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Venezuela, sciopero generale e scontri di piazza

L'opposizione cerca di dare l'ultima spallata a Maduro; il presidente alza nuovamente il salario minimo, ma potrebbe non bastare

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Ancora scontri di piazza in Venezuela dove uno sciopero di 12 ore è stato indetto dall’opposizione, che cerca di dare l’ultima spallata al presidente socialista Nicolas Maduro.

Quest’ultimo, per neutralizzare le proteste, ha deciso di alzare nuovamente il salario minimo. Ma è una mossa che di fronte ad un’inflazione galoppante, per molti cittadini, potrebbe non bastare.

La scelta dell’opposizione di indire uno sciopero generale segue la sospensione dell’iter referendario per revocare il mandato a Maduro. L’astensione dal lavoro dovrebbe aumentare le pressioni sul Governo e spingere una volta per tutte verso l’uscita il presidente.

Maduro, dal canto suo, minaccia di fare intervenire l’esercito nelle imprese che parteciperanno al movimento, ma questo non è l’unico provvedimento preso per placare le proteste.

“Ho deciso di attivare per la quarta volta quest’anno un aumento del salario minimo a partire dal 1° novembre”.

Gli stipendi arriveranno così almeno a 140 dollari al mese e in molti applaudono. Ma l’aumento, sebbene del 40%, risulta infimo di fronte ad un’inflazione che potrebbe presto raggiungere il 475%. La misura non risolve la grave crisi economica che da tempo affligge il Paese e non basterà per rilanciare un dialogo con l’opposizione.

“Non c’è dialogo perché non ci sono le condizioni per dialogare”, ha detto la moglie del capo dell’opposizione attualmente in prigione. “Noi denunciamo questo e quanto successo ieri. Perché gli ordini del governo sono: sparare, reprimere, intimidire.”

Giovedì, centinaia di migliaia di persone sono infatti scese in piazza per protestare contro il rinvio del referendum sulla sfiducia a Maduro. Una situazione che potrebbe riprodursi oggi e nei prossimi giorni, dove né manifestanti, né polizia hanno rinunciato all’uso della forza.

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