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ll ghiacciaio del Monte Bianco accelera la discesa

Il fronte del ghiacciaio che sta scendendo a valle a una velocità sorprendente.
Il fronte del ghiacciaio che sta scendendo a valle a una velocità sorprendente. Keystone

Prosegue l'accelerazione del fronte più avanzato del ghiacciaio di Planpincieux, il settore 'A'. Si tratta di una porzione da 50-60 mila metri cubi che ha raggiunto uno spostamento medio verticale di 105 centimetri nelle ultime 24 ore (un metro il giorno precedente).

Il suo crollo, hanno previsto i tecnici, non interesserebbe alcuna strada o abitazione. A partire da oggi anche i turisti, oltre che i residenti e i gestori delle attività, potranno transitare sulla strada comunale della Val Ferret che era stata chiusa per il pericolo di un maxi-crollo dal sovrastante Ghiacciaio Planpincieux, sul versante italiano del Monte Bianco.

Rallenta invece la massa da 250 mila metri cubi complessivi, il settore ‘B’, che passa da 30 a 25 centimetri nelle 24 ore. È ipotizzando il suo crollo che il comune di Courmayeur, il 24 settembre scorso, ha chiuso un tratto di 700 metri di strada comunale e ha evacuato alcune baite.

Nelle ultime 24 ore sono stati registrati “piccoli crolli di circa 1.500 metri cubi”, si legge nel bollettino di monitoraggio del ghiacciaio.

Per quanto riguarda il transito di veicoli, gli esercenti dovranno comunicare le targhe delle vetture dei propri clienti che potranno così essere autorizzati. “Essendo entrato a pieno regime tutte le fasi di monitoraggio del ghiacciaio – spiega all’agenzia di stampa italiana Ansa il sindaco di Courmayeur Stefano Miserocchi – questo ci permette una gestione diversa delle misure di protezione civile, consentendo l’accesso alla Valle di un po’ più di persone, sempre comunque con un pieno controllo dei veicoli che entrano in Val Ferret”.

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Diatriba italo-francese sul confine del Monte Bianco

L’Italia tiene duro sulla cima del Monte Bianco nella disputa ormai quasi centenaria sul confine con la Francia. I due Paesi non riconoscono la medesima linea di confine sul massiccio del Monte Bianco.

“È un interesse non solo economico, ma anche simbolico da tutelare, visto che le pretese di Parigi consegnerebbero alla Francia l’intera cima del Monte Bianco, la vetta più alta d’Europa, e il Rifugio Torino”, dice nell’Aula della Camera italiana Marina Sereni, sottosegretario agli Esteri, rispondendo ad una interpellanza urgente del Movimento 5 Stelle, assicurando che “il Governo continuerà a sollevare la questione con la controparte francese nelle sedi opportune, a livello sia politico che tecnico, al fine di addivenire quanto prima possibile ad una soluzione soddisfacente della questione”.

La cartografia ufficiale italiana, in uso alle Forze Nato e riconosciuta a livello internazionale, si basa sulla Convenzione del 1861 di delimitazione tra l’allora Regno di Sardegna e l’Impero francese di Napoleone III, l’unico strumento pattizio che fa fede al riguardo. Al contrario, la cartografia francese, che riporterebbe il confine sul Monte Bianco spostato di circa 82 ettari sul territorio italiano, non è fondata su uno strumento pattizio, ma sembrerebbe discendere da una interpretazione unilaterale di Parigi e da asseriti “diritti storici” riconducibili a riproduzioni negli anni di cartografie “errate” a partire dalla fine del XIX secolo e discordanti sia con la linea di confine fissata dalla Convenzione del 1861, sia con la prassi costante sul terreno, la quale indica, peraltro, un esercizio senza soluzione di continuità della piena sovranità italiana sulle aree pretese dalla parte francese.

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