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Vertice FAO sull’alimentazione, risultato mitigato

Secondo le Nazioni Unite, la produzione agricola mondiale dovrà crescere del 50% entro il 2030, per coprire il fabbisogno globale di cibo. Keystone

Mentre a Roma ha avuto luogo il vertice delle Nazioni unite sulle sicurezza alimentare, gli osservatori si sono interrogati in merito all'efficacia delle misure evocate per affrontare la crisi alimentare.

La conferenza di tre giorni dell’Agenzia Onu per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao), conclusasi giovedì, mirava a individuare soluzioni a corto termine per arginare l’importante aumento dei prezzi alimentari e a stabilire una strategia a lungo termine per intervenire sulle cause del problema.

La situazione attuale è particolarmente preoccupante, poiché ulteriori 100 milioni di persone rischiano di aggiungersi agli 850 milioni che soffrono già la fame. Il costo degli alimenti di base – quali riso e frumento – è praticamente raddoppiato nel corso degli ultimi due anni.

Nella dichiarazione finale del vertice, sono state stabilite le misure urgenti da prendere a breve termine. Tra queste figurano l’impegno da parte delle agenzie delle Nazioni Unite di migliorare l’assistenza alimentare e sostenere programmi di sicurezza per affrontare la malnutrizione. Saranno inoltre sostenuti la produzione agricola e il commercio dei paesi in difficoltà.

A livello finanziario, paesi e organizzazioni si sono impegnati a stanziare 6,5 miliardi di dollari per combattere la povertà. La Banca Mondiale ha promesso 1,2 miliardi di dollari, gli USA 1,5 miliardi, la Francia 1,5 miliardi su 5 anni, il Regno Unito 590 milioni di dollari e l’Italia si è impegnata a versare 190 milioni di euro.

Pareri diversi

Secondo il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, il vertice è stato alquanto positivo. «Esiste una chiara volontà comune, una responsabilità condivisa e un impegno da parte di tutti gli Stati membri dell’Onu affinché vengano effettuate le giuste scelte politiche e si investa nell’agricoltura durante i prossimi anni».

Tina Goethe, dell’organizzazione non governativa elvetica Swissaid, ha partecipato all’incontro di Roma nell’ambito della delegazione svizzera: a suo parere, l’esito delle discussioni è tuttavia meno incoraggiante.

«Questo vertice avrebbe richiesto cambiamenti radicali, e invece le nazioni hanno formulato le medesime proposte sulle quali si è discusso durante gli ultimi vent’anni», ha affermato. Secondo Tina Goethe, inoltre, alcuni fattori quali i biocarburanti e le speculazioni sui mercati agricoli sono stati trattati in maniera inadeguata o del tutto ignorati.

Aiuti d’urgenza

A detta degli esperti, la crisi alimentare richiederà un pacchetto di misure da attuarsi a scadenze temporali diverse.

«A corto termine, la priorità deve essere la garanzia di aiuti alimentari sufficienti ed efficienti, per fronteggiare le situazioni d’emergenza. L’intervento deve consentire di assistere le fasce della popolazione più povere e vulnerabili, senza tuttavia stravolgere i mercati locali», ha affermato mercoledì Manfred Bötsch, direttore dell’Ufficio federale dell’agricoltura e capo della delegazione svizzera a Roma.

Lo stesso giorno, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha annunciato lo stanziamento straordinario di 1,2 miliardi di dollari destinati agli aiuti alimentari in oltre sessanta paesi.

Investimenti agricoli

A Roma si è inoltre discusso in merito agli investimenti in ambito agricolo, segnatamente in Africa. A titolo di esempio, nel 1986 il 20% degli aiuti provenienti dai paesi più ricchi era destinato a rafforzare il settore agricolo nei paesi in via di sviluppo; vent’anni più tardi, questa percentuale è calata a meno del 3%.

«Tutti sono concordi nell’affermare che gli investimenti agricoli costituiscono una parte della soluzione al problema alimentare», afferma Bötsch. Di conseguenza, «vanno sostenute in modo particolare le aziende agricole a carattere famigliare, che hanno il potenziale maggiore in termini di crescita produttiva».

Un’opinione condivisa da Tina Goethe, che ha dal canto suo sottolineato i risultati di un recente rapporto elaborato dall’Ente internazionale di valutazione delle scienze e le tecnologie agricole per lo sviluppo (International Assessment of Agricultural Science and Technology for Development, IAAST).

Secondo il documento è necessario un cambiamento fondamentale nelle riflessioni riguardanti le tecniche agricole, la scienza e la tecnologia, al fine di creare un sistema alimentare mondiale sostenibile. «Le soluzioni esistono, ma tutto è influenzato dai rapporti di potere e della politica», ha aggiunto Goethe.

Biocarburanti e restrizioni

Tra le questioni più controverse discusse a Roma, figurano le restrizioni commerciali e la questione dei biocarburanti. A questo proposito, Jacques Diouf – direttore generale della Fao – ha sottolineato che la scelta di utilizzare i cereali per produrre carburanti invece di cibo è incomprensibile.

Dal canto suo, la Svizzera sostiene la ricerca inerente alla seconda generazione di biocarburanti, cioé ricavati da rifiuti agricoli o comunque non ottenuti da colture alimentari.

«La maggior parte dei paesi ritiene necessaria la definizione di linee guida per controllare la produzione di biocarburanti, in maniera tale da non danneggiare l’ambiente e la società», rileva Bötsch.

I partecipanti hanno pure sottolineato l’importanza di ridurre le barriere commerciali, segnatamente le restrizioni all’esportazione decise da alcuni paesi per salvaguardare le scorte nazionali.

Il vertice di Roma ha anticipato il dibattito che avrà luogo in occasione del G8, previsto per il mese di luglio di Giappone. In quell’occasione, si cercherà di concludere il ciclo di Doha, concernenti tra l’altro proprio l’apertura del mercato agricolo.

swissinfo, Simon Bradley
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, a partire dal mese di marzo del 2007 i prezzi della soia e del grano sono aumentati rispettivamente dell’87% e del 130%; a livello mondiale, il costo del riso è aumentato del 75% in due mesi.

Nei paesi industrializzati, la spesa per il cibo ammonta generalmente al 20% del salario. In quelli in via di sviluppo, tale quota si situa attorno all’80%. In Yemen, una famiglia media spende oltre un quarto delle proprie entrate per acquistare il pane.

In Africa, su 54 paesi, 42 sono attualmente costretti a importare derrate alimentari.

Ad Haiti, in seguito al vertiginoso aumento dei prezzi, si sono svolte dimostrazioni di protesta poi sfociate in violenti scontri. La Banca mondiale ha garantito al paese caraibico dieci milioni di dollari quale aiuto urgente.

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