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Tribunale per l’ex-Jugoslavia, giustizia è fatta?

Il Tribunale penale per l’ex Jugoslavia pronuncerà la sua ultima sua sentenza il prossimo 22 novembre. Nel servizio della Radiotelevisione svizzera dall’Aja, il bilancio del quarto di secolo di esistenza della prima corte internazionale per crimini di guerra dopo Norimberga. 

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La sentenza prevista il 22 novembre nei confronti Ratko Mladic, l’ex comandante dei Serbi di Bosnia, accusato di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, sarà l’ultimo atto importante del Tribunale penale internazionale per l’ex-JugoslaviaCollegamento esterno (ICTY).

La corte è stata istituita quasi 25 anni fa e, con l’ultimo verdetto in vista, è tempo di chiedersi se ne sia valsa la pena e se davvero sia stata fatta giustizia. 

La prima e forse maggiore vittoria dell’ICTY è forse quella di essere esistito, frutto di un raro momento in cui il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non era bloccato dai veti. Ma quest’esistenza non è stata facile, a causa dei legami di collaborazione con gli Stati nel quali i responsabili stessi dei crimini erano ancora al potere, o le difficoltà legate alla volontà di parte della comunità internazionale che avrebbe preferito scordarsi di quanto successo. 

Il tribunale è stato criticato (a seconda dei casi e dei luoghi) come anti-serbo, anti-croato, qualche volta anti-albanese. “Ucciso nel lager dell’Aja”, c’è scritto sul monumento funebre di Milosevic, la cui sentenza non è mai arrivata, essendo morto in carcere da presunto innocente nel 2006. 

Un quarto di secolo dopo il contesto è cambiato. La Croazia è nell’Unione Europea, la Serbia e la Bosnia e il Kosovo ci sperano e c’è una corte penale internazionale permanente, dalla vita altrettanto complicata dei tribunale per la ex-Jugoslavia. 

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