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Mastroianni, un mix di fascino latino, autoironia e bella vita

Vent’anni fa, esattamente il 19 dicembre del 1996, il cinema italiano perse nel suo appartamento di Parigi il suo attore più celebrato, Marcello Mastroianni.

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Interprete privilegiato di Federico Fellini, viene ricordato nel mondo per la sua fama di latin lover veicolata da numerose pellicole che lo hanno visto protagonista. Una notorietà che imbarazzava molto l’attore romano e che in un certo senso ha sempre rigettato.

Nato il 28 settembre del 1924 a Fontana Liri, in provincia di Frosinone, Mastroianni fece i suoi primi passi nel mondo della celluloide in ruoli drammatici e in pellicole neorealistiche, assai in voga nel dopoguerra (sue interpretazioni non accreditate figurano addirittura in La corona di ferro di Alessandro Blasetti (1941) e I bambini non guardano (1941) di Vittorio De Sica.

Ma ben presto la sua ironia disincantata e il suo fascino attirò l’attenzione dai più importanti registi italiani che ne fecero un’icona della Commedia all’italiana. La serie di interpretazioni in questo genere, tutte di alto livello, è vastissima e spazia da Divorzio all’italiana, Matrimonio all’italiana a I soliti ignoti, a fianco di altri mostri sacri del cinema italiano: Vittorio Gassman, Toto, Claudia Cardinale e Renato Salvatori.

Di lui resta celebre la scena con Anita Ekberg che si bagna nella Fontana di Trevi in La dolce vita di Fellini, ma soprattutto il sodalizio professionale con l’altra icona italiana Sophia Loren. Saranno 12 i film girati insieme tra cui la magistrale interpretazioni in Una giornata particolare di Ettore Scola per la quale fu insignito di un Globo d’oro.

Scalpore fecero le relazioni sentimentali con conturbanti star conosciute su set, la giovanissima Silvana Mangano, Faye Dunaway e Catherine Deneuve – dalla quale ebbe anche una figlia – che portarono alla sua separazione dalla moglie Flora Carabella. In carriera vinse tre premi a Venezia e due a Cannes, oltre a due Golden Globe, ma ottenne solo tre nomination agli Oscar. Un bottino internazionale non del tutto in linea con la sua fama, soprattutto alla luce dell’incoronazione nel 1962 della rivista Time, che lo definì il divo straniero più ammirato negli Stati Uniti.     

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