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Venezuela: strade vuote e scontri in prima giornata sciopero

Manifestanti antigovernativi a Caracas KEYSTONE/AP/ARIANA CUBILLOS sda-ats

(Keystone-ATS) Strade vuote, saracinesche abbassate, sporadici scontri di piazza fra manifestanti oppositori e forze di sicurezza.

Sono queste le immagini che dominano oggi le prime ore dello sciopero nazionale di due giorni convocato contro la riforma costituzionale lanciata dal governo di Nicolas Maduro.

Sui social network si moltiplicano dalla mattina testimonianze che dimostrano un’adesione massiccia alla protesta, ma il governo nega il successo della mobilitazione in una giornata in cui si è registrata la centesima vittima della violenza.

L’ex ministro del Lavoro – ora candidato all’Assemblea Costituente – Francisco Torrealba ha detto che “nei mezzi pubblici, negli ospedali e i ministeri tutto procede normalmente, operatività al 100%”, prima di concludere che “è chiaro che qui non c’è stato nessuno sciopero”.

E’ stato il deputato Carlos Paparoni per l’opposizione a presentare un primo bilancio della mobilitazione, nel quale ha tracciato una mappa dell’impatto dello sciopero a livello nazionale. “Negli stati di Merida e Tachira (ovest del paese) l’adesione è stata totale, nello stato di Lara (centro-ovest) la capitale Barquisimeto è praticamente paralizzata, mentre a Caracas nell’est della città non c’è quasi traffico di veicoli e dall’ovest stanno già arrivando informazioni di repressione delle forze dell’ordine”, ha detto Paparoni.

Secondo dirigenti di sindacati indipendenti, lo sciopero ha registrato un’alta adesione in settori come il trasporto (92%), e infatti nelle principali città del paese non circolano praticamente gli autobus urbani né quelli interurbani. La Metro di Caracas funziona normalmente, ma senza quasi passeggeri.

Un manifestante è morto oggi a Merida, capitale dello stato omonimo, nell’ovest del Venezuela, durante la repressione di una protesta di piazza. La notizia è stata data su Twitter dal sindaco di Merida, Carlos Garcia, che ha identificato la nuova vittima come Rafael Vergara, di 30 anni, e ha attribuito il suo “assassinio” alla “repressione degli organi di sicurezza della dittatura”.

Secondo un bilancio basato su fonti di stampa, la morte dell’uomo porta a cento il numero complessivo delle vittime delle violenze dall’inizio di aprile.

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