaborare strettamente con i Paesi dell’Ue nei settori dell’ambiente, dei trasporti, della formazione e dell’economia. Inoltre, solo con soluzioni internazionali si può far fronte alle sfide del giorno d’oggi, come il risaldamento ambientale, sottolineano gli ecologisti.

Le richieste della societä nazionale della rete elettrica

Swissgrid, la società nazionale della rete elettrica, mette in guardia: senza un accordo quadro con l’Ue non ci sarà quello sull’elettricità con possibili conseguenze negative per la Svizzera.

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